Elezioni 2013, dov’è la par condicio sui social media?

In vista delll’appuntamento elettorale la sfida politica si giocherà anche sul Web. Ma i partiti considerano Internet zona franca. Un “varco” lasciato aperto da Agcom

Pubblicato il 18 Gen 2013

Pierdomenico Garrone, fondatore del Comunicatore Italiano

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Anche la rilevazione 11-15 gennaio di 7 società di sondaggio sulle intenzioni di voto conferma cose serie e da tener presente per l’attualizzazione del quadro regolatorio e delle autorità che sovraintendono il sistema dei media e la tutela del principio generale della corretta comunicazione dovuta ai cittadini. Siamo in Europa ed in Francia “l’uso ideologico” del sondaggio è un reato.

Siamo in Europa ed in Italia la televisione e la radio ottemperano alla norma detta “par condicio” con la stretta vigilanza dell’Agcom, l’Autorita’ Garante delle Comunicazioni , con la rete dei Co.Re.Com. Comitati Regionali delle Comunicazioni. Siamo in Europa ed in Italia ed alla recente riunione d’insediamento della taskforce Agcom presentata ai Co.Re.Com. alla domanda “la par condicio vale anche per le web tv?” la risposta è stata “Non rilasciamo pareri scritti e non affrontiamo la comunicazione elettorale in Rete perché non esplicitata in alcuna norma”.

La posizione Agcom ha portato tutti, politica e operatori della comunicazione, a constatare il disallineamemto tra la realtà e le norme sulla comunicazione. Il parere unanime cifra nel severo giudizio sui politici e sulle politiche per la comunicazione sino qui pensate ed adottate da tutti i partiti succedutosi al governo compreso il governo tecnico. Purtroppo dobbiamo affermare che il costituzionale principio generale e di indubbio interesse pubblico che è assicurare al cittadino / elettore in campagna elettorale una corretta informazione in Europa e precisamente in Italia non è stato rispettato, difeso, tutelato in queste elezioni 2013.

Tutti si fanno vedere presenti sui social network che però usano come 20 anni fa si usavano gli sms senza rendersi conto che è come usare un televisore convinti di sapere di televisione. Infatti i 24 milioni di italiani passati dal subire l’informazione da televisione e quotidiani a produrre infomultimedialità grazie agli oltre 8,5 milioni di smartphone e gli oltre 2,5 milioni di tablet si orientano partecipando e dialogando con le oltre 80mila fonti web certificate in Italia misurando così la credibilità dei politici .

La televisione e la radio pur mantenendo una funzione di produzione di notorietà hanno perso la leadership di media che orientano perché noi cittadini abbiamo modificato il nostro comportamento da “passivo in salotto armati del telecomando” a “partecipanti in mobilità alla produzione/ verifica delle informazioni.”

Le strutture dei partiti soffrono a comprendere questa evoluzione che passa per competenze che ancora non albergano in mentalità strettamente forgiate da “ufficio stampa” ovvero “testo da far lanciare alle agenzie stampa”. Tempi e modalità di proposizione di contenuti che oggi appaiono poveri rispetto alla possibile fruizione della multimedialità in internet.

Ritornando ai sondaggio giova ricordare ai più che il vero dato nuovo è quello del non voto che non si riduce come nel passato nel proseguo della campagna elettorale e che i sondaggisti temono più di ogni altra volta perché ben sanno che ciò riduce l’affidabilita’ del risultato.

Cosa potrà succedere? Che gli spazi ridotti dalla “par condicio” farà scatenare in Rete la nascita incontrollabile di spazi di somministrazione di notizie manipolate. Un esempio pratico. La Rai, Mediaset, La7, Sky dispongono di una importante presenza in internet con siti, forum, blog, pagine sui social e tra questi You Tube.

Gli spazi in internet delle web tv, delle radio e tv sono extra par condicio e quindi potranno decidere come vorranno la distribuzione e la conduzione di spazi pubblicitari, accettare commenti nei forum ovvero fare in internet ciò che è vietato in televisione e radio.

Ricordiamo ai più che la raccolta pubblicitaria e’ in crescita da anni a 2 cifre in internet, in flessione drammatica sulla carta stampata, televisione e radio.

Purtroppo e con coraggio va anche reso noto che l’assenza del quadro normativo sulla comunicazione elettorale in Rete ed una carenza di coraggio di Agcom a coinvolgere, a tutela della democrazia, avvocatura dello Stato e Corte dei Conti lascia aperto un enorme varco di responsabilità dove è facile prevedere si eserciteranno ingenti investimenti delle mafie potendo così manipolare con adeguate piattaforme tecnologiche l’opinione del cittadino/elettore senza la paura di poter essere sanzionati.

La stima è di circa 100 mila euro al mese per Collegio Camera in grado di alterare concretamente l’opinione del cittadino. Voto 4 va dato ai primi risultati prodotti dalle squadre del presidente Berlusconi, del presidente Monti, del segretario Bersani, del candidato Ingroia. Nessuna novità, uso banale e corsa a considerare come misura di consenso i followers invece della dimensione qualitativa delle discussioni rispetto ad affermazioni e programmi. Falsi followers, errori di sintassi, zero dialogo, zero innovazione e l’osservatorio sui comportamenti in internet di questa campagna elettorale sarà il lavoro divertente di questo periodo de Il Comunicatore Italiano (ilcomunicatoreitaliano.it) svolto verso i partiti, i cittadini, gli operatori della comunicazione in Rete.

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