IL CONVEGNO

Scuola, è ora di digitale: la rivoluzione parte dal basso

Insegnanti, istituzioni ed editori a confronto al convegno “Scuola digitale: le nuove vie della didattica”, organizzato da CorCom e Tim Impresa Semplice in collaborazione di Forum PA

Pubblicato il 01 Ott 2015

Patrizia Licata

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Protagonisti dell’ecosistema della scuola digitale a confronto oggi durante l’evento “Scuola digitale: le nuove vie della didattica” organizzato da CorCom e Tim Impresa Semplice con la collaborazione di Forum PA. Il messaggio alla politica è chiaro: bene i programmi varati, ma dovranno dimostrarsi flessibili e aperti, con direttive “leggere” e senza intoppi burocratici che non permettono di trasformare i processi. Necessaria anche la partecipazione “dal basso”, di scuole e uffici scolastici regionali, premiando il merito e quegli “innovatori” che trainano il cambiamento e che possono aiutare a mettere in un angolo i “conservatori” che lo frenano.

Il dibattito si è aperto con una Tavola rotonda dedicata alle soluzioni tecnologiche. Antonio Morabito, Responsabile Progetto Kit Scuola Digitale, Business Marketing Industry Solutions di Telecom Italia, che ha creato un gruppo di lavoro ad hoc per proporre un’offerta digitale per le scuole, ha affermato che “La scuola digitale è come un’azienda digitale e ha bisogno di reti, ma anche di sicurezza per proteggere la sua infrastruttura, device e applicativi”. L’obiettivo di Telecom è fornire alle scuole strumenti che siano facili da usare, con una user experience integrata, basati su sistemi aperti e standardizzati che siano compatibili con soluzioni diverse. L’offerta consumer del gruppo è stata illustrata da Alessio Derme, Responsabile di Editoria e Giochi, Direzione Consumer Multimedia Entertainment di Telecom Italia: il prodotto si chiama Tim College e unisce tablet, connessione dati e contenuti per studiare a casa. “La scuola diventerà veramente digitale, è solo questione di quando, ma accadrà”, ha sottolineato Derme. “Ascoltare le esigenze dei nativi digitali e rispondere con un’offerta ad hoc è il nostro compito”.

L’esperienza “su campo” è stata rappresentata da Antonio Romano, sindaco di Camerota, e da Gianfranco Carlone, Vicepreside del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Vallo della Lucania: “Abbiamo un gap di formazione digitale”, ha sottolineato Romano, “e una meta turistica come Camerota non può permettersi questo ritardo. A Natale avremo la banda larga, intanto digitalizziamo la scuol”. Investimenti in formazione e digitalizzazione anche per Carlone e il suo liceo, dove già esistono due classi 2.0, laboratori, lavagne digitali, comunicazione elettronica tra scuola e famiglie: “Lo scopo è modificare gli ambienti di apprendimento con l’uso delle tecnologie e introdurre una nuova didattica collaborativa”.

La parola è passata ai provider gli interventi di Francesco Leoni, Responsabile Operation di Alfabook, e Stefano Rocchi, amministratore delegato di Axios Italia. “La chiave è la collaborazione con gli editori che ci forniscono gli ebook che distribuiamo ma anche con le figure del mondo scolastico che sono i fruitori dei nostri servizi”, ha detto Leoni. “La formazione del personale docente resta la basei”, è intervenuto Rocchi. Anche mettere sul mercato soluzioni tecnologiche “aperte” e standardizzate è fondamentale “per aprire l’ecosistema a tutte le aziende, fermo restando che si deve trattare di player certificati per lavorare nell’education”.

Che cosa pensano gli insegnanti e i dirigenti scolastici di queste impostazioni? La seconda Tavola Rotonda, dedicata alle “prospettive” della scuola digitale, è entrata nel vivo delle aspettative dei professionisti dell’education. Come ha sottolineato Roberto Murgia, Responsabile Education Solutions di Telecom Italia Digital Solutions, “i bambini che vanno alle elementari oggi si laureeranno dopo il 2030 e faranno professioni che ora nemmeno ci immaginiamo”. Non si tratta solo di mettere i Pc nelle aule ma di forgiare i cittadini e i professionisti di domani con una formazione future-proof. La strategia andrà progettata insieme ai rappresentanti del mondo scolastico, di cui i dirigenti sono un elemento cardine, ha indicato Licia Cianfriglia, Vicepresidente ANP (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità nella scuola). “Occorre valorizzare il personale e non calare le direttive dall’alto”, ha detto.

Le tecnologie da sole non bastano, sono i processi di insegnamento e di apprendimento che devono cambiare. Lo ha ribadito Giovanni Biondi, Presidente di Indire: “Non c’è una soluzione tecnologica magica che cambia la scuola, non ha senso fare con nuovi mezzi le vecchie cose. Leggere in digitale anziché su carta non crea la scuola digitale“, ha sottolineato Biondi. E’ lo schema della lezione “frontale”, del mero processo “deduttivo” che deve trasformarsi, per venire incontro a giovani abituati alla disseminazione virale del sapere, all’interazione, all’ipertesto; orari, spazi, organizzazione, processi, ruoli devono cambiare. Lo ha ribadito Marcella Jacono, co-fondatrice di Impara Digitale: “Il ruolo dell’insegnante è aiutare a costruire competenze, segnare percorsi, guidare i ragazzi. Gli insegnanti sono una risorsa preziosa: sono loro che hanno il contatto costante con gli studenti. I programmi ministeriali e i prodotti per la didattica vanno costruiti insieme agli insegnanti”.

Anche i libri cambiano, ha sottolineato Giovanni Bonfanti, consigliere Aie, perché “l’esito dell’apprendimento si migliora non solo con l’innovazione ma con la qualità dei contenuti” e gli editori offrono agli insegnanti testi e piattaforme per la formazione e per agevolare la didattica. Il rinnovamento della scuola scalda il dibattito perché modernizzare il sistema educativo vuol dire modernizzare il paese. “Non possiamo più ragionare per settori separati: l’innovazione è totale”, ha affermato Nello Iacono, Vicepresidente di Stati Generali dell’Innovazione. “E attenzione a parlare di nativi digitali come di persone competenti nell’It: sono sempre connessi e usano Facebook e il tablet ma se devono fare ricerche online si perdono tra i link e non riescono a vagliare l’affidabilità delle fonti”. La scuola deve dunque modernizzarsi al massimo grado trasformare i nativi digitali in “cittadini digitali”, dando loro competenze che permettono di vivere nella società e nell’economia del futuro.

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