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Coriglioni: “Imprese laziali a corto di Adsl2”

Il presidente della sezione IT di Unindustria accende i riflettori sul gap regionale: “La mancanza di fibra frena lo sviluppo tecnologico delle aziende”

Pubblicato il 03 Apr 2012

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«Con circa il 90% di copertura di Adsl e circa il 40% di Adsl2+ , il Lazio si attesta nella media nazionale. Ma questa non è necessariamente una buona notizia». Augusto Coriglioni, presidente sezione Information Technology di Unindustria (Unione degli industriali delle imprese del Lazio) fa il punto sulla situazione nella regione, evidenziandone luci e ombre.
Perché l’allineamento della copertura regionale con la media nazionale non è una buona notizia? Non c’è divario digitale …
La situazione è più complessa di così. Quando dico che non si tratta di una buona notizia, mi riferisco alla percentuale di copertura relativa all’Adsl2+ ancora scarsa sul territorio locale così come nel resto Paese. Tale scarsità frena lo sviluppo tecnologico all’interno dell’impresa: pensiamo, ad esempio, all’adozione di soluzioni as a service o di cloud computing. Una piena diffusione di queste tecnologie richiede che il territorio sia dotato di infrastrutture di telecomunicazioni di nuova generazione. La rete ad alta velocità è infatti componente essenziale del servizio, dato che permette l’accesso a risorse centralizzate in remoto e non direttamente disponibili fisicamente: senza di essa il cloud computing non può essere fornito adeguatamente. E se al momento un accesso in banda larga alla velocità di 20 mega bit al secondo può considerarsi sufficiente per un certo livello di fruizione dei servizi di cloud, tra un anno questa velocità potrebbe rivelarsi pregiudizievole per l’utilizzo delle opportunità più innovative e più competitive.
Quindi sono le imprese stesse a chiedere una banda ancora più larga?
Per quanto riguarda le Pmi, la dotazione di rete è sufficiente per il tipo di utilizzo che se ne fa che, nella maggior parte dei casi, è abbastanza basilare. E anche se finora la percentuale di imprese che chiede la fibra è bassa, questo non vuol dire che non ci debba essere un impegno a realizzarla.
Lei dice: facciamo la fibra anche se alle imprese laziali ancora non serve?
Ma la fibra serve eccome, soprattutto per dare la stura allo sviluppo e alla fruizione di servizi innovativi erogati da banche – e-banking piuttosto che e-commerce – o dalle pubbliche amministrazioni. Si tratta di prestazioni che, impattando positivamente sui risparmi delle imprese, possono fare da volano per la competitività del territorio e colmare i gap locali.
Nel Lazio esiste un forte divario tra i distretti di Roma e quelli della altre province?
Diciamo che ci sono – e questo rispecchia un po’ il contesto nazionale – isole felici e isole meno felici. Certamente i distretti romani sono privilegiati dalla vicinanza alla Capitale, dove passano tutte le grandi portanti infrastrutturali. Soffrono un po’ di più le imprese del Reatino e del Frusinate. In questo senso è necessario un impegno delle istituzioni locali, ma anche nazionali, per non lasciare indietro nessuno, dando a tutte le realtà produttive la stessa opportunità di sviluppo innovativo.

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