Ket Lab, quando la ricerca incontra l’industria aeropaziale

L’attività del laboratorio tecnologico è stata presentata durante la prima edizione della Primavera dell’innovazione, organizzata dal Consorzio Hypatia in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana

Pubblicato il 24 Mag 2016

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Far crescere un sistema funzionante di trasferimento tecnologico tra il mondo della ricerca e quello dell’industria. E’ l’obiettivo della prima edizione della Primavera dell’Innovazione, organizzata da Consorzio Hypatia, in collaborazione con Agenzia Spaziale Italiana.

“La primavera dell’innovazione nasce non solo per la coincidenza con il periodo stagionale – sottolinea Flavio Lucibello, presidente del Consorzio Hypatia e animatore del KET-Lab – ma perché siamo di fronte ad una nuova stagione che speriamo duri a lungo. Le nuove generazioni, complice forse anche la crisi economica che abbiamo attraversato, si rivolgono con sempre maggiore attenzione all’innovazione. E senza innovazione e trasferimento tecnologico non c’è futuro. Il KET-Lab – conclude Lucibello – come centro d’eccellenza del trasferimento tecnologico dalla ricerca aerospaziale all’industria, aspira a diventare un luogo dove effettivamente le esigenze si incontrano in maniera paritaria”.

“Il ruolo dell’ASI, come agenzia nazionale, è di mettere a sistema tutte le eccellenze italiane nei settori delle tecnologie abilitanti in modo da accelerare il trasferimento tecnologico alle industrie – aggiunge Roberto Battiston, presidente dell’Asi E’ una sfida fondamentale perché spesso ho riscontrato che realtà importanti della ricerca applica all’industria, anche nello stesso territorio, non si conoscono. Il settore aerospaziale è fondamentale perché catalizza tutte le sei Key enabling Technology”.

In 6 mesi di attività il KET-Lab ha ottenuto risultati significativi: 21 assunzioni di giovani ricercatori con età media inferiore ai 35 anni su un totale di quasi 50 collaboratori; mentorship, tutorship e partecipazione a 6 start-up innovative italiane, che lavorano alla pre-industrializzazione di soluzioni tecnologiche per la vita quotidiana; 2 brevetti in arrivo, uno legato allo sviluppo di celle solari ultrasottili e flessibili e l’altro per la realizzazione di una boa idrofobica che assorbe gli idrocarburi e limita così l’inquinamento della superficie marina; 4 laboratori allestiti con strumentazioni all’avanguardia e multidisciplinari; 1 openspace di 350mq adibito alla 3D additive manufacturing di ultima generazione.

Il trasferimento tecnologico è considerato la naturale evoluzione della ricerca scientifica, un’opportunità immancabile di sviluppo del Paese. Un processo attraverso il quale conoscenze, tecnologie e prototipi sviluppati da università, enti di ricerca e imprese sono resi accessibili ma soprattutto vengono ideati e riadattati agli ambiti industriali.

“Strutture come queste – ha spiegato Aude de Clercq, dell’ufficio di Trasferimento tecnologico dell’Agenzia Spaziale Europea(ESA) – sono fondamentali alla nostra missione di trasferimento industriale delle tecnologie sviluppate per raggiungere i traguardi spaziali e l’Italia dimostra di essere sulla strada giusta”.

E insieme alle opportunità di sviluppo economico dirette, anche la richiesta di nuove figure professionali, come il progettista di trasferimento tecnologico e il facilitatore. Entrambi fondamentali per finalizzare il processo, nel primo caso è richiesta una professionalità progettuale che finalizzata alla creazione del percorso di trasferimento. Nell’altro, il facilitatore è una figura “ibrida” tra il commerciale, lo scienziato/ricercatore e l’imprenditore. Il ruolo di questa figura è quello di mediare tra la domanda e l’offerta di innovazione, con gli occhi puntati sul futuro di una ricerca scientifica, immaginandone nuovi modi e campi di applicazione.

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