TECNOLOGIA

Intelligenza artificiale, la tigre cinese attacca gli Usa

Da Pechino sfida agli Stati Uniti per la leadership sul settore. Sulla spinta dei guru dell’hi-tech, il governo cinese vara lo studio di una strategia nazionale sulla tecnologia considerata la prossima big thing

Pubblicato il 16 Mar 2017

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Sin dai tempi del telegrafo, il rapporto tra geopolitica e tecnologie dell’informazione e della comunicazione è stato particolarmente stretto incidendo spesso in modo sostanziale sull’evoluzione delle dinamiche mondiali. Oggi, nell’epoca dei big data e della digitalizzazione di qualsiasi cosa, una delle tecnologie determinanti del prossimo futuro è rappresentata dall’Intelligenza Artificiale. Non sorprende, quindi, che la Cina si stia preparando a lanciare una vera e propria sfida agli Stati Uniti sulla leadership nel campo delle applicazioni di questa tecnologia.

Al recente meeting annuale del parlamento Cinese, la tradizionale agenda del Partito Comunista relativa a temi quali crescita economica, welfare, sanità, istruzione, ha dato ampio spazio all’appello congiunto che i più importanti e influenti business leader del paese in ambito tecnologico hanno rivolto al governo in tema di policy e fondi a favore di quella che è considerata la prossima Big Thing ovvero l’Intelligenza Artificiale.

Tra gli esponenti del mondo high tech cinese, sono intervenuti Robin Li, fondatore di Baidu, il più popolare motore di ricerca del paese, Lei Jun, CEO di Xiaomi, la cosidetta Apple cinese e Liu Qingfeng, presidente di iFlyTek, società specializzata nelle applicazioni di intelligence e riconoscimento vocale. Tutti hanno evidenziato che questo è il momento più importante per investire nell’Intelligenza Artificiale e per puntare alla leadership mondiale favorendo la cooperazione tra tutte le aziende del paese e accelerando sull’industrializzazione della tecnologia. Pertanto è necessario che il governo definisca una strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale in maniera analoga a quanto fatto con il piano decennale “Made in China 2025” finalizzato a cambiare l’immagine del paese della manifattura economica e di bassa qualità.

Secondo Rubin Li, “lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è a un punto di svolta. I paesi che riusciranno subito a compiere passi decisivi nell’applicazione di questa tecnologia potranno avere maggiori possibilità di leadership. Le capacità e la bravura cinese sono sicuramente tra le prime al mondo”.

Lei Jun ha ribadito questo concetto aggiungendo anche che “diversamente dalle passate rivoluzioni tecnologiche, l’Intelligenza Artificiale può davvero rappresentare per la Cina la prima tecnologia, da decenni a questa parte, in cui poter esercitare un ruolo di leadership internazionale. Grazie ai massicci investimenti effettuati negli ultimi anni nelle tecnologie cloud e big data e grazie allo sviluppo di un grande bacino di talenti e professionisti in ambito informatico e matematico, il paese può chiudere il gap ad oggi esistente nei confronti degli Stati Uniti e mirare ad un sorpasso.”

Molteplici le evidenze in tale senso: ad esempio, la tecnologia di riconoscimento facciale di Baidu basata sull’Intelligenza Artificiale e capace di ottenere risultati migliori delle persone è stata recentemente indicata tra le 10 svolte tecnologiche del 2017 da parte della prestigiosa rivista MIT Technology Review. Anche in tema di deep learning, la Cina ha ormai superato gli Stati Uniti per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche.

Liu Qingfeng ha evidenziato invece che la politica anti-immigrazione di Donal Trump può rappresentare per il paese un’opportunità senza precedenti per attrarre talenti e professionisti altamente qualificati.

Infine, sono state discussi alcuni aspetti relativi agli effetti dell’Intelligenza Artificiale sul mercato del lavoro. Secondo Lei Jun, “oltre il 50% dei lavoratori rischia di restare senza lavoro man mano che le applicazioni di questa tecnologia penetreranno sempre più e a velocità sempre maggiore nella vita quotidiana delle persone”. Ad esempio, iFlyTek ha già reso ridondante la figura dello stenografo e grazie allo sviluppo e al perfezionamento dei traduttori automatici rischia di minacciare anche quella di interprete.

Per Liu Qingfeng, “molti lavori saranno spazzati via dalle applicazioni di intelligenza artificiale mentre il destino della società finirà sotto le mani un piccolo numero di giganti di questa tecnologia. Per evitare che sia troppo tardi, il governo deve attivarsi immediatamente per pensare a come distribuire meglio la ricchezza e a come preparare le persone ad entrare e poi vivere l’era dell’Intelligenza Artificiale”. Bocche cucite su cifre e tempi della strategia nazionale ma la direzione del gigante Cinese sembra ormai segnata.

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