Copyright, le 10 domande top di autori ed editori

Oltre seicento nomi della cultura e dello spettacolo italiani lanciano una serie di punti interrogativi sul diritto d’autore online: “Perché chi critica il provvedimento Agcom non critica anzitutto il furto della proprietà intellettuale?”

Pubblicato il 13 Lug 2011

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"Perché il diritto d'autore che fuori dalla rete è
riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?" E'
questa la prima delle dieci domande poste da oltre seicento autori,
editori di musica, cinema, teatro, radio-tv aderenti alla Siae,
associazioni, insieme a Confindustria Cultura Italia, per chiedere
maggiore tutela per il diritto d'autore sul web. E' quanto
si legge in un comunicato dell'Ufficio Stampa Siae.

A coloro che contestano la recente approvazione della delibera
dell'Agcom, relativa alla tutela del diritto d'autore sulle
reti elettroniche, gli autori ed editori della Siae chiedono:
"Perché coloro che criticano il provvedimento Agcom non
criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale?
Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale
acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di
censura?".

La difesa del diritto d'autore online significa difesa di un
diritto del lavoro, quindi "Perché dovrebbe risultare
ingiusto colpire chi illegalmente sfrutta il lavoro degli
altri?" chiedono i firmatari del testo.

Nessuno contesta il pagamento della connessione ad Internet.
Dunque: "Perché si ritiene giusto pagare la connessione della
rete, che non è mai gratis, ed ingiusto pagare i contenuti? E
perché non ci si chiede cosa sarebbe la rete senza i
contenuti?".

Il diritto d'autore, troppo spesso definito una tassa, è in
realtà il giusto riconoscime nto economico per chi opera nel campo
dell'arte e della cultura. Allora: "Perché il diritto
all'equo compenso viene strumentalmente, da alcuni, chiamato
tassa? Perché non sono chiamate tasse i compensi di medici,
ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici, ecc?".

La rete ha creato nuove possibilità di crescita economica, ma
"perché Internet, che per molte imprese rappresenta una
opportunità di lavoro, per gli autori e gli editori deve
rappresentare un pericolo?".

"Perché nessuno si chiede a tutela di quali interessi si
vuole creare questa contrapposizione (che semplicemente non esiste)
tra autori e produttori di contenuti e utenti?" chiedono
ancora gli autori ed editori della Siae e "Perché dovremmo
essere contro la libertà dei consumatori? Ma quale libertà?
Quella di scegliere cosa acquistare ad un prezzo equo o quella di
usufruirne gratis (free syndrome) solo perché qualcuno che
l'ha ‘rubata' te la mette a disposizione?" .

L'industria culturale è una realtà importante in termini
economici ed occupazionali, e allora gli autori e gli editori si
domandano: "Perché nessuno dice che l'industria della
cultura occupa in Italia quasi mezzo milione di lavoratori e le
società ‘over the top' al massimo qualche decina? E perché
chi accusa l'industria culturale di essere in grave ritardo
sulla offerta legale di contenuti, poi vuole sottrarci quelle
risorse necessarie per continuare a lavorare e dare lavoro e per
investire sulle nuove tecnologie e sul futuro?".

Chi sostiene la libera e gratuita circolazione delle opere
dell'ingegno in rete, dunque, più o meno consapevolmente, mina
alla radice la possibilità di realizzare tali opere. Perciò i
firmatari si chiedono: "Perché, secondo alcuni, non abbiamo
il diritto di difendere il frutto del nostro lavoro, non possiamo
avere pari dignità e dobbiamo continuare a essere ‘ figli di un
Dio minore'?".

Gli autori e gli editori della Siae si augurano infine che il
regolament o Agcom possa essere realmente efficace per risolvere
una questione sempre più rilevante, come quella della tutela dei
contenuti a livello planetario.

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