Riforma della Costituzione, allo Stato tutte le competenze informatiche

Un emendamento approvato alla Camera “trasferisce” le competenze sulle piattaforme hardware-software che si aggiungono a quelle sui dati. Coppola: “Riforma importante per mettere fine alla frammentazione. In campo gli strumenti per il coordinamento con le Regioni”

Pubblicato il 11 Feb 2015

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Allo Stato vanno in esclusiva tutte le competenze informatiche, con un emendamento alla costituzione approvato ieri alla Camera. “E’ una svolta: finora lo Stato ha avuto solo le competenze sui dati e così la riforma digitale italiana è stata condannata alla frammentazione”, spiega Paolo Coppola (PD) e consulente del Governo per l’Agenda Digitale. “Adesso lo Stato centrale avrà la competenza esclusiva nel coordinamento informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche”. Così recita infatti il nuovo comma R dell’articolo 117. “E’ la fine della famgerata frammentazione informatica che finora ha regnato in Italia, dove ogni Regioni ha fatto scelte in autonomia sulle piattaforme da adottare”. “Adesso abbiamo gli strumenti per coordinare la riforma informatica in tutte le Regioni”, secondo le linee guida del Crescita Digitale. Possiamo considerare questo emendamento un tassello importante per compiere l’Agenda Digitale schivando uno dei principali rischi: un coordinamento insufficiente Stato-Regioni.

Certo, bisognerà aspettare che si compia l’iter della riforma costituzionale, ora in corso, e che il testo passi in Senato: “ma non ci aspettiamo sorprese, perché tutte le forze politiche l’hanno votato all’unanimità”.

L’emendamento ha avuto, del resto, una vita anomala. Coppola è stato il primo a presentarlo e poi l’ha ritirato. Idem per Stefano Quintarelli (Scelta Civica): l’ha dovuto ritirare perché altrimenti “lo avremmo votato subito e sarebbe stato bocciato, dato che è entrato in aula con parere contrario del governo, della commissione e del relatore di minoranza”, ha detto durante la discussione in Aula. Ma poi “Antonio Palmieri (Forza Italia) ha fatto proprio l’emendamento e lo ha sostenuto con un intervento molto toccante, seguito dal sostegno di Rocco Buttiglione e poi a seguire rappresentanti da tutti i gruppi”. Di qui il voto all’unanimità (con due astenuti).

Quintarelli, nell’annunciare il ritiro dell’emendamento, ha spiegato in Aula che “il comma R dell’articolo 117 della Costituzione, che prevede una competenza centrale dello Stato nel coordinamento informatico solamente dei dati, nasce in un’epoca, di fatto, pre-internet, quando ci si scambiava i dati con stampe, nastri e dischi. Oggi, nel secolo della rete, limitare il coordinamento informatico ai soli dati è come accordarsi su dimensione del pallone e del campo, ma non su come funzionano rimessa laterale e fuorigioco. Sono convinto che, in un’epoca in cui internet rende il mondo un punto, rinunciare al coordinamento informatico equivalga a rinunciare ad una leva importante per l’efficacia della macchina amministrativa, di riduzione di duplicazioni, sprechi e inefficienze a beneficio di cittadini ed imprese”.

“Questo è un emendamento utile al Paese” ha ammonito Palmieri, che l’ha fatto suo, invitando quindi esecutivo e relatori a “mettersi una mano sulla coscienza digitale” e rivedere il proprio parere.

In Aula, il deputato dell’Intergruppo per l’Innovazione Rocco Buttiglione (AP), ha sottolineato come l’emendamento in questione portasse la Costituzione “su un terreno decisivo per il futuro del paese”.

Sulla stessa linea l’intervento di un altro membro dell’Intergruppo per l’innovazione, Catalano (PSI-PLI) che ha affermato che “senza questo passo importante non si possono veramente sfruttare al meglio le potenzialità del nostro Paese” e numerosi altri interventi da parte di esponenti di tutti i gruppi parlamentari, da Forza Italia al Movimento Cinque Stelle.

Finché il relatore di minoranza, Matteo Bragantini (LNA), non ha mutato il proprio parere invitando il governo a fare lo stesso.

E così è stato, con la Ministra Boschi che, riconoscendo l’utilità del dibattito parlamentare e ringraziando i membri dell’Intergruppo per l’innovazione, annuncia finalmente il parere favorevole anche dell’esecutivo.

L’emendamento a quel punto va ai voti e passa con 364 favorevoli su 368 presenti, e nessun voto contrario.

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