L'ANALISI

Cambia la Tv, cambia l’advertising: è rivoluzione digitale

I consumi di contenuti video si sono spostati su nuove piattaforme, portando gli inserzionisti a spostarsi sull’online. L’analisi di Augusto Preta, ceo di ITMedia Consulting

Pubblicato il 14 Apr 2017

Augusto Preta, ceo di ITMedia Consulting

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I consumi di contenuti video si sono spostati su nuove piattaforme: il collegamento a internet, un tempo prerogativa di PC e strumenti collegati fisicamente alla rete, è oggi caratterizzato da modalità wireless, da banda larga, da altissime velocità di download che consentono la fruizione del video anche in mobilità

Le rilevazioni Audiweb/Nielsen, a dicembre 2016, hanno confermato un trend estremamente evidente. La percentuale di utenti unici dediti a fruire video in modalità online è pari all’82,5% del totale, ed è in costante crescita. Il numero di accessi alla rete non è sufficiente ad illustrare la rilevanza del fenomeno. In due anni, nel periodo 2014-2016 la crescita è stata superiore al 31%. Ad oggi si parla di un consumo medio, per persona, di 2:34 ore.

Per quanto riguarda la distribuzione del tempo trascorso online, nel mese di dicembre 2016 risulta che il 79,2% del tempo totale online è stato generato dalla navigazione da mobile (smartphone e tablet) e, più in dettaglio, l’88,8% del tempo totale da mobile è stato generato da mobile applications, con un incremento del 36,8% rispetto al mese di dicembre 2015.

La pubblicità, anche quella legata a contenuti video, si sposta sempre più sull’online. I numeri sono ormai sufficientemente elevati da costituire un diretto concorrente della televisione – i consumi quotidiani pro capite si aggirano tuttavia su cifre ancora ben superiori: più di 280 minuti, e che portano l’Italia ad essere uno dei paesi a più alto tempo di fruizione televisivo, in Europa. L’offerta di servizi di video online è oggi assai strutturata. Le possibilità di scelta, i canali di fruizione e le piattaforme, nelle ormai tradizionali forme a pagamento Svod (nel linguaggio tecnico, subscription video-on-demand) e TVOD (transaction video-on-demand) o gratuitamente in Avod (advertising video-on-demand), sono numerose, agguerrite, e capaci di coprire un ampio spettro di preferenze, di generi e di nicchie.

Netflix ed Amazon, da distanti realtà d’oltreoceano, sono da pochi mesi due colossi che si apprestano ad iniziare una propria battaglia sul mercato italiano, in cui sono presenti anche operatori e broadcaster televisivi nazionali, a colpi di grandi investimenti produttivi, a un livello incomparabile a quello degli operatori nazionali, anche se finora poco localizzati.

Il fenomeno fino a poco tempo fa avrebbe interessato solo gli addetti ai lavori. Oggi viviamo in mercati globali, in cui le tecnologie digitali pervadono tutti i settori dell’economia, cosicché quanto accade nel settore anche in Italia (consolidamenti, fusioni e contenziosi che richiamano – questi sì – l’attenzione dei media) è frutto soprattutto di processi più ampi. Le stime ITMedia Consulting ci portano a credere in un’esplosione del fenomeno, che porterà, nell’arco dei prossimi anni ad una nuova realtà di consumo dei contenuti audiovisuali, in uno scenario del tutto nuovo e altamente competitivo.

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