LA RICERCA

Polimi: PA frammentata e in forte ritardo sul cloud

Secondo il Politecnico di Milano solo il 35% degli enti ha avviato un’iniziativa di public cloud, il 41% di private. E sul territorio “resistono” modelli troppo diversi. Mariano Corso: “La parola d’ordine è standardizzazione”

Pubblicato il 19 Nov 2013

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La PA viaggia in ordine sparso sulla “nuvola”. Secondo i risultati emersi dal convegno “Il Cloud per la PA: alla ricerca di una strategia condivisa” organizzato questa mattina a Roma presso la Sala del Garante dall’Osservatorio Cloud & ICT della School of Management del Politecnico di Milano la diffusione del cloud nel settore pubblico è frammentata ed in evidente ritardo: poco più di un ente su tre ha avviato un’iniziativa di public cloud, solo il 41% una di private cloud.

A livello regionale si stanno delineando scenari che puntano all’accentramento dell’erogazione dei servizi, infrastrutturali e applicativi, in generale si rileva un approccio per lo più contingente e tattico nell’adozione del cloud, senza una governance definita e condivisa. Un’accelerazione può arrivare dall’attesa razionalizzazione dei Data center sparsi nel Paese, di cui l’Agenzia per l’Italia Digitale ha appena realizzato il censimento. Ma oggi appare soprattutto necessaria la definizione di una strategia che stabilisca priorità e regole per la diffusione di questa tecnologia tra gli enti pubblici, dallo Stato centrale agli enti locali.

La ricerca dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service evidenzia un chiaro ritardo nella diffusione del cloud nella PA rispetto ai diversi settori del privato. Solo il 35% degli enti pubblici in Italia dichiara di avere attiva oggi almeno un’iniziativa di public cloud, contro il 44% della media nel campione multisettore dell’Osservatorio. E solo il 41% ha un progetto di private cloud, contro il 56% del campione multisettore. Analizzando la situazione nei singoli enti, emerge un approccio tattico al Cloud ed una conoscenza ancora limitata delle opportunità offerte dal Cloud. Questo avviene nei diversi settori del Pubblico.

Nelle aziende sanitarie il cloud è fra gli ambiti considerati meno importanti: solo l’8% dei direttori generali lo considera “molto rilevante”, il 43% “rilevante”. E si analizzano gli ambiti di investimento, il public cloud è fanalino di coda con poco piu’ del 27% di diffusione, anche la percentuale sale includendo i progetti di virtualizzazione delle risorse Ict (63%), il disaster recovery e business continuity (78%) che rappresentano di fatto elementi abilitanti al cloud. Il cloud anche in sanità mostra trend di crescita dinamica, con una crescita che sfiora il 9%.

Anche tra comuni e province la diffusione del Cloud è molto bassa, con percentuali sempre inferiori al 10%. Gli ambiti maggiormente supportati sono gli affari generali (9%), la logistica e gli acquisti, la formazione e l’istruzione (8%). Ma anche qui la diffusione aumenta considerando i servizi di business continuity e disaster recovery (94%)e virtualizzazione (75%). Iniziano ad emergere modelli di aggregazione di comuni che si consorziano per erogare servizi in modo più efficiente.

“Rispetto al public cloud dalla rilevazione sugli enti locali emerge un approccio spesso tattico, poco coordinato e compreso – rileva Alessandro Piva, responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & Ict as a service della School of Management del Politecnico di MilanoII cloud viene spesso inteso solo come percorso interno abilitato dalle tecnologie di virtualizzazione e da adempimenti normativi in termini di business continuity e disaster recovery, senza apprezzarne il vero valore”.

A livello regionale l’attenzione si sta focalizzando su progetti di razionalizzazione dell’infrastruttura votate all’accentramento e ad un modello maggiormente efficiente. La razionalizzazione (nel 77% dei casi) non riguarda solo l’infrastruttura ma anche i servizi applicativi. Gli ambiti di maggiore interesse sono i servizi infrastrutturali di base, la posta elettronica, l’amministrazione e i servizi a supporto della sanità.

A livello centrale si evidenziano approcci diversi, prevalentemente iniziative di singoli ministeri ed enti eentrali, e alcuni servizi applicativi trasversali che vengono erogati a tutti gli enti della PA centrale. “Il quadro che emerge dalla ricerca evidenzia l’esistenza di modelli diversi con logiche differenti per il Cloud nella PA, anche tra organizzazioni con una mission comune – spiega Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud & Ict as a service della School of Management del Politecnico di Milano – C’è una grande frammentazione di iniziative, che rende difficile la standardizzazione ai vari livelli, vanificando gli sforzi della regia nazionale. E’ necessario quindi definire una roadmap che renda il cloud elemento catalizzatore”.

Presentando al convegno il piano di razionalizzazione dei data center, il direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale Agostino Ragosa ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento degli enti pubblici ad ogni livello per rendere attuabile un’evoluzione del Cloud nell’intero panorama nazionale. Ha inoltre enunciato le linee guida per le Regioni sull’efficientamento nell’erogazione dei servizi agli enti locali e per la Pubblica amministrazione centrale. Affinché queste linee guida diventino concrete, l’Agenzia per l’Italia Digitale sta lavorando a stretto contatto con Consip, per definire modalità di accesso ai servizi Cloud che consentano realmente di attuare il percorso verso un modello di Enterprise Public Cloud.

“Il percorso verso il cloud per la PA prevede come primo step la razionalizzazione dell’infrastruttura, insieme a risposte concrete su come rendere attuative le linee guida per permettere agli enti di effettuare gli investimenti necessari – afferma Corso – Ma la razionalizzazione dei aata center rappresenta solo il primo passo, a cui dovranno seguire il consolidamento delle piattaforme e del patrimonio applicativo, l’adozione di nuovi modelli di erogazione cloud ed il ripensamento di processi e modello di servizio”.

“É il momento di cogliere l’occasione perché il cloud rappresenta davvero un’opportunità irrinunciabile – conclude Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud & Ict as a service della School of Management del Politecnico di Milano – Un approccio estemporaneo porterebbe un valore limitato, è necessario crederci fino in fondo. Tutti gli attori in gioco hanno dichiarato disponibilità alla collaborazione. Ora bisogna prendere decisioni, non sono sufficienti le linee guida: è necessario favorire concretamente l’aggregazione e sostenere l’inevitabile sviluppo di competenze. Le condizioni per la diffusione del Cloud nella PA ci sono tutte e anche le risorse per questo scopo non sembrano essere un problema”.

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