Scarlato: “E’ la Sim Nfc la via più sicura per i pagamenti contactless”

Il responsabile Consumer services di Vodafone Italia: “Il Paese è pronto”

Pubblicato il 20 Apr 2016

Antonello Salerno

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«Pagare in contactless con lo smartphone il biglietto del bus o il conto al ristorante, lo shopping o la spesa, è quasi l’innovazione che già c’è stata: sorprende che non si faccia già diffusamente. A volte i clienti fanno fatica a seguire il ritmo dell’innovazione, ma in questo caso parliamo di una novità che gli stessi utenti richiedono, come risulta dalle indagini di mercato. Le tecnologie ci sono, quello che manca è il cambiamento culturale, di abitudine, che inizia a farsi strada». Lo spiega a CorCom Vincenzo Scarlato, responsabile Consumer Services di Vodafone Italia. L’operatore ha da poco lanciato sul mercato la soluzione “Vodafone Pay”, che consente di associare alla Sim Nfc le proprie carte di credito attraverso la sezione dedicata ai pagamenti dell’app Vodafone Wallet.

Scarlato, qual è oggi lo scenario in Italia del mobile payment?

Assistiamo a un’avanzata forte anche in Italia dei pagamenti digitali, online e offline. Venti milioni di carte contactless e mezzo milione di pos contactless sono un numero significativo. I Pos abilitati potrebbero sembrare pochi se paragonati al milione e 900mila circa del totale, ma sono presenti in tutte le più grandi catene: sul transato la percentuale delle occasioni d’uso può essere più elevata di quanto sembri. Inoltre, tutte le nuove installazioni di Pos sono contactless. Il mondo si muove in questa direzione, e in alcuni Paesi, come nel Regno Unito e in Spagna stanno cambiando le abitudini di utilizzo.

Cosa porta ad accettare il cambiamento di abitudine?

A Londra, ad esempio, il fattore abilitante è stato l’utilizzo delle carte contactless per l’accesso in metropolitana: questo ha aperto la strada a utilizzare il servizio tutti i giorni, più volte al giorno. Strada facendo ci si rende conto della comodità, che sarebbe ancora maggiore se si potesse utilizzare per lo stesso scopo il telefono.

Qual è il passaggio che da questo stadio porta fino alla Sim Nfc?

Lo smartphone Nfc è una tecnologia sdoganata da quando è stata lanciata da altri player internazionali. Dal nostro punto di vista però l’elemento sicuro non è né nel device, né nel cloud, ma nella Sim, che è uno dei nostri asset. Le Sim Nfc offrono molti vantaggi, perché – ad esempio – permettono di effettuare i pagamenti anche a telefono completamente scarico. Stiamo investendo molto nella diffusione di questa soluzione: già oggi per le Sim nuove o per quelle che sostituiamo distribuiamo solo Sim Nfc. Costano di più, ma è un investimento opportuno sul sistema, non solo per i pagamenti ma anche in ottica identità digitale.

Come nasce l’idea di implementare Vodafone Pay?

Abbiamo pensato di poter offrire una soluzione che sia il più possibile vicina al cliente sia da un punto di vista di semplicità di utilizzo che di sicurezza. Attorno a questo settore c’è grande interesse: Google individua l’elemento di sicurezza nel cloud, Apple nel device, le banche nelle loro applicazioni verticali, noi nella Sim. Il nostro cliente deve semplicemente scegliere un Pin e associare alla Sim contactless qualsiasi carta di credito e la maggior parte delle prepagate, a esclusione di quelle anonime. Poi si paga direttamente alla cassa, avvicinando il telefono al Pos, con un gesto semplice. L’utente può scegliere se autorizzare ogni pagamento tramite app, oppure inserire un Pin soltanto per i pagamenti oltre i 25 euro, come per le carte contactless.

Quanto ci vorrà perché questo sistema prenda piede?

I tempi sono sempre più rapidi: lo abbiamo visto succedere nel remote payment: fino a poco tempo fa si pensava che si potesse prendere in considerazione solo quello da Pc, per l’e-commerce, mentre c’era scetticismo per i pagamenti da mobile. Oggi, dopo tre anni, pagare tramite smartphone o tablet è diventato normale, tanto che Amazon lancia Prime now, rivolto esclusivamente agli utenti via smartphone. E’ la consuetudine che “sblocca” il cliente nel proximity payment.

Quali sono i driver principali che portano alle nuove abitudini?

Un fattore chiave, dicevamo, sono i trasporti, ma l’obiettivo deve essere di portare nel portafoglio digitale tutto quello che abbiamo nel nostro portafoglio fisico. Così, oltre alle carte di credito e ai titoli di viaggio, un altro fattore chiave è il loyalty, le “carte fedeltà”, a partire da quelle dei supermercati e dei negozi. Renderanno possibile abituare gli utenti a utilizzare lo smartphone invece che tirare fuori dalla tasca il portafoglio, aprirlo e cercare il biglietto del bus o la carta per raccogliere i punti o usufruire degli sconti. Quello del pagamento via sms sui mezzi pubblici è stato un primo passo, come si sperimenta oggi ad esempio a Milano e Firenze.

Quali sono i vantaggi di queste soluzioni per gli esercenti?

In Italia c’è il tema del contante, lì si giocherà una parte importante di questa sfida. Il primo passaggio avverrà, come è naturale, nelle catene di negozi più diffuse, dalla ristorazione alla grande distribuzione. Gli esercenti verificheranno come si possano dimezzare i tempi alla cassa, senza la necessità ad esempio di dare resti. Ma sarà importante per il successo di queste soluzioni anche la riduzione delle fee per i piccoli pagamenti. Un altro beneficio tangibile sarà per la privacy: pagando con il telefono non è più necessario mostrare il proprio nome e cognome; informazioni, queste, garantite dalla Sim.

E in caso di furto dello smartphone?

E’ uno scenario del tutto equivalente al furto della carta di credito. La prima cosa da fare è bloccare le carte: sarà possibile farlo anche attraverso il 190, il servizio clienti di Vodafone, senza dover ricordare il numero verde del gestore della carta. Un altro vantaggio verrà dal fatto che in caso di furto dello smartphone si potranno inibire i pagamenti dal telefono senza dover bloccare le carte, che potranno rimanere al sicuro a casa.

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