BRIEFING IT 2012

Bring your own device, la nuova sfida dei manager IT

Dedicata alla consumerizzazione dei device aziendali la prima edizione dell’evento organizzato da Grandangolo Communications. L’uso dei dispositivi personali offre nuove opportunità anche in tema di spending review

Pubblicato il 06 Giu 2012

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Si è svolto ieri a Milano il Briefing IT 2012, l’evento riservato alla stampa tecnica organizzato da Grandangolo Communications con focus per questa prima edizione sul tema della consumerizzazione degli apparati IT in azienda, cioè quello che gli analisti anglosassoni chiamano “Byod”, Bring your own device. Hanno partecipato al forum Brocade Italy, Riverbed Technology Italy, Wildix Italy, Zycko Italy, LifeSize Commuinications e Meru Networks. La consumerizzazione vede sempre più dipendenti delle aziende portare i propri dispositivi personali, soprattutto gli smartphone e i tablet, in ambito lavorativo, utilizzandoli per le finalità di lavoro tra cui il collegamento alla rete aziendale e l’utilizzo delle applicazioni e dei servizi erogati a fine di business. Gli impatti tecnologici, infrastrutturali e di sicurezza sono uno dei temi aperti sui quali i manager IT delle aziende italiane si stanno confrontando. A questo si collega la crisi economica che sta spingendo molte aziende a rivedere le proprie strategie di spesa e, di conseguenza, a ripensare il modello di approccio al mercato e le modalità di vendita dei fornitori di tecnologie e dei distributori.

Al riguardo, secondo Piera Loche, Managing director della filiale italiana del distributore britannico Zycko, il distributore può giocare un ruolo molto importante soprattutto nei momenti più difficili di mercato: «Ci siamo chiesti cosa possiamo fare per i vendor dei prodotti che distribuiamo e come aiutarli a muoversi meglio sul mercato. Preferisco investire il mio budget marketing per aiutare i reseller a costruire nuove opportunità di business». Quali le strategie per riuscirci? «Roadshow, molta education sul mercato, affiancamento delle nostre risorse di prevendita a quelle delle aziende produttrici, aiuti alla certificazione dei partner. I risultati sono incoraggianti: ci viene riconosciuto che, come distributore, non siamo solo una lista di referenze e di codici magazzino, ma che possiamo affiancarci e in alcuni casi sostituire il partner. L’obiettivo è andare sul mercato a cercare nuove opportunità e non aspettare che vengano loro da noi».

Non siamo di fronte a una semplice bolla legata alle tecnologie internet come nel 2001, ma la crisi oggi tocca tutti gli aspetti dell’economia e quindi impatta sulla capacità di spesa delle aziende. Però il fenomeno del Byod, che pure sta complicando la vita ai manager IT, offre anche delle opportunità in termini di contenimento dei costi. «Il Byod è una sfida dei manager IT – dice Albert Zammar, Regional sales manager di Riverbed Technology Italy – ma è anche una opportunità per contenere i costi e offrire maggiore soddisfazione agli utenti aziendali, che possono comprare Pc più potenti, smartphone e tablet grazie a una piccola aggiunta dell’azienda in busta paga, che così non deve occuparsi di comprare direttamente, inventariare e mantenere la dotazione tecnologica personale». L’impatto maggiore è sui sistemi aziendali, a partire dalla rete: «Bisogna capire se è richiesto l’accesso remoto alle risorse IT dell’azienda, se gli utenti lamentano la lentezza di risposta nelle applicazioni e se l’impresa è pronta ad affrontare questo tipo di sfida. Per assicurare qualità del servizio nelle applicazioni e nella rete aziendale noi abbiamo sviluppato prodotti come Stingray, che ottimizza e accelera le performance e la capacità di carico della rete, modulando il traffico sugli application services, mentre la nuova piattaforma Granite permette di archiviare in un’unica sede tutti i dati aziendali, liberando i server applicativi dal bisogno di fare storage virtuale consolidando tutti i dati dalla periferia. In questo modo si ha più sicurezza, più facile gestione, migliore backup. L’alleanza con Akamai aiuta anche ad accelerare la possibilità di usufruire delle applicazioni come servizio per i dipendenti dell’azienda dalle sedi remote o da casa».

Le opportunità vengono dalla possibilità di avere accesso a tecnologie di comunicazione più economiche e flessibili che in passato. Un esempio è quello riportato da Marco Lupi, Country manager di LifeSize Communications: «La videocomunicazione è un mercato di nicchia che però si affaccia su tutte le realtà aziendali e non: scuola, ospedali, pubblica amministrazione. Le previsioni di crescita sono forti: da qui al 2015 le stime prevedono che il mercato mondiale raddoppi arrivando a 7,5 miliardi di dollari. La Byod porta a sviluppare soluzioni più flessibili e utilizzabili su piattaforme diverse. Anziché la sola telepresenza, che il mercato ha rifiutato, abbiamo client leggeri per Pc ma anche per Mac, per iOs, cioè iPhone e iPad, e per Android. La nostra strategia è di seguire gli standard aperti e condivisi, rendere facile per l’utente finale l’utilizzo della soluzione, investire in semplificazione anche per la gestione con piattaforme virtuali e nella interoperabilità con apparecchiature e reti di altri. Dal 2009 siamo parte di Logitech ma manteniamo logo, gestione e centro di ricerca e sviluppo separati. Soprattutto, andiamo sul mercato tramite distribuzione con tre realtà (Zycko, Euronet e Allnet) ognuna su aspetti diversi del mercato e sul nostro canale ci sono tutti i carrier telefonici presenti in Italia».

Rendere più economico e più facile da gestire la tecnologia nonostante l’arrivo di un grande numero di apparati eterogenei utilizzati dai dipendenti e non pensati per il mondo aziendale è la soluzione anche di Meru Networks, azienda californiana nata dieci anni fa per sviluppare una tecnologia WiFi complementare e più efficiente a quella attualmente commercializzata dai grandi attori del mercato, Cisco per prima. «Si tratta – spiega il Territory sales manager per l’Italia, Paolo Mugnai – di una tecnologia studiata e brevettata per offrire la migliore connettività possibile con la maggior semplicità e velocità. La nostra tecnologia viene usata ovunque, dalle fabbriche che utilizzano apparati WiFi alle scuole fino alle grandi infrastrutture. Le grandi reti monocanale diventano più facili da gestire con grandi benefici non solo di costi ma anche di soddisfazione degli utenti e dei manager IT che non devono più impazzire per capire come fare a tenere collegati apparecchiature diverse e non sempre completamente standard usate dai dipendenti e dai dirigenti dell’azienda».

La possibilità di risparmio passa anche attraverso i prodotti di Voip dove l’italiana Wildix unisce la capacità di design e progettazione nostrana alla produzione del software in Ucraina, il quinto esportatore al mondo di codice per prodotti aziendali. «Non abbiamo alcun desiderio di diventare operatore di telefonia VoIP perché non avremmo la possibilità di controllare la qualità del servizio, che invece è uno dei obiettivi», dice Stefano Osler, amministratore delegato dell’azienda. «Invece, possiamo innovare offrendo prodotti di ottima qualità con formule innovative. Abbiamo un mercato stabile in Italia e in forte crescita in Francia, dove il ritardo di un decennio accumulato per via di Alcatel che controllava il 70% delle quote adesso si è trasformato in un’ottima opportunità di penetrazione da parte nostra. Forniamo soluzioni di Unified communications che, grazie ai trenta ricercatori del nostro centro di R&D sono dotati di performance di tutto rilievo e sono tecnologicamente innovativi».

Alla base delle opportunità di mercato c’è anche un ripensamento più profondo delle tecnologie di base. In particolare del ruolo dei produttori di infrastrutture di networking come switch e router. «Per cambiare paradigma – dice Paolo Lossa, General manager Italia di Brocade – non basta più vendere tecnologia di base, bisogna aprire nuove iniziative di partnership che diano un valore aggiunto. Per questo da un lato abbiamo siglato un accordo con Ibm per realizzare gli analytics tramite InfoSphere e il nostro MLXe, e dall’altro con le principali aziende alla realizzazione della tecnologia HyperEdge che permette di realizzare una rete “senza sforzo”, cioè capace di configurarsi da sola e quindi con costi inferiori del 50% e un minore costo totale di possesso (Tco). L’acquisto delle nostre apparecchiature è privo di vincoli: è basato su un modello di abbonamento libero, si paga il costo della porta per utente, il costo quindi cambia con l’intensità dell’uso, non ci sono limiti di tempo e non si deve mai possedere l’hardware. In tempi di crisi ma anche di profonda innovazione tecnologica, troviamo che la nostra forma sofisticata di Infrastructure as a Service sia una offerta vincente sul mercato rispetto alla concorrenza che, o è troppo complessa e costosa, oppure offre soluzioni molto economiche e poco performanti».

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