ICITY RATE 2016 FPA

ICity Rate: Milano smart city d’Italia, Roma fuori dalla top ten

L’edizione 2016 del report di Fpa mostra un’Italia spaccata in due, con il Nord a fare da traino allo sviluppo di progetti “intelligenti”. Bologna e Venezia seconda e terza classificata. La prima città del Sud nel ranking è Cagliari al 54mo posto. Napoli all’89mo posto

Pubblicato il 20 Ott 2016

Federica Meta

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Milano resta saldamente sul podio della classifica delle città più smart d’Italia. A dirlo ICity Rate 2016, lo studio realizzato da FPA, e presentato oggi nella giornata inaugurale dell’ICity Lab, la fiera in corso a Bologna fino a domani. Secondo lo studio il capoluogo lombardo non lascia la prima posizione anche nel 2016 ma addirittura distanzia ulteriormente le inseguitrici, superando la stessa Bologna, anch’essa salda al secondo, di quasi 60 punti.

“Quest’anno più che in passato ICityRate va a misurare, unitamente alla qualità del vivere urbano, la capacità delle città di farsi piattaforma abilitante, di guardare a traguardi lunghi facendo scelte e investimenti che puntano sui nuovi driver di sviluppo. – commenta Gianni Dominici, Direttore di FPA e curatore della ricerca – Il paradigma della Smart City negli ultimi anni ha sempre di più spostato l’accento dall’innovazione tecnologica all’innovazione sociale, al co-design, alla gestione dei beni comuni. In questa direzione sono andate le strategie europee della nuova programmazione, e in questa direzione stanno andando le politiche locali”.

Milano tiene stretta la testa della classifica e registra un’ulteriore fuga in avanti, determinata dall’eccellenza nelle dimensioni Economy, People e Living. Nella dimensione Economy il capoluogo lombardo si distanzia dalle altre città in maniera decisa: è il luogo con il più alto valore aggiunto pro capite, la maggiore intensità brevettuale, la principale sede di imprese di grandi dimensioni, e ha visto nascere negli ultimi anni il maggior numero di Fablab e maker space. Gli artigiani digitali scelgono Milano, e soprattutto la città sceglie di investire su un modello nuovo di innovazione urbana che sposta l’asse della strategia di sviluppo verso forme nuove di economia collaborativa e social innovation; un modello che si realizza attraverso la concessione di spazi, il sostegno economico a progetti e imprese, la creazione di reti di innovatori e la definizione di nuove ed articolate politiche urbane.

Al secondo posto Bologna, che pure vede allargarsi la forbice che la separa da Milano (60 punti di distanza contro i 25 del 2015), conferma il secondo posto nella classifica generale grazie soprattutto all’eccellenza nella Governance (dimensione che la vede al primo posto), fatta di partecipazione, open data, nuovi strumenti di programmazione, stabilità economica e capacità gestionale. Ottime le prestazioni anche nella dimensione Living: opportunità di lavoro offerte nel territorio provinciale, servizi di cura dell’infanzia, bassa incidenza delle persone a basso reddito sui residenti. Infine, confermata l’alta attrattività urbana: chi nasce o arriva a Bologna difficilmente se ne va.

Al terzo posto della classifica compare Venezia, che cresce di 2 posizioni rispetto al 2015 per effetto, oltre che dell’ottimo posizionamento nella Mobilità (dove è 2°), di un miglioramento significativo nelle dimensioni del capitale umano (People), della Governance e della struttura economica (Economy). Un terzo posto sul quale senza dubbio influisce l’unicità del suo dualismo, con le due anime complementari di Venezia e Mestre che si compensano reciprocamente nelle varie dimensioni oggetto dell’indagine: dualismo da un lato, dunque, virtuoso, dall’altro foriero di spinte secessioniste che restano sempre all’ordine del giorno nell’agenda politica.

Firenze scende di una posizione ma la sua distanza da Venezia è veramente minima: la capitale toscana è prima nella dimensione People, nella quale supera Milano e Torino, ma perde terreno sulle aree dell’ambiente e della legalità. Dopo le quattro città metropolitane arrivano nel top della classifica Padova e Torino, seguite a ruota dalle piccole capitali: Parma, Trento, Modena e Ravenna. Sono 5 le città metropolitane e 5 le città medie nella parte alta del rating, tutte del Nord est tranne Milano e Torino del Nord Ovest e Firenze che con la sua 4 posizione è unica rappresentante del Centro.

Per quanto riguarda le altre aree metropolitane, Roma e Napoli continuano a restare arretrate dal gruppo di testa, mentre la capitale è ferma in 21° posizione, Genova sale di tre posizioni e arriva al 26° e poi le città del Sud, con Cagliari in 54° posizione, Bari 65°, Palermo 86°. Napoli scende in 89° posizione. Tra le cttà medie del Sud Catania al 95° e Reggio Calabria al 104°.

Inevitabile una riflessione su quali città hanno ereditato i sindaci usciti dall’ultima tornata elettorale. Le indicazioni sono abbastanza nette: Sala si trova a gestire l’importante eredità costituita da una città sempre più di caratura internazionale e che si sta completando in tutte le sue dimensioni. Le due sindache pentastellate si trovano in una situazione, evidente anche dalla cronaca, completamente differente: una città in forte crescita e completamento la Appendino, una città ferma al palo, sempre più lontana dalle dinamiche economiche e sociali nazionali, la Raggi. Particolare la situazione di De Magistris, che con questo nuovo mandato si trova a gestire una città che non regge il ritmo delle altre (Napoli è in 89esima posizione).

Dopo le quattro città metropolitane arrivano nel top della classifica Padova e Torino, seguite a ruota dalle piccole città: Parma, Trento, Modena e Ravenna.

Il Sud è ancora lontano dalla top ten ma la distanza con le altre aree geografica si è ridotta. Cagliari, che è la prima città del Sud che incontriamo in 54° posizione, è infatti salita rispetto al 2015 di 6 posizioni, grazie ad un miglioramento significativo in diverse aree (people, governance, living e legalità). Ma la città metropolitana sarda non è l’unica del mezzogiorno a crescere, con lei Pescara (+5), Bari (+4), Matera (+12), Lecce (+5), Oristano (+1), Potenza (+2). Appare, inoltre, tra le prime 15 città del sud una città siciliana: Siracusa, che sale di ben 16 posizioni dall’anno passato superando Palermo e Catania ed esprimendo le migliori performance in indicatori quali la dispersione idrica, l’equilibrio occupazionale di genere, l’accessibilità degli istituti scolastici, la bassa presenza di giornalisti e amministratori minacciati.

Il report quest’anno si è arricchito di novità, a cominciare dalla base dati che si amplia: gli indicatori presi in analisi passano da 84 a 105. Alcune tra i più interessanti: open data, sharing economy, makers & fablab, capacità di attrazione finanziamenti Ue per la ricerca, indici di performance delle amministrazioni sui social network, pianificazione partecipata.

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