L'INTERVISTA

Kroes: “Pieno appoggio a Monti”

Il commissario Ue all’Agenda Digitale spiega in un’intervista al nostro giornale l’avanzamento del Piano Ue. E promuove a pieni voti il progetto annunciato dal governo: “Italia sulla strada giusta”

Pubblicato il 21 Mag 2012

Mila Fiordalisi

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Pieno appoggio al presidente del Consiglio Mario Monti sull’Agenda digitale. Il commissario Ue Neelie Kroes promuove a pieni voti il progetto annunciato dal governo italiano e considera strategiche le priorità individuate. Segno che il nostro Paese sta marciando nella giusta direzione e in linea con la roadmap della Digital Agenda Ue.
Commissario Kroes, come procede l’attuazione dell’Agenda europea?
Si sta procedendo, ma lo stato dell’arte è differente a seconda dei progetti. Vi sono dei progressi, ma i risultati non sono omogenei. Un quadro più chiaro della situazione lo avremo a inizio giugno con la pubblicazione del Digital Scoreboard. Posso però dirle che stiamo procedendo bene su obiettivi come la diffusione di Internet, il calo delle tariffe di mobile roaming, l’adozione della banda larga di base, lo shopping online, l’e-government e l’illuminazione a basso consumo. Ma c’è anche bisogno, ad esempio, di una maggiore diffusione della banda larga veloce e dell’e-commerce transfrontaliero. Non va tuttavia dimenticato che siamo a meno di metà percorso dell’Agenda, per cui c’è tutto il tempo per progredire.
Ha in mente nuove iniziative?
Il 2012 sarà un anno impegnativo. Stiamo lavorando per rendere Internet un luogo più sicuro per i minori; i prossimi step riguarderanno l’identificazione elettronica transfrontaliera (eIdas); siamo a buon punto sulla definizione della strategia cloud e di Internet security. Ci stiamo poi preparando a presentare una serie di proposte in materia di banda larga.
Internet veloce rappresenta uno dei pilastri dell’Agenda digitale Ue. Le telco però sono in difficoltà: come sarà possibile spingere il roll out dei nuovi network?
È essenziale creare le giuste condizioni, anche se non sarà facile dato il contesto economico. Una corretta regolazione sarà determinante: vanno previsti incentivi agli investimenti, mantenendo però il giusto livello di competizione e dando agli investitori certezze per i loro progetti a lungo termine. Alcuni operatori hanno chiesto regulatory holidays per le reti in fibra, ma la questione è molto controversa. Riteniamo che non si tratti di scegliere fra una regolazione pro-competitiva e una incentivante degli investimenti: le due cose possono marciare insieme.
Non sarà facile.
È vero, ma la regolazione globale non è mai facile. Svantaggiare i consumatori e abbassare il livello di competizione raramente risulta efficace nel lungo periodo. Ma ci sono altre azioni che possiamo intraprendere per spingere gli investimenti. L’80% dei costi per la realizzazione delle reti in fibra riguarda opere di ingegneria civile. C’è un enorme spreco di risorse perché gli interventi di scavo non vengono coordinati né viene evitata la duplicazione delle infrastrutture. Con gli accordi si possono abbattere i costi di circa il 25%. Per questo stiamo ascoltando i pareri di tutti gli interessati. Il 25% di costi in meno può fare la differenza fra rinunciare a un progetto o, al contrario, vedervi un ragionevole profitto. Per questo vanno considerati tutti gli aspetti, inclusi investimenti pubblici e finanziamenti come quelli dell’iniziativa Connecting Europe. Al contempo, i principi stabiliti nella Raccomandazione 2010 sull’accesso regolamentato alle Ngan consentono ai regolatori nazionali di trovare il giusto equilibrio fra salvaguardia della competizione e promozione degli investimenti nelle nuove reti.
Le reti 4G offrono l’occasione per accelerare la diffusione del broadband?
La mia posizione è sempre stata chiara: non c’è una ricetta magica per raggiungere gli obiettivi di broadband per il 2020. Ci sarà bisogno di un approccio graduale basato sul mix tecnologico. Tecnologie come Ftth, Fttc, soluzioni mobili di nuova generazione, Lte, cavo upgradato hanno tutte un ruolo da giocare. Anche se non tutte garantiscono connettività a 100 Mbps, possono però rappresentare un passo verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda. Consentono ai consumatori di toccare con mano i benefici dell’ultrabroadband stimolando il mercato dei contenuti e creando un circolo virtuoso fra offerta e domanda. Vogliamo incoraggiare il roll out di successo delle reti Nga ma non a detrimento della competizione fra piattaforme.
Il calo dei prezzi dell’unbundling in rame impatta sugli investimenti?
I prezzi di unbundling in Italia hanno stimolato una maggiore competizione. Sappiamo che i prezzi di accesso, in particolare alle reti in rame, avranno un impatto sullo stimolo degli investimenti nelle Nga. È importante che le metodologie di costo consentano di supportare la nostra strategia affinché sempre più cittadini europei possano beneficiare della banda larga e ultralarga. Per questo, alla fine dello scorso anno la Commissione ha aperto una consultazione sulla proposta di dare più “consistency” alle metodologie di costo che i regolatori nazionali applicano per fissare i prezzi di servizi di accesso chiave. Maggiore stabilità nell’approccio regolatorio ai prezzi di accesso è necessaria se vogliamo più investimenti.
Vuole reperire altri 1.200 Mhz: dove le troverà?
L’obiettivo di Consiglio e Parlamento Ue è identificare almeno 1.200 MHz di spettro per il wireless broadband. Esso include l’armonizzazione dello spettro europeo per 1.025 MHz in sei bande di frequenza (800 MHz, 900 MHz, 1800 MHz, 2 GHz, 2.6 GHz and 3.6 GHz). Sono risorse già disponibili per l’offerta di servizi di comunicazione elettronica. Abbiamo però bisogno di almeno 200 MHz di spettro supplementare.
L’Europa avrà davvero un Digital Single Market?
Il punto non è se, ma quanto presto e con che senso di urgenza si creerà un singolo mercato. Ciò dovrà avvenire se ci interessa garantire un futuro alle nuove generazioni e rendere sostenibili le finanze pubbliche. Se l’e-commerce valesse il 15% delle vendite al dettaglio e le barriere nazionali fossero abbattute, il guadagno per i consumatori sarebbe di 204 miliardi di euro, cioè l’1,7% del Pil Ue. Il mercato unico dell’e-communications aumenterebbe il Pil di ulteriori 110 miliardi. Nei prossimi cinque anni, e-commerce e servizi online possono valere sino al 20% dell’occupazione e della crescita. Quanto alle azioni specifiche, la Commissione ha annunciato un progetto per favorire la piena adozione dell’e-procurement per tutti gli acquisti pubblici entro il 2016. In agenda ci sono proposte per assicurare la e-identification transfrontaliera dei lavoratori, la strategia sul cloud computing che rivoluzionerà il mondo delle Pmi. È necessario agire sul copyright, sul collective rights management. E, naturalmente, siamo molto vicini ad intraprendere azioni legali verso gli Stati membri che non hanno ancora rispettato gli impegni di implementare le nuove regole europee sulle Tlc approvate nel 2009.
Le norme italiane sull’accesso disaggregato violano l’indipendenza di Agcom?
Nella regolamentazione Ue sulle Tlc è principio fondamentale che i regolatori nazionali siano indipendenti e abbiano poteri e spazio di prendere decisioni efficaci. Su questo vigiliamo attentamente: abbiamo intrapreso azioni legali quando abbiamo ritenuto minacciato questo principio. Ho alcune perplessità sull’impatto potenziale della norma approvata sul margine discrezionale del regolatore. Sto aspettando che le mie preoccupazioni siano sciolte. Se non lo saranno, non escludo altre azioni.
Che pensa dell’Agenda digitale italiana?
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha il mio totale appoggio. Come tutta l’Italia, anche l’Europa conta su di lui, come me. I piani del governo affrontano le priorità dell’Agenda digitale: infrastrutture, e-commerce, e-gov, alfabetizzazione digitale, ricerca e sviluppo, smart city. Abbiamo molto apprezzato il piano di Monti sulle smart city con investimenti per 260 milioni per il Sud Italia e ulteriori 700 milioni pianificati per il Centro-Nord. Ciò mostra che Monti considera il settore digitale un driver di crescita. L’Ict è proprio questo: un turbo per l’economia italiana ed europea.

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