AGENDA DIGITALE

Processo telematico, l’Anm frena: “Conservare anche i fascicoli cartacei”

Il 30 giugno scatta l’obbligo di deposito e comunicazione online degli atti giudiziari. Ma l’Associazione nazionale dei magistrati si schiera a favore del doppio regime carta-digitale. E rilancia: “Servono più investimenti in hardware, software e formazione del personale”

Pubblicato il 09 Giu 2014

Federica Meta

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Manca solo qualche settimana all’avvio del processo civile telematico – la scadenza è prevista per il 30 giugno – ma i magistrati tirano il freno a mano. I giudici dell’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) non vogliono infatti “rottamare” del tutto i fascicolo e chiedono che i documenti cartacei siano comunque conservati negli uffici di cancelleria. La richiesta emerge dal documento di proposta conclusivo del tavolo tecnico sull’iniziativa avviato dal ministero della Giustizia elaborato dall’Anm.

Pur evidenziando la necessità di non far slittare l’avvio dell’iniziativa, i giudici considerano “necessaria” la tenuta del fascicolo di ufficio anche in modalità cartacea dato che le norme “delineano chiaramente a carico dei difensori un onere di deposito non solo dell’originale dell’atto, ma anche delle copie ad uso ufficio e dei componenti il collegio”. Secondo l’Anm “non sarebbe legittimo trasferire tale onere a carico dello Stato, mentre è indubbio che il giudice debba continuare a potersi avvalere del formato cartaceo per lo studio della causa e la redazione dei provvedimenti, sia a tutela della propria professionalità che della salute”.

Inoltre per evitare malfunzionamento del procedimento tutto i giudici chiedono la “definizione di una procedura standard e concertata per il rilascio di nuove patch degli applicativi, tale da ridurre i rischi di malfunzionamento e da assicurare una tempestiva informazione/formazione degli utenti”. Sul fronte hardware l’Anm accende i riflettori sulla necessità di di assicurare l’indispensabile dotazione hardware (postazioni fisse, pc portatili, monitor adeguati), ancora gravemente insufficiente, così come la disponibilità di scanner e stampanti per i servizi di cancelleria.

Infine la formazione, ancora – a detta dei magistrati – non sufficiente per affrontare uno switch off totale: nel documento si evidenzia la scarsità di personale, sia dal punto di vista numero sia di competenze digitali, nelle cancellerie. Situazione che giustificherebbe il permanere della carta nei tribunali.

“In conclusione, quanto ai temi di particolare interesse per l’Anm, a parte la forte rivendicazione in ordine alla realizzazione delle condizioni necessarie per garantire il regolare funzionamento del servizio (dotazioni strumentali, affidabilità del sistema, assistenza tecnica, ufficio del processo telematico, etc.), viene ribadita l’esigenza che i giudici possano continuare ad avvalersi della consultazione cartacea degli atti, richiedendo l’adozione delle misure ritenute più idonee a garantire tale condizione, senza gravare i magistrati di ulteriori oneri ed incombenze oltre quelle già svolte anche per la nota carenza del personale di cancelleria (con particolare riferimento all’assistenza in udienza), e si sostiene la proposta – largamente condivisa – di elaborazione di un protocollo unitario e la promozione di un forum fra i rappresentanti del tavolo permanente”.

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