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Elettrosmog Lte, Ravera (3 Italia): “Limiti troppo bassi”

Parla il Chief Operating Officer di 3 Italia: “Gli operatori hanno una posizione condivisa: chiediamo un intervento risolutore a politici e tecnici”

Pubblicato il 06 Lug 2012

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«In Italia i limiti previsti dalle norme sull’elettromagnetismo sono i più stringenti d’Europa. Questo, unitamente al moltiplicarsi delle reti (Gsm, Umts e Lte) e alla necessità da parte degli operatori di condividere i siti, rende impossibile il roll out delle reti Lte su siti già esistenti. L’Italia dovrebbe allinearsi alle norme europee, dove la media è di 40 v/m». Non usa mezzi termini Dina Ravera, Chief Operating Officer di 3 Italia, sottolineando che l’impossibilità del riuso dei siti Gsm e Umts esistenti è un problema comune a tutti gli operatori.
Secondo la manager di 3 Italia, il fatto di mettere una nuova tecnologia sui siti esistenti e di condividere i siti con altri operatori si va a scontrare con i limiti sull’elettromagnetismo in vigore in Italia. “Condividendo i siti andremmo a superare i limiti dell’elettromagnetismo che rendono quindi impossibile lo sharing delle reti fra diversi operatori”, aggiunge Ravera. “Da una parte abbiamo siti che non possono essere utilizzati per i motivi di cui sopra – prosegue Ravera -, dall’altra la moltiplicazione di reti e frequenze: 900 e 1800 Mhz per il Gsm (per i competitors), 2100 Mhz per l’Umts, 800 e 2600 Mhz per l’Lte e, a breve, 1800 Mhz per tutti gli operatori”.
L’utilizzo di più frequenze corrisponde a maggiore capacità: un vantaggio non solo per gli operatori ma per lo sviluppo del paese. “Uno sviluppo che oggi è fortemente limitato dalle norme sull’elettromagnetismo – attacca Ravera – lo sviluppo dell’Lte è fortemente a rischio e in via indiretta in questo modo si blocca lo sviluppo dell’innovazione nel Paese”. Un freno alla tecnologia e all’Agenda Digitale, secondo 3 Italia.


“Gli operatori chiedono agli organi tecnici e politici di trovare una risposta veramente risolutiva e non un semplice palliativo – chiede Ravera -. Ad esempio: una norma che tenga conto delle rilevazioni all’interno del palazzo e non all’esterno del palazzo sarebbe una modifica che porterebbe di fatto ad un innalzamento dei limiti di emissione elettromagnetica, facilitando il roll out dell’Lte. Ebbene, questo sarebbe un intervento che in ogni caso non sarebbe sufficiente a risolvere il problema”. Anche a livello Asstel gli operatori stanno cercando di arrivare ad una soluzione percorribile.


“Noi come 3 Italia stiamo investendo tantissimo nello sviluppo della rete tecnologica – aggiunge Ravera -. Esclusi gli oneri per l’asta Lte, nel biennio 2011-2012 abbiamo investito più di un miliardo di euro per potenziare la nostra rete sia in termini di copertura, per raggiungere in due anni 800 nuovi comuni in banda larga entro l’anno. Abbiamo anche investito per rendere la nostra rete più capiente, trasformando in full Ip tutte le nostre dorsali di trasporto e di backhauling. In termini di prestazioni ciò significa che offriamo prestazioni a 42 mbps in tutta Italia”.


Nel biennio 2012-2013 è previsto un ulteriore investimento di un miliardo di euro, per la realizzazione di 2mila siti nuovi “Lte ready” e per il network Lte nelle maggiori città italiane nei prossimi due o tre anni. Altri investimenti sono previsti sulla frequenza a 900 Mhz per migliorare le prestazioni all’interno delle case.
Per fine anno l’operatore controllato da Hutchison Whampoa prevede di iniziare la copertura Lte, sui tre blocchi delle frequenze a 1800 Mhz di cui già dispone. L’accensione dell’Lte avverrà per zone a partire da fine anno.

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