LA TRANSIZIONE

Carrozza firma decreto su libri digitali

Il ministro Carrozza firma il decreto che sancisce il passaggio graduale dalla carta al digitale dal prossimo anno scolastico. I testi dovranno essere fruibili da tutti i device. “Passaggio storico”

Pubblicato il 27 Set 2013

L.M.

maria-chiara-carrozza-130605174524

Al via la transizione verso il libro digitale. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha infatti firmato il decreto ministeriale che sancisce tempi e modi del passaggio dalla carta all’e-book. La novità verrà introdotta gradualmente a partire dal prossimo anno scolastico. Sempre dal 2014/2015 cambieranno anche i tetti di spesa imposte alle aziende per i testi, “con un risparmio immediato del 10% per le famiglie degli alunni che frequenteranno le classi prime della secondaria di primo grado e le prime e le terze della secondaria di secondo grado, quelle in cui la dotazione libraria viene cambiata per intero risultando dunque più costosa”. Lo fa sapere il Miur con una nota.

Il decreto contiene, nel suo allegato, anche linee guida sul libro del futuro che dovrà essere sempre meno di carta, ma soprattutto fruibile su tutti i supporti digitali (tablet, pc, lavagne interattive di produttori diversi), in modo da lasciare la massima libertà nell’acquisto a famiglie e insegnanti.

“Sono consapevole dell’importanza di questo passaggio storico al libro digitale – dice Carrozza– Probabilmente il modo di apprendere cambierà molto. Ma non deve cambiare la nostra attenzione ai contenuti, alla qualità degli apprendimenti e alle pari opportunità per tutti gli studenti italiani. Credo che il libro digitale possa rappresentare una grande opportunità di crescita e progresso per la nostra scuola se sarà vissuto in modo aperto e progressivo da tutti gli attori del sistema scolastico”.

Si parte dunque dal prossimo anno scolastico. Dal 2014/2015, e per i successivi anni scolastici, i collegi dei docenti potranno adottare, “limitatamente alle nuove adozioni e non per le conferme di adozione”, libri nella versione elettronica o mista (parte cartacea, parte multimediale). La conversione al digitale sarà dunque “graduale”. Mentre “calano da subito i tetti di spesa nelle classi dove i costi per la dotazione libraria sono solitamente più elevati”. Nel 2014/2015, infatti, nelle prime della secondaria di primo grado e nelle prime e terze della secondaria di secondo grado, “i tetti saranno ridotti del 10% laddove i libri richiesti saranno in versione mista (in parte digitali, in parte cartacei)”. Se invece, nelle stesse classi, i docenti decideranno di adottare solo libri digitali il tetto di spesa “sarà ridotto del 30%. Le riduzioni si applicheranno progressivamente alle classi successive”.

Il ministero promuoverà un monitoraggio dell’andamento delle adozioni anche per “diffondere le migliori pratiche e sostenere i processi di innovazione”. Restano “confermati” per il 2014/2015 i prezzi di copertina dei libri di testo per la scuola primaria già definiti per il 2013/2014, eventualmente incrementati del tasso di inflazione programmata. Il precedente decreto sui libri digitali, il n. 209 del 26 marzo 2013, è abrogato.

Il libro del futuro “sarà sempre meno cartaceo e sempre più elettronico”. La riduzione dei tetti di spesa “più sostanziosa per chi passa all’e-book punta a promuoverne la diffusione. Digitale dovrà comunque fare rima con qualità”. Nel decreto firmato dal ministro si fissano infatti “precisi paletti” per le caratteristiche degli e-book. I libri di testo, anche nella versione non cartacea, “dovranno continuare a essere conformi alle indicazioni nazionali (i piani di studio), dovranno offrire un’esposizione autorevole degli argomenti, organizzare contenuti complessi in un percorso narrativo efficace attraverso infografiche, animazioni, tabelle, contenuti audio e video”.

I software utilizzati per i libri digitali dovranno essere “aperti e interoperabili, fruibili con la stessa qualità, cioè, su tutti i supporti elettronici, dai computer ai tablet, in commercio per lasciare libertà di scelta alle famiglie e ai docenti nell’acquisto”. I dati raccolti eventualmente attraverso le piattaforme di fruizione dovranno essere gestiti secondo le normative sulla privacy. Nel caso siano necessari software specifici per l’utilizzo degli e-book o dei contenuti digitali dei libri misti, gli studenti dovranno poterli scaricare gratuitamente sul sito dell’editore. Nel caso di testi misti, la parte cartacea “dovrà essere prodotta utilizzando materie prime di costo contenuto e con un occhio al peso complessivo del libro, favorendo i fascicoli rispetto ai tomi di molte pagine a patto di mantenere lo stesso prezzo di copertina”.

Intanto Cristiano Radaelli, Presidente Anitec e Vicepresidente Confindustria Digitale, si è complimentato con il ministro Carrozza per il suo impegno a allineare le università italiane sugli obiettivi di Horizon 2020 e del lancio del programma europeo ‘Opening up Education’. “L’innovazione – ha detto – non deve trasformarsi in uno slogan e deve concorrere a formare giovani più preparati al mondo del lavoro e con un senso critico sempre più sviluppato. Pare proprio che ora si stia intraprendendo il giusto percorso per l’implementazione delle nuove tecnologie e migliorare il sistema formativo ed educativo di scuole e università italiane”.

“In particolare – ha aggiunto Radaelli – riteniamo positivo il fatto che l’iniziativa della Commissione Europea, fortemente voluta dalla Vicepresidente Neelie Kroes e dal Commissario Androulla Vassiliou, preveda che gli strumenti didattici debbano essere finanziati dal settore pubblico. Che oltre il 60% dei bambini dell’UE con meno di 10 anni non abbiano accesso a dispositivi multimediali e alla banda larga nelle scuole, la dice lunga sull’urgenza di rivedere le politiche pubbliche in tal senso. Soprattutto dato che entro il 2020 il 90% delle professioni richiederà competenze digitali avanzate. Le statistiche e dati relativi alla situazione italiana mostrano certo un situazione poco brillante relativamente alla cosiddetta inclusione digitale, cioè alla percentuale di popolazione in grado di prendere parte attiva nella società digitale, connettendosi in banda larga, utilizzando le applicazioni, relazionandosi tramite la rete con la pubblica amministrazione e in generali con i servizi di pubblica utilità”.

Secondo dati Istat del dicembre 2012, l’Italia risulta essere indietro in Europa: le famiglie italiane con almeno una connessione internet sono circa il 62%, contro una media europea del 73%. E se parliamo di banda larga, il rapporto è di 52 a 67 su 100 famiglie.

“Vale la pena sottolineare – conclude Radaelli – che il problema non risiede solo nella disponibilità di hardware, soprattutto di infrastrutture, ma anche in un’attenta formazione al loro utilizzo, per fare sì che diventino strumenti al servizio della scuola e dell’università e, quindi, per una migliore competitività del sistema-Paese del prossimo domani”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 3