L'INDAGINE

Sistri: presunte tangenti e false fatturazioni, 22 arresti

L’inchiesta condotta dalla Gdf e dalla procura di Napoli ha portato in carcere, tra gli altri, l’ex Ad di Selex SeMa Sabatino Stornelli. Ai domiciliari anche l’ex sottosegretario per l’Editoria, Carlo Malinconico

Pubblicato il 17 Apr 2013

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La Guardia di Finanza ha arrestato 22 persone nell’ambito di un’inchiesta sul nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti Sistri, gestito da Selex Service Management (società del gruppo Finmeccanica) e che dovrebbe partire definitivamente da ottobre prossimo, con un ritardo di due anni.  L’inchiesta, condotta dal Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e coordinata dalla Procura partenopea, riguarda il presunto pagamento di tangenti versate su conti esteri. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata all’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, alla corruzione di pubblici ufficiali e dichiarazioni fraudolente.

Tre delle ordinanze di custodia sono in carcere, 19 agli arresti domiciliari. Nel provvedimento anche quattro obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e sequestri preventivi per oltre 10 milioni di euro. Tra gli arrestati, ai domiciliari, anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’editoria Carlo Malinconico, che nel gennaio 2012 si dimise dal governo Monti perché accusato di aver soggiornato in un albergo lussuoso a spese di un imprenditore coinvolto in un’inchiesta.

Sono finiti in carcere invece gli imprenditori Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Selex Service Management del gruppo Finmeccanica, suo fratello Maurizio Stornelli e l’imprenditore campano Francesco Paolo Di Martino, presidente della società Eldim Security.

Secondo quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche furono fatte “pressioni” al ministero dell’Ambiente per ottenere “sanzioni nei confronti di associazioni inadempienti”, ovvero che non si iscrivevano al Sistri. In una delle telefonate, Sabatino Stornelli, allora amministratore delegato della Selex service management del gruppo Finmeccanica, si mostra preoccupato per il possibile blocco del progetto a causa di una bassa adesione delle imprese: “l’anno prossimo non scrive nessuno, non paga nessuno”. Per gli inquirenti e per il gip, si “attivò” per ottenere dal ministero dell’Ambiente sanzioni nei confronti delle imprese che non pagavano”.

Secondo l’ipotesi formulata dalla procura di Napoli ci sarebbe stato un giro di tangenti passate per conti correnti cifrati all’estero e società in paradisi fiscali per un ammontare di circa 40 milioni di euro.  L’inchiesta, dicono le fonti vicine alla prcura napoletana, evidenzia un sistema di false fatturazioni e sovrafatturazioni tra Selex e società riconducibili direttamente o indirettamente a un imprenditore campano arrestato, e la creazione di fondi neri utilizzati in parte a favore dell’ex amministratore di Selex Service Management e di suo fratello. Inoltre, attraverso falsi contratti di forniture sarebbero stati creati anche fondi per sponsorizzare con cifre definite “esorbitanti” una squadra di calcio abruzzese.

“Gli investigatori, seguendo i flussi finanziari, hanno individuato anche la costituzione di società estere in paradisi fiscali del Delaware e l’apertura di conti correnti cifrati all’estero sui quali sono confluite somme destinate al pagamento di tangenti”, sottolinea una nota della Gdf.

Nel capo di imputazione dell’ordinanza relativo al reato di associazione per delinquere emerge il ruolo dell’imprenditore napoletano Di Martino, che secondo il gip avrebbe avuto il compito di “costituire ed amministrare di fatto diverse società, fra cui la Advast srl, la In Tech srl, l’Istituto Scolastico S. Croce, la Damac Italia srl, la Argus srl, la Information Technology srl, formalmente gestite da persone a lui riconducibili, gestite al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, così da ampliare costi apparentemente sostenuti per la realizzazione del Sistri (cui partecipava in fatto come subappaltatore di Selex SeMa con le società Eldim Security e Wise)”.

In questo modo, secondo l’accusa, Di Martino avrebbe lucrato “ingenti importi (pari ad alcune decine di milioni di euro) come corrispettivo di tale servizio da Selex Se.Ma, a sua volta concessionario pubblico ad opera del Ministero per l’Ambiente”.

Nel provvedimento viene descritto l’operato dell’imprenditore Di Martino come una “sistematica condotta di corruzione” nei confronti dell’amministratore delegato di Selex Se.Ma Sabatino Stornelli e di altri pubblici ufficiali fra cui Malinconico, “la cui provvista veniva in parte procacciata dalle molteplici fatturazioni relative ad operazioni inesistenti nonché mediante il pagamento di svariate forniture effettuate a beneficio di persone riconducibili a Stornelli”.

Secondo il Gip il segreto di Stato apposto al progetto Sistri sarebbe stato utilizzato allo scopo di affidare l’appalto senza bandire alcuna gara.
Il segreto fu apposto nel 2007 dall’allora ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Gli inquirenti ricordano che “tutti i soggetti ascoltati hanno reso dichiarazioni che confermano la strumentalizzazione del procedimento al fine di favorire l’affidamento dell’appalto alla Selex. Il segreto di Stato fu successivamente derubricato in segreto amministrativo e infine eliminato del tutto.

Il Sistri è un sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi ancora mai partito, il cui progetto ha un valore di circa 400 milioni di euro. Sulla realizzazione del Sistri fu apposto il segreto di Stato e nel dicembre 2009 la società Selex Service Management si vide conferire l’incarico con affidamento diretto da parte del Ministro dell’Ambiente.

Il contratto affidato a Selex SeMa prevedeva in particolare la progettazione realizzazione e distribuzione dei dispositivi tecnici per il Sistri, la formazione del personale, realizzazione dei centri nei quali collocare le infrastrutture tecnologiche e la gestione del call-center.

Secondo gli ex parlamentari PD Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, “la raffica di arresti e sequestri inerenti l’inchiesta sul Sistri confermano la trama inquietante di malaffare e corruzione che avevamo denunciato più e più volte nel corso della scorsa legislatura”.

“Il procedimento giudiziario è solo all’inizio del suo percorso, ma conti correnti cifrati all’estero e societa’ in paradisi fiscali dimostrano che ci si trova davanti a una voragine di illegalita’ e di spreco di denaro pubblico – dicono i due politici – Dal 2010 abbiamo più volte chiesto all’allora Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e allo stesso Berlusconi di fare luce sulla vicenda”.

“Un aspetto, tra gli altri, pareva inquietante: sul mega appalto affidato senza gara pubblica ad una controllata del gruppo Finmeccanica, la Selex Service Management, era stato apposto il segreto di Stato.- evidenziano – A ciò si aggiungevano molti altri lati oscuri: per esempio una spesa di 5 milioni di euro per depositare il brevetto del sistema Sistri, quando dal 2003 risultava già depositato un brevetto analogo dell’Anpa, oggi Ispra, l’allora Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente”.

Per Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente “è l’epilogo inevitabile di una storia imbarazzante fatta di segreti, inefficienze, malfunzionamenti e una serie infinita di polemiche che ha spesso lasciato indifferenti i vertici del ministero dell’Ambiente nell’era Prestigiacomo, che prima affidarono l’appalto a una società del gruppo Finmeccanica, con una procedura anomala coperta da vincoli di segretezza, e poi fecero partire il Sistema nonostante le sue evidenti falle informatiche dimostrate nei giorni di prova miseramente falliti

“Dopo tante richieste di chiarimenti fatte dalla nostra associazione, anche in sede europea, finalmente si squarcia il velo su come una buona idea, l’utilizzo della tecnologia per monitorare il ciclo dei rifiuti speciali, possa essere praticata in modo pessimo- conclude Ciafani- ora, occorre fare piena luce sull’imbarazzante affare-Sistri e trovare subito la soluzione all’annoso problema del miliardario ciclo illegale dei rifiuti gestito dalle ecomafie, lavorando anche su un sistema tecnologico e trasparente di controllo”.

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Redazione
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