L'ALLARME

Boldrini e Grasso: “Basta anarchia sul web”

Il presidente della Camera denuncia il quotidiano bombardamento di campagne d’odio che subisce su Internet, minacce di morte incluse. E il presidente del Senato: “Servono leggi speciali. Necessaria volontà internazionale e collaborazione fra Stati”

Pubblicato il 03 Mag 2013

P.A.

boldrini-grasso-130503163050

“Io, minacciata di morte ogni giorno. Non ho paura ma dico basta all’anarchia del web”. Lo dice in un’intervista sulla Repubblica, il presidente della Camera Laura Boldrini che lancia un allarme perché sulla rete sono in atto “campagne d’odio” e sottolinea che “è tempo di fare una legge”. “In Italia – dice Boldrini – le donne continuano a morire per mano degli uomini e per molti è sempre e solo una fatalità, un incidente, un raptus. Se questo accade, è anche perché chi poteva farlo non ha mai sollevato il tema a livello più alto, quello istituzionale”.

Solidarietà alla collega Boldrini viene espressa dal presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui “Si devono avere delle leggi che colpiscano i reati commessi attraverso il web di qualsiasi tipo, dall’insulto alla minaccia all’ingiuria alle cose anche più gravi. Occorre che ci sia una legge nazionale ma soprattuto una volontà internazionale”.

Delle leggi per la rete internet, sottolinea, “effettivamente le dobbiamo assolutamente ideare” ma occorre una collaborazione tra Stati. “E’ un discorso – aggiunge Grasso – che facevo anche da procuratore nazionale antimafia perché attraverso il web si commettono tanti reati ed è necessario che ci sia una volontà internazionale perché purtroppo i server da cui poi nascono le possibilità di identificare le persone sono in Paesi che non collaborano sotto il profilo giudiziario e questo è un grave problema”.
Grasso spiega che spesso “non si riesce a identificare” l’autore del reato “attraverso i server che si trovano in Paesi come la Lituania o in Asia”. E conclude: “E’ proprio la globalizzazione che non consente il perseguimento dei reati e questo bisogna fare in modo che finisca una volta per tutte”.

Intanto, nella sua denuncia il presidente Boldrini ripete di “non aver paura”, pur ricevendo ogni giorno messaggi di morte, minacce di violenza anche sessuale. “Non ho paura adesso di aprire un fronte di battaglia, se necessario. Daremo visibilità a un gruppo di fanatici? Sì, è vero. Ma non sono pochi, sono migliaia e migliaia, crescono ogni giorno e costituiscono una porzione del paese che non possiamo ignorare: c’è e dobbiamo combatterla…. E poi non è una questione che riguarda solo me”. E spiega: “ci sono due temi di cui dobbiamo parlare a viso aperto. Il primo è che quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l’aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Un’emergenza, in Italia”.

Boldrini invita dunque ad affrontare la questione: “facciamolo finalmente, a partire da internet dove si sta diffondendo una cultura della minaccia tollerata come burla. So bene che la questione del controllo del web è delicatissima. Non per questo non dobbiamo porcela. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta o attraverso una scritta sul muro, sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Me lo domando – sottolinea – chiedo che si apra una discussione serena e seria”.

“Se il web è vita reale – continua Boldrini – e lo è, se produce effetti reali e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada”. E sulla questione della scorta, la Presidente ripete: “Ho chiesto di non essere scortata. Non ho paura di camminare per Roma. Non ho paura di andare da casa in ufficio. Può accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento ma questo vale per chiunque. Mi sento molto più vulnerabile quando penso che chiunque, aprendo un computer, anche i ragazzi giovanissimi che vivono connessi, possono vedere il mio volto sovrapposto a quello di una donna sgozzata. Mi domando che effetti profondi e di lungo periodo, fra i più giovani, un’immagine così possa avere”. A questo punto, avverte Boldrini, “credo che ci dobbiamo tutti fermare un momento e domandarci due cose: se vogliamo dare battaglia, una battaglia culturale, alle aggressioni alle donne a sfondo sessuale. Se vogliamo cominciare a pensare alla rete come ad un luogo reale, dove persone reali spendono parole reali, esattamente come altrove. Cominciare a pensarci, discutere quanto si deve, poi prendere delle decisioni misurate, sensate, efficaci. Senza avere paura dei tabù che sono tanti, a destra come a sinistra. La paura paralizza. La politica deve essere coraggiosa, deve reagire”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 4