LO STUDIO ISPO

Agenda digitale “sconosciuta” per il 63% degli italiani

Secondo un’analisi di Renato Mannheimer realizzata per conto di Cisco, il 77% non ha mai sentito parlare di smart city. Va meglio tra gli opinion maker: il 66% conosce bene il piano telematico e il 52% le città intelligenti

Pubblicato il 05 Nov 2012

Luigi Ferro

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Gli italiani sanno poco dell’agenda digitale, ma anche gli opinion maker qualche lacuna ce l’hanno. L’Ispo di Renato Mannheimer per conto di Cisco ha sondato il livello di conoscenza sull’argomento per scoprire il 63% della popolazione non ne ha mai sentito parlare, ma che fra l’85% degli opinion maker che ne è a conoscenza solo il 66% sa bene di cosa si tratta.

Gli opinion maker interrogati sono circa un centinaio ogni mese estratti fra un panel di diecimila fra docenti universitari, giornalisti, imprenditori, politici, manager. “Ogni mese cambiano – ha specificato Mannheimer – e fra un mese e l’altro non abbiamo notato particolari differenze nelle risposte”.

Segnale ulteriore delle fatiche che il digitale deve sopportare per imporsi in un paese dove sempre gli opinion maker nel 71% dei casi ritengono una delle tante questioni sul tappeto quella dell’agenda digitale che per il 12% è invece il problema principale. Per quanto riguarda la popolazione il 52% è convinto che il cammino verso una piena digitalizzazione migliorerà la qualità della vita, con un 37% che non crede ci sarà nessun cambiamento e l’8% convinto di un peggioramento.

Modalità di comunicazione, scuola, accesso alle informazioni e consumi culturali sono gli ambiti dove maggiori sono le aspettative, mentre maggiori perplessità esistono rispetto alla dimensione occupazionale, qualità dell’aria e dell’ambiente e costo della vita.

Altro tasto dolente è quello delle smart city. Il 77% della popolazione non ne ha mai sentito parlare, mentre fra chi i giornali li legge è del 30% con il 52% degli opinion leader che è in grado di spiegare bene l’argomento.

Secondo la ricerca gli italiani si dividono in un 31% di entusiasti verso la digitalizzazione, 25% fiduciosi, 26% sostenitori moderati e un 18% di pessimisti (pensionati e anziani).

“Questa ricerca ci dice che c’è negli italiani un patrimonio di fiducia e aspettative verso il digitale che tutti coloro che sono coinvolti nel processo di digitalizzazione del Paese devono saper cogliere e soddisfare”, ha sottolineato David Bevilacqua, AD Cisco Italia e Vp South Europe di Cisco.

Mannheimer ha sondato anche il tema della PA interrogando gli opinion sull’azione del governo che in questo periodo “dovrebbe sostenere lavoro e occupazione invece che l’innovazione della Pubblica amministrazione. In questo caso il panel si è diviso quasi a metà con il 53% che non è molto d’accordo con l’affermazione e il resto invece che vuole dare priorità al lavoro. Infine, voti e proposte. L’azione del governo è insufficiente per il 69% del opinion che chiedono il superamento del digital divide, la semplificazione delle procedure per la diffusione della banda ultralarga e l’aumento dei servizi ai cittadini.

Alla presentazione della ricerca ha partecipato anche il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che ha osservato come la diffidenza nei confronti del digitale sia un problema soprattutto di carattere culturale che dipende anche dall’anzianità della popolazione e dal basso livello di istruzione. Chiamato in causa sul ritardo nell’approvazione del decreto sull’agenda digitale, Profumo ha osservato che la complessità del tema era elevata, ma anche che negli anni nella PA si è sedimentata una cultura di tipo giuridico-formale al posto di quella tecnica che non ha certo velocizzato i lavori.

Intervenendo alla presentazione della ricerca l’ad di Expo 2015, Giuseppe Sala. ha sottolineato che l’Expo “darà un grande contributo alla realizzazione dell’Agenda digitale italiana” perché “disseminerà i benefici delle nuove tecnologie su Milano, sulla Lombardia, sull’Italia”.

“In prospettiva – ha aggiunto David Bevilacqua – vogliamo disseminare nella città, nella regione e anche oltre le soluzioni smart city che svilupperemo e fare in modo che siano un esempio cui tutto il mondo possa guardare per ripensare attraverso il digitale la nostra idea di comunità e di Paese”.

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