Icann non molla sui “domini del vino”, Sahel: “Dalla Ue nessun esposto”

Avanti tutta sull’assegnazione dei “.vin” e “.wine”. Il Vp per l’Europa al Corriere delle Comunicazioni: “Siamo trasparenti, rispetteremo le regole sviluppate con stakeholder e governi”

Pubblicato il 17 Lug 2014

Francesco Molica

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Avanti tutta con l’assegnazione dei domini generici di primo livello .vin and .wine. Anche perché, a dispetto delle rimostranze pubbliche europee, “l’Icann non ha ad oggi ricevuto alcun esposto ufficiale” contro il procedimento. E’ quanto afferma al Corriere delle Comunicazioni Jean-Jacques Sahel, vicepresidente per l’Europa dell’organismo no profit che gestisce alcune delle funzioni chiave della governance di Internet.

Sahel, può quindi confermarci che l’Icann sta portando a termine le operazioni di assegnazione dei domini di primo livello .wine e .vin nonostante l’opposizione di diversi paesi europei?

Sì, stiamo andando avanti secondo la procedura stabilita. L’Icann è certamente sensibile alle preoccupazioni espresse da alcuni governi e siamo consapevoli di quanto la questione sia per costoro delicata. Inoltre, abbiamo già fatto presente che terremo in debita considerazione ogni ulteriore indicazione proveniente dal Gac (il comitato consultivo dell’Icann composto da rappresentanti governativi, ndr), così come gli esiti di un’eventuale trattiva in altri forum internazionali, quali il Wto. Tuttavia è importante non solo precisare che l’Icann ha seguito alla lettera il proprio Statuto, ma che la base di tutte le decisioni adottate nel quadro del programma di assegnazione dei nuovi domini è da trovarsi in quello stesso Applicant Guidebook (la guida che definisce le regole per le domande di registrazione) che è stato sviluppato nel corso di più anni con la partecipazione di tutti gli stakeholder, inclusi i governi.

Quali sono a questo punto le tempistiche per l’assegnazione dei due domini?

Per quanto riguarda .wine il prossimo passo sarà la risoluzione di un contenzioso tra i tre soggetti che hanno contemporaneamente presentato richiesta di registrazione. Se la fase conciliatoria non andasse a buon fine, procederemo all’assegnazione per il tramite di un’asta pubblica. Quanto a .vin, invece, la tappa successiva sarà l’invito all’unico richiedente a completare la procedura di registrazione.

Perché secondo voi non occorre introdurre clausole di salvaguardia come domandato, ad esempio, dalla Commissione europea?

La comunità ha a lungo dibattuto sull’opportunità di introdurre salvaguardie speciali per i domini .wine e .vin ma non v’è consenso sull’argomento, neppure in seno al Gac. Peraltro, è doveroso ricordare che l’Icann ha istituito una “procedura di obiezione” grazie alla quale aziende, enti governativi, associazioni della società civile o semplici cittadini possono formalmente ricorrere contro l’introduzione dei nuovi domini nel caso in cui li ritengano lesivi di alcuni diritti. Ad oggi, però, non abbiamo ricevuto alcun esposto ufficiale contro il rilascio di .vin e .wine. Ciò detto, come per i governi, teniamo in massima considerazione le preoccupazioni della Commissione europea, e la incoraggiamo a continuare a darci i suoi input e a rafforzare il suo coinvolgimento nei lavori dell’Icann.

Intanto le critiche, anche aspre, continuano ad imperversare. Il segretario di stato francese per gli affari digitali, Axelle Lemaire, ha definito l’Icann un’organizzazione “opaca”.

L’Icann è al contrario uno degli organismi più aperti e trasparenti in circolazione. Tutti i nostri incontri non solo sono pubblici, ma anche gratuiti e trasmessi in trasmessi via web. Alla stessa stregua, le nostre decisioni e i nostri bilanci sono sempre sottoposti a scrutinio pubblico. Sarebbe forse interessante verificare quanti organismi, si tratti di grandi corporation o agenzie governative, rendono pubbliche così tante informazioni.

Sempre il governo francese ha caldeggiato l’istituzione di un’assemblea generale responsabile per l’assegnazione dei domini di primo livello e in cui viga il principio “un paese, un voto”. Cosa ne pensa?

Se c’è un principio che è stato sempre sostenuto con forza, anche dall’ultimo World Summit on the Information Society (Wsis) promosso dalle Nazioni Unite, è che la governance di Internet deve restare ancorata ad un modello multi-stakeholder. I governi hanno un ruolo forte ed efficace in seno all’Icann, tant’è vero che per il tramite del Gac hanno sostanzialmente contribuito a definire il programma di liberalizzazione dei nuovi domini curato dal “New gTld Program Committee” (Ngpc). Ma non sono i solo attori ad avere voce in capitolo. Tenuto conto della sua inerente natura transnazionale e globale, Internet richiede un modello di governance e di rappresentanza il più possibile ampio e diversificato. Il modello multi-stakeholder permette nei fatti ad una vasta gamma di attori, che si estende dalle aziende alla società civile, passando per i semplici utenti, di partecipare direttamente al dibattito sulla governance di Internet contribuendo secondo le proprie competenze e prospettive ad un Rete che resti globale, aperta e sicura.

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