IL CASO

Samsung, il vp non ci sta: appello contro la condanna

Lee Jae-Yong ricorre contro i cinque anni di reclusione inflitti dalla Corte coreana per corruzione, falso giuramento e abuso di beni sociali. Era rimasto coinvolto nell’inchiesta che ha travolto la presidente sudcoreana Park Geun-Hye

Pubblicato il 28 Ago 2017

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Lee Jae-Yong fa appello. Il vice presidente di Samsung Electronics, condannato a cinque anni di reclusione per corruzione e altri capi d’imputazione che gli è stata inflitta lo scorso venerdì, ha presentato attraverso il proprio legale appello contro la condanna. Lo si apprende dal sito del tribunale distrettuale centrale di Seul, che non fornisce però dettagli in merito. Il dossier sarà ora assegnato a una corte d’appello.

Lo scandalo in cui è rimasto implicato Lee, cha ha portato anche alla condanna a 4 anni di carcere per altri 4 manager Samsung, ha tenuto banco negli ultimi mesi in Corea del Sud, in una vicenda più ampia che tra le proprie conseguenze ha visto l’impeachment per la prima presidente donna del Paese, Park Geun-hye.

La condanna per Lee è stata inferiore rispetto alle conclusioni della procura, che aveva chiesto per lui 12 anni di carcere. I legali del manager, in ogni caso, hanno già fatto sapere di essere pronti a ricorrere in appello.

Tra le conseguenze più immediate del pronunciamento della corte c’è un periodo di incertezza per i vertici del colosso dell’elettronica, che rischia di rimanere per anni senza timone. Samsung è un impero industriale del valore di mercato di oltre 80 miliardi di dollari, alla guida del quale Lee Jae-yong era destinato dopo i problemi di salute accusati dal padre, Lee Kun-hee senior, che lo avevano costretto a lasciare il timone del gruppo nel 2014.

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