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Palantir, il Prism italiano

Il sistema funziona da tempo. E meno di 10 milioni di euro sono sufficienti a stoccare tutte le comunicazioni della popolazione

Pubblicato il 14 Ott 2013

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Determinante per mutare gli imperi in dittature, nel secolo scorso, fu la capacità di concentrare la forza più velocemente di quanto avesse consentito in precedenza il trasporto animale. La radio, il telefono e la stampa operarono manipolazione/controllo del consenso. Il degrado sociale fece il resto, rendendo l’“ordine”, quantunque violento, preferibile alla democrazia. Non sono certo che oggi siamo al sicuro da tali degenerazioni. Non è tuttavia la concentrazione della forza e la sua trasportabilità (peraltro altissima) a presentare pericoli più acuti che nel passato, sebbene non sia affatto da sottovalutare.

La capacità di colpire un singolo individuo con un drone in volo a 16mila metri è così ampiamente sperimentata sui teatri di guerra da potersi trasferire subito nel cielo di qualunque villaggio/metropoli, per fungere da punizione divina: un fulmine a protezione del Palazzo, della Banca o d’altri spazi istituzionali, altro che vigilantes. Il fatto significativo e ancor più preoccupante è il rapido silenziarsi del dibattito sulle intercettazioni globale, il sistema Prism. Bastò gabellare una minaccia terroristica globale, così Obama mise a tacere chi chiedeva spiegazioni sulle intercettazioni indiscriminate.

Noi avevamo ben prima annunciato che Palantir, il clone smilitarizzato di Prism, alligna da tempo nella macchina statale italiana. Non è tutto. Meno di dieci milioni di euro sono sufficienti per stoccare tutte le comunicazioni, proprio tutte, della popolazione italiana. Chi s’illuda che la crescita demografica potrebbe essere un rimedio, ricordi che la popolazione raddoppia ogni 25 anni, la capacità di sorveglianza di massa per ora ogni 18 mesi, in futuro occorrerà sempre meno. Qual è la velocità di reazione della politica?

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