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Cloud, l’Italia terzo Paese per politiche di sviluppo

Secondo il Global Cloud Scorecard di Bsa, siamo in vetta alla classifica europea relativa alle inizitiave di governo per la diffusione della “nuvola”. E nella top ten mondiale ci piazziamo al sesto posto. “La normativa favorisce la crescita”

Pubblicato il 22 Feb 2012

P.A.

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L’Italia occupa la sesta posizione globale e la terza in Europa in relazione alle politiche nazionali che favoriscono lo sviluppo del cloud computing sul mercato nazionale. E’ quanto emerge dallo studio Bsa Global Cloud Scorecard, secondo cui per cogliere appieno il potenziale del cloud, i governi europei devono favorire l’armonizzazione delle rispettive politiche in materia, per agevolare il flusso di interscambio dei dati da una nazione all’altra.

Lo studio, realizzato da Galexia, fissa una classifica dei livelli di preparazione che le nazioni analizzate mostrano a sostenere lo sviluppo di un mercato globalmente integrato nel cloud. Le valutazioni riguardano le legislazioni nazionali di 24 Paesi, che rappresentano l’80% del settore Ict a livello mondiale, e tengono in considerazione sette aree fondamentali: il livello di privacy dei dati, di cyber security, di crimine informatico, di tutela della proprietà intellettuale, l’interoperabilità delle tecnologie e armonizzazione dei sistemi legali, la libertà nelle politiche commerciali, la disponibilità di infrastrutture Ict.

Le prime sei posizioni della classifica sono occupate da Giappone, Australia, Germania, Stati Uniti, Francia e Italia.

“I reali vantaggi del cloud computing si apprezzano soprattutto su vasta scala – dice Robert Holleyman, Presidente e Ceo di Bsa – In un’economia globale, infatti, dovremmo tutti trovarci in grado di disporre delle tecnologie che ci servono – sia per uso personale che professionale – da server dislocati in qualsiasi punto del pianeta. Leggi e regolamenti che agevolino il flusso dei dati attraverso i confini nazionali ovviamente contribuiscono a questo processo”.

Il cloud in Italia
L’Italia dispone di una legislazione ad hoc per il cloud computing: una valida normativa sul diritto d’autore protegge anche i servizi cloud, benché permanga qualche incertezza in relazione alle possibilità pratiche di far rispettare la legge stessa ai trasgressori (enforcement).

Risulta aggiornata anche la regolamentazione relativa al cyber crime, ma manca invece una solida tutela della proprietà intellettuale sul fronte dell’enforcement e giudiziario, a causa dei processi troppo lunghi.

I ricercatori internazionali considerano non indispensabili i costi di registrazione piuttosto onerosi comportati dalla normativa italiana sulla privacy; e ritengono che – nonostante gli aspri dibattiti accesisi sulla presunta “censura di Internet” – sarebbe auspicabile un più elevato filtro dei contenuti web a livello di Isp, per scoraggiare la circolazione di contenuti illegali.

Si registra una netta divisione nel livello di preparazione al cloud fra economie avanzate e in via di sviluppo. Giappone, Usa ed Ue dispongono tutti di solide legislazioni a supporto del cloud, mentre nazioni emergenti come Cina, India, Brasile devono ancora lavorare per integrare i propri sistemi nel mercato globale del cloud.

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