L'INTERVISTA

Rasetti: “FabLab, per i giovani una chance di testarsi sul campo”

Nella biblioteca San Giorgio di Pistoia il primo American Corner. La responsabile del progetto: “Dai libri ai nuovi strumenti: così evolve la library”

Pubblicato il 23 Giu 2013

Enzo Lima

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Nella biblioteca San Giorgio di Pistoia è nato da poco il primo American Corner di nuova generazione in Italia, un esempio di come possa funzionare un FabLab in una biblioteca pubblica. A coordinare il progetto YouLab Pistoia è Maria Stella Rasetti, responsabile delle biblioteche, degli archivi e del sistema bibliotecario provinciale.
Dottoressa Rasetti, come è nata questa vostra esperienza?
Tutto è iniziato dalla partnership con l’ambasciata Usa in Italia, che ci ha individuato come una delle biblioteche più interessanti nel panorama nazionale. L’inaugurazione di YouLab risale al 23 aprile, e abbiamo già prodotto un corso di programmazione web, uno sul digital video, uno di self publishing e un altro di fotografia. Si sono create le condizioni per innalzare il livello tecnologico della nostra biblioteca, offrendo ai ragazzi l’opportunità di maneggiare e sperimentare videocamere professionali, lavorare in un vero e proprio set cinematografico, usare macchine fotografiche all’avanguardia e una stampante 3D, cose che non avrebbero potuto acquistare.
Perché proprio voi per dare il via a questa idea?
Siamo uno spazio grande, aperto e concepito secondo nuovi criteri di rapporto tra i cittadini e l’idea classica di biblioteca. Quindi uno spazio vivo, dove si va al cinema, si ammira una mostra, si partecipa a un convegno, si incontra un autore, si fanno attività manuali e iniziative per i bambini. Un luogo frequentato da migliaia di persone ogni giorno che nasce dalle ceneri di un fabbrica di treni, dove il libro è decisivo ma è solo una delle opportunità. E poi nei nostri spazi sono integrate le attività delle Politiche giovanili del Comune: così in biblioteca transitano gruppi che si dedicano ad attività di fotografia, creatività, poesia, scrittura: proprio in questo bacino sono nati i primi mentor per le attività di YouLab.
I più tradizionalisti potrebbero obiettare che ci sia il rischio di distrarre le persone dai libri?
No. Il “core business” della nostra biblioteca è in grado di espandersi senza cambiare natura. Oggi i ragazzi frequentano di più la biblioteca, e ampliano le loro conoscenze anche studiando i manuali per l’utilizzo dei nuovi strumenti. Paradossalmente quanto più non facciamo la biblioteca tradizionale, tanto più facciamo biblioteca. E mettiamo in grado le persone di produrre oggetti digitali propri. Diventano padroni di un percorso che fino a oggi avevano vissuto soltanto come fruitori distratti, non coinvolti, in una certa misura utentipassivi.
Che differenza c’è tra il prima e il dopo l’apertura di YouLab?
La differenza sta nella crescita personale, nell’empowerment delle persone. Nell’aver offerto a decine di ragazzi l’opportunità di acquisire nuove competenze, andando al di là della teoria. Si vede che i ragazzi sono entusiasti, dimostrano tutta l’energia di chi vuole vedere i risultati delle proprie azioni, senza aspettare.
È stata già contattata da altri che vogliono prendervi a esempio?
Si, è una dinamica abbastanza naturale: quello dei bibliotecari è un mondo in cui l’ispirarsi alle esperienze altrui è una scelta culturale. Attorno al nostro progetto è nata curiosità, abbiamo già ricevuto visite anche dall’estero. Questo ci darà tra l’altro l’occasione per tessere relazioni e creare una rete di competenze che ci consentiranno anche di imparare dagli altri, da chi in questo percorso, all’estero, è più avanti di noi.

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