CRESCITA 2.0

Agenda digitale, ecco le novità nel maxi-emendamento

Leva fiscale per lo sviluppo di Ngn e contenuti digitali, biglietti elettronici e adozione a tappe per gli e-book scolastici tra le novità introdotte dalla commissione Industria del Senato. Rispunta il progetto Tetra ma non c’è posto per e-commerce e alfabetizzazione IT. Insorgono le associazioni di esperti: “Il piano è monco”

Pubblicato il 05 Dic 2012

Federica Meta

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Leva fiscale per spingere le reti Ngn e i contenuti digitali , adozione “progressiva” degli e-book e biglietti elettronici. Sono queste le novità più rilevanti fissate nel maxi emendamento elaborato dalla commissione Industria del Senato al dl Crescita 2.0, su cui il governo ha posto la fiducia in Aula. Il voto di fiducia si terrà domani: alle 9.30 ci saranno le dichiarazioni di voto e alle 10.40 è prevista la prima chiama cosi come deciso dalla conferenza dei capigruppo.

Nell’ultima versione approvata dell’articolo 33 si parla espressamente una società di capitali costituita dalla Cassa depositi e prestiti per lo sviluppo della nuova infrastruttura di comunicazioni italiana. L’emendamento a firma dei senatori del Pd, Luigi Vimercati e Vincenzo Vita prevede credito d’imposta per progetti di realizzazione delle reti a banda ultralarga d’importo inferiore ai 500 milioni. “Al fine di promuovere la competitività del Paese attraverso la modernizzazione dei servizi alle imprese e ai cittadini le agevolazioni del credito d’imposta – si legge nel testo dell’emendamento – sono riconosciute altresì a soggetti privati che partecipano, anche in associazione con altri soggetti privati, alla realizzazione di progetti finalizzati allo sviluppo delle reti Ngn sul territorio nazionale di importo inferiore ai 500 milioni predisposti da un’apposita società di capitali costituita a tal fine dalla Cassa depositi e prestiti, entro e non oltre 4 mesi dall’entrata in vigore” del decreto. Condizioni, criteri e modalità per il riconoscimento del credito d’imposta saranno definite con apposito decreto del ministro dell’Economia da emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge. Il credito d’imposta ha un limite massimo del 50% del valore dell’investimento, ma le agevolazioni fiscali, prevede l’emendamento sulle reti Ngn “sono incrementate del 15% qualora gli investimenti sostenuti dai soggetti privati siano relativi a progetti di sviluppo delle reti Ngn nelle aree territoriali del Mezzogiorno”.

Sempre sul versante delle agevolazioni fiscali arriva anche il credito d’imposta per le “opere dell’ingegno” vendute o noleggiate online. I contenuti coperti dal diritto d’autore potranno beneficiare di un bonus fiscale del 25% dei costi sostenuti, nel rispetto del “de minimis”, per il 2013-2015. Le agevolazioni, concedibili nel limite di spesa di 5 milioni annui e fino a esaurimento delle risorse disponibili, saranno coperte con un aumento del prelievo erariale sui concessionari dei giochi (new slot eccetera) e una diminuzione del compenso per i punti vendita degli stessi.

Viene inoltre rilanciato il progetto Tetra per la realizzazione di una rete interforze per le comunicazioni sicure di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato. Per il programma è autorizzata la spesa di 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2020 e di 60 milioni per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023, risorse da reperire con i tagli della spending review alla PA centrale.

Sempre in tema di Tlc, entro 60 giorni saranno definite le regole sul pagamento degli oneri per limitare le interferenze tra tv digitale e banda larga mobile. Ogni tre mesi il ministero ripartirà i contributi a carico dei vari operatori assegnatari delle frequenze in banda 800 megahertz sulla base dei costi di intervento effettivamente sostenuti. Un “aiuto” ai gestori mobili arriva, infine, con l’estensione del campo applicativo dell’autocertificazione di attivazione degli impianti radioelettrici, con l’obiettivo di agevolare la diffusione della banda larga ultramobile.

Si rallenta invece sull’adozione dei libri digitali. Nella prima versione del decreto sviluppo varata a ottobre dal governo Monti si parlava di obbligo di adizione a partire dal prossimo anno scolastico (il 2013/2014) per le superiori e di quello successivo per il primo ciclo (primarie e medie). L’emendamento votato on commissione al Senato prevede che il collegio dei docenti adotti “esclusivamente libri nella versione digitale o mista, costituita da un testo in formato digitale o cartaceo e da contenuti digitali integrativi, accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto” a partire non dal 2013/2014 ma dal 2014/2015. In quell’anno l’obbligo scatterà per tutti gli ordini di scuola in modo definitivo”.

Nei giorni scorsi la commissione aveva bocciato la proposta – frutto del lavoro della Commissione Trasporti e Tlc della Camera e firmato da Paolo Gentiloni (Pd) e Antonio Palmieri (Pdl) – che prevedeva, a partire dal 1 ° gennaio 2013, in ogni nuovo contratto di servizio tra la Rai e il ministero dello Sviluppo economico un piano di alfabetizzazione informatica e sulle potenzialità dell’economia digitale, utilizzando la televisione generalista, un canale digitale tematico in chiaro e un portale internet dedicato.

Tra gli emendamenti bocciati con parere negativo sia del Governo che del relatore, anche il 5.10 che porta la firma di Enzo Ghigo (Pdl) che prevedeva l’accesso all’Ini-Pec ovvero all’indice nazionale delle caselle di posta elettronica certificata a tutti i cittadini tramite sito Web e senza necessità di autenticazione.

Con la bocciatura della proposta, l’indice Ini-Pec rimarrà riservato alle sole PA, ai professionisti e alle imprese mentre i “semplici” cittadini dovranno utilizzare il registro imprese per scovare le Pec delle società e a quelli degli ordini professionali qualora questi siano pubblici.

La commissione aveva approvato invece l’accesso a internet senza alcuna discriminazione o forma di censura attraverso una carta dei diritti. Nella carta saranno definiti i “principi e i criteri volti a garantire l’accesso universale della cittadinanza alla rete internet senza alcuna discriminazione o forma di censura”.

Le novità introdotte non convincono le associazioni Stati Generali dell’Innovazione, IWA Italy e Roma Startup, che hanno operato in questi mesi per raccogliere dal mondo delle imprese, delle associazioni e dagli esperti le proposte per migliorare il Decreto Crescita 2.0, e che all’’indomani della fine dei lavori in commissione esprimono il loro forte dissenso sulla conclusione del percorso di conversione in legge intrapreso al Senato.

“A fronte delle gravi carenze presenti nel decreto e condivise dalla gran parte degli osservatori in tema di interventi per l’alfabetizzazione digitale, con il ruolo fondamentale della RAI, di incentivi al commercio elettronico, di diffusione della PEC per i cittadini, di strategie e obiettivi per le comunità intelligenti o per la regolamentazione del mercato delle comunicazioni, e per la definizione di misure realmente incisive per le startup – si legge in una nota congiunta – tutti gli emendamenti migliorativi e integrativi presentati su questi temi sono stati respinti nelle Commissioni esaminatrici, in taluni casi con enorme meraviglia degli stessi Senatori proponenti”.

I pochi miglioramenti introdotti, dalla “carta dei diritti di Internet”, alla richiesta di un piano strategico per l’Agenda Digitale, alla previsione per le amministrazioni di un Piano per il Telelavoro, ad alcuni accorgimenti sulle regole per i Dati Aperti e per la gestione dell’Anagrafe della Popolazione Residente, “non mutano il giudizio globale su quanto si poteva fare e non è stato fatto”

“Poiché il governo ha posto la fiducia sul testo uscito dalla Commissione, sia al Senato sia alla Camera data l’imminente scadenza del decreto, non è più possibile rimediare e il testo non sarà più migliorabile – concludono le associazioni – Abbiamo così un’Agenda Digitale monca, in gran parte inattuabile, sicuramente per l’ennesima volta inadeguata al ruolo e status che questo Governo vorrebbe che mantenessimo nell’Unione Europea, ed a ciò che lecitamente si aspetterebbero gli italiani come cittadini di uno dei grandi paesi industrializzati”.

Le associazioni si appellano dunque al Governo “perché si faccia carico rapidamente di introdurre con ulteriori provvedimenti i miglioramenti richiesti dagli emendamenti purtroppo respinti, superando le attuali intollerabili mancanze e all’Agenzia per l’Italia Digitale perché li preveda nel suo piano strategico”.

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