SMART HOME

La guerra sui digital assistant, tutti contro Amazon

Presentati negli Usa i nuovi prodotti Google, Microsoft e Apple per la casa connessa con maggiordomi virtuali, un numero crescente di app e intelligenza artificiale. Ma gli analisti avvertono: prodotti ancora poco utilizzati, la sfida è collegarli con la smart home e lo shopping

Pubblicato il 10 Ott 2017

Sugli assistenti digitali per la casa la sfida a Amazon è partita. Il mercato statunitense si prepara alle vendite natalizie e nei giorni scorsi Google e Sonos hanno presentato le loro novità per muovere concorrenza ai prodotti di casa Amazon, che domina il settore degli smart speakers con Echo e l’assistente virtuale Alexa. Ma l’arena è affollata: ci sono gli assistenti digitali di Apple (con l’assistente Siri) e di Microsoft (con Cortana) e ogni prodotto dovrà dimostrare di essere utile e affidabile per il consumatore e giustificare un prezzo che può toccare i 300 dollari.

Questi device da mettere in casa sono sempre accesi e seguono le nostre attività quotidiane; i vendor stanno gradualmente integrando gli speakers con fotocamere e schermi connessi a Internet per espandere le funzionalità e attrarre un numero crescente di clienti, mentre in Silicon Valley si perfezionano le applicazioni di intelligenza artificiale che permetteranno agli assistenti digitali di imparare a conoscerci e a reagire ai nostri input in modo sempre più efficiente.

Tuttavia il mercato è ancora in fase sperimentale, i limiti della privacy rischiano di essere spesso superati e le questioni di sicurezza dei dati non sono risolte. “I vendor procedono per tentativi, vedono come va”, commenta Carolina Milanesi, analista di Creative Strategies.

“Le tecnologie di riconoscimento vocale e interpretazione del linguaggio sono diventate abbastanza evolute oggi, ma non è detto che sappiano adattarsi alle esigenze dell’utente e dargli la risposta di cui ha bisogno”, afferma Phil Libin, ex Ceo di Evernote e oggi investitore dei settori intelligenza artificiale e assistenti digitali.

I vendor dovranno anche dimostrare che i device domestici che ci fanno da maggiordomo ci sono veramente utili. Un’indagine di Creative Strategies ha scoperto quest’anno che più della metà degli early adopters di Amazon Echo e dell’assistente Alexa non stavano incrementando l’utilizzo del prodotto e anzi il 22% lo usava meno di quando lo aveva appena comprato: anche se le app collegate aumentano, molti rinunciano a utilizzare il device e questo dovrebbe preoccupare Amazon, sottolinea Carolina Milanesi. Ancora più preoccupante per Amazon è forse sapere che l’utilizzo più frequente di Alexa è solo per la gestione dell’allarme di casa, non per il controllo degli apparecchi della smart home né tanto meno per fare shopping.

Il device concorrente di Google (Google Home speaker, il maggiordomo virtuale si chiama Google Assistant) cerca di scalfire il predominio di mercato di Amazon facendo leva sulla lunga esperienza di Big G nella ricerca e nella personalizzazione. Intanto Sonos, azienda pioniere degli speakers connessi a internet, ha introdotto questa settimana i suoi primi device controllati dalla voce (con Alexa per ora, poi integrerà anche Google Assistant). La linea si chiama Home e l’azienda garantisce che i suoi prodotti riconoscono e distinguono ciascun membro della famiglia.

Una frontiera ancora da aprire è quella del dialogo con l’assistente digitale, capace di rendere l’interazione con il maggiordomo virtuale simile a quella tra persone. Ma, spiega Robert Weideman, executive vice-president di Nuance, per questo occorre un mix di tecnologia e progettazione dell’interfaccia utente che ancora non è pronto.

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