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Web tax, Scorza: “L’abrogazione mette fine al teatrino”

Secondo l’avvocato esperto di diritto di Internet la cancellazione della tassa è “l’epilogo più ovvio per una vicenda che non avrebbe mai dovuto andare in scena sul palcoscenico delle nostre istituzioni”

Pubblicato il 07 Mar 2014

Guido Scorza, avvocato esperto di Diritto di Internet

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“All’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147 sono appartate le seguenti modificazioni: a) il comma 33 è abrogato”. Sono questi i 127 caratteri spazi inclusi con i quali il Governo del neo-premier Matteo Renzi ha definitivamente chiuso l’esperimento della webtax all’italiana ancora prima che cominciasse.

E’ stato, infatti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica di ieri il Decreto Legge con il quale il Governo – così come annunciato a margine del Consiglio dei Ministri dello scorso venerdì – ha abrogato la disposizione di legge che il Parlamento, attraverso la c.d. Legge di Stabilità, il 27 dicembre scorso, aveva introdotto nella disciplina sull’Iva.

Si tratta del secondo intervento – e c’è da sperare anche dell’ultimo benché il Decreto legge nel quale trova posto l’ammazza webtax – nelle prossime settimane dovrà essere convertito in Legge dal Parlamento, che la neonata webtax, creatura politica di Francesco Boccia (PD), Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati, subisce in meno di due mesi di vita.

Prima del Governo di Matteo Renzi, infatti, era già toccato al precedente Governo di Enrico Letta provare a mettere una toppa al pasticciaccio della webtax, differendone l’entrata in vigore a luglio attraverso il decreto legge c.d. Salva Roma.

La mancata conversione in legge del decreto, tuttavia, ha, dato una manciata di ore di vita alla webtax che, in effetti, è rimasta in vigore dal 1° al 6 marzo, ieri, quando, appunto il Governo ha deciso di cancellarla definitivamente con una promessa, non scritta, di ridiscutere del tema della fiscalità nei servizi online in sede europea in occasione dell’ormai imminente semestre italiano di Presidenza alla guida dell’Unione Europea.

E’, probabilmente, l’epilogo più ovvio, naturale, corretto per una vicenda che, tuttavia, non avrebbe mai dovuto andare in scena sul palcoscenico delle nostre Istituzioni.

Una questione di straordinaria complessità come quella della fiscalità nei servizi online e, dunque, in un mercato globale non doveva essere affrontata a colpi di emendamenti a panino, moratorie all’entrata in vigore disposte per decreto legge e, addirittura, abrogazioni d’urgenza.

Le leggi non sono, contrariamente a quanto, evidentemente, pensa qualcuno un modo per richiamare l’attenzione su un problema o una questione o per imporla all’agenda politica.

Le leggi producono – ed è stato così per la webtax – effetti sui mercati, sulle relazioni sociali e di business, sulla politica interna ed internazionale.

E’ per questo che oggi non ci si può non chiedere se sia stato davvero utile e se davvero abbia prodotto risultati positivi l’assai poco edificante “tira e molla”, tra il Parlamento ed i due Governi che si sono succeduti negli ultimi mesi, sulle sorti della webtax dopo che, guai a dimenticarlo, il Ministero dell’economia prima ed il centro studi della Camera dei deputati dopoavevano chiaramente espresso il loro parere tecnico negativo sul varo della legge.

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