START UP

Fondi HT, la terza via per innovare

Sottoscrivere quote per il venture capital nel Sud Italia è una delle sfide più impegnative che si possano accettare e vincere

Pubblicato il 15 Lug 2012

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Sempre più spesso si parla di un rinnovato impegno governativo per colmare l’“equity gap” nella finanza per l’innovazione, e quindi l’ipotesi di un nuovo Fondo di Fondi per l’High Tech (HT) al Sud per le start-up digitali. La notizia di nuovi Fondi HT Sud è buona, anzi ottima. Soprattutto alla luce delle performance registrate dal primo intervento del genere nel nostro Paese. L’idea di un fondo di fondi per stimolare l’innovazione tecnologica al Sud era stata del Ministro Lucio Stanca, mutuata dalle esperienze realizzate in Europa e nel Mondo. Il Fondo era stato dotato inizialmente di oltre 150 milioni di euro. Alla fine ne sono stati salvati poco più di 80, prima da Luigi Nicolais e poi da Brunetta, ed effettivamente allocati circa 75. L’esperimento è partito e i primi risultati sono davvero positivi: delle prime 10 operazioni di venture capital realizzate in Italia nel 2011 ben 7 sono state concluse al Sud. Il bilancio dopo i primi 3 anni dall’avvio del periodo di investimento è certamente positivo:

a) Fondi pubblici impegnati 56,5 milioni di euro. Fondi complessivi in corso di investimento oltre 110 milioni. Numerosi sottoscrittori privati hanno investito nei 3 Fondi, per un ammontare complessivo di 56,5 milioni di Euro, grazie alle straordinarie attività di fund raising di 3 Sgr private, delle 4 impegnate nella misura. Straordinarie le attività di fund raising perché convincere investitori privati – per quanto istituzionali – a sottoscrivere quote per il venture capital nel Sud Italia è una delle sfide più impegnative che si possano accettare, e vincere;

b) Start-up finanziate con capitale di rischio: 22 in 3 anni (2009-2012): 10 da Principia II, 8 da Vertis Venture, 4 da Atlante Venture Mezzogiorno;

c) Ammontare investito (commitment) nel capitale delle imprese high-tech in 3 anni: circa 45 milioni di Euro, circa 10 da Vertis (su un Fondo di complessivi 25), circa 8 da Atlante Venture (su complessivi 25), circa 30 da Principia (su complessivi 60);

d) Occupazione: oltre 300 unità, con proiezioni commerciali e di business development europee e globali.

Alcune altri dati di successo:

a) mobilitazione di investimenti privati per il venture capital nel Sud Italia. Prima del Fondo HT Sud nessuno investitore istituzionale aveva mai investito su imprese innovative al Sud. Oltre 55 milioni di euro privati sono stati resi disponibili, e in parte già investiti, per nuove imprese high-tech al Sud. Il coinvolgimento delle Sgr “private” è stato un successo.

b) In 3 anni sono state sostenute con investimento nel capitale di rischio 22 start-up high-tech nel Mezzogiorno.

c) L’ammontare del commitment a investire nel capitale di queste imprese innovative è di circa 45 milioni di euro.

d) I dati sull’occupazione, sono comunque confortanti anche se non misurabili con il rigore della comparazione. Non è da sottovalutare l’opera di networking ed svolta dalle 3 Sgr con: accordi di partnership (oltre 50 fra Università, Parchi Tecnologici, Incubatori e Centri di Ricerca), presentazioni pubbliche ed eventi.

In sintesi cosa abbiamo imparato? Le policy della “terza via”, con uno Stato che abilita e controlla e il Mercato che gestisce, funzionano anche nel nostro Paese. Il venture capital pubblico-privato ne è un esempio. Un plauso ad ogni nuova iniziativa che dovesse essere lanciata nel solco del Fondo HT Sud. L’auspicio è che vi sia non uno, ma dieci Fondi HT: Sud, Centro, Nord; nel digitale, nel biomedicale, nelle nanotech, nell’art-tech, nel food-tech, nel fashion-tech e in tutti gli altri settori per i quali sarebbe bello poter scrivere “Italia: Re-Start-Up Nation”.

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