L'ASSEGNAZIONE

Frequenze, è bufera sul ministero di Passera

Polemiche sul Mise che fa scattare l’assegnazione alle emittenti, per 20 anni, dei diritti d’uso. D’Angelo (Agcom): inaccettabile accelerazione. Interrogazione del Pd. Critiche da Udc, idv, Radicali e Pdci

Pubblicato il 11 Lug 2012

P.A.

passera-120125170120

Frequenze, è bufera sul blitz del ministero dello Sviluppo economico. Il ministero di Corrado Passera ha inviato ieri agli operatori di rete televisivi nazionali e locali i provvedimenti relativi all’assegnazione dei diritti d’uso definitivi delle frequenze televisive, procedura che secondo la Finanziaria 2010 di Tremonti prevedeva “l’obbligo di trasformare i titoli provvisori (rilasciati a livello regionale dal 2008 al 2012) in definitivi entro il 30 giugno 2012, in coincidenza con il passaggio al digitale su tutto il territorio nazionale”, come annunciato da una nota del Mise.

“Alle emittenti nazionali – spiega il ministero – sono state rilasciate complessivamente 19 frequenze (16 in Dvbt: 4 a Rai, 4 a Mediaset, 3 a Telecom Italia Media e 5 ad altri soggetti; 3 in Dvbh) coerentemente alla pianificazione concordata in sede comunitaria e attuata con la delibera Agcom 181/09 Cons. A questa prima tranche si aggiungeranno altre 6 frequenze, che saranno assegnate secondo la gara a offerta economica recentemente stabilita dal governo”.

Ma sulla decisione del ministero sta preparandosi un terremoto. Il primo a uscire allo scoperto è Nicola D’Angelo, commissario dell’Agcom “uscente”: per l’operazione è stata adottata, secondo D’Angelo, “una incomprensibile accelerazione”. Duro anche il commento del senatore Vincenzo Vita (Pd): “Il ministro deve tornare subito sui suoi passi”, dice annunciando un’immediata interrogazione firmata anche da Paolo Gentiloni, Pd. “Un altro grave regalo a Mediaset”.

Critico anche il deputato dell’Udc Roberto Rao: “Credo il provvedimento sia intempestivo, se non altro nei confronti dell’Autorità che deve ancora insediarsi e che ha proprio il tema delle frequenze come primo ineludibile tema in agenda – dice Rao – La sensazione a caldo è che la fretta, peraltro poco comprensibile, sia stata cattiva consigliera per il Ministero, che non mi sembra abbia tenuto nel debito conto il problema del coordinamento internazionale e la possibilità, recentemente ribadita durante la Conferenza di Ginevra, di destinare anche le frequenze in banda 700Mhz alla larga banda mobile”.

Aggiunge Rao: “Assegnare per 20 anni in via definitiva 19 frequenze nazionali, cui si aggiungeranno presto le 6 dell’ormai ex beauty contest, significa sostanzialmente – tenendo anche in considerazione le istanze dell’emittenza locale – gettare le basi per una situazione ad alto rischio conflittualità, interna ed internazionale”.

Comprendo le esigenze di stabilità e di certezza avanzate dagli operatori – continua l’esponente dell’Udc – e sono certo che il provvedimento volesse andare in questa direzione, ma temo che la soluzione escogitata dal Ministero sia inadatta e che rischi, al contrario, di regalare ai destinatari dei provvedimenti di assegnazione un potere contrattuale eccessivo, che potrebbe ritorcersi contro lo Stato nel momento in cui si dovessero ipotizzare modifiche. Penso, per fare un esempio, al 2018, data immaginata da OfCom per riallocare lo spettro in banda 700Mhz a favore della banda larga mobile”. “Da non sottovalutare – chiude Rao – anche il rischio di pregiudizio per la RAI, essendo noto che solo 3 delle frequenze ad essa assegnate o assegnabili sono di buona qualità e che le altre, viceversa, hanno maggiori problemi di interferenze e non sono coordinate”.

Anche il senatore dei Radicali Marco Perduca boccia il provvedimento: “Noi avevamo da sempre criticato il famigerato beauty contest – dice Perduca – però non certo auspicando qualcosa del genere. Con un’interrogazione a febbraio avevamo chiesto al Governo se non ritenesse opportuno di riservare alcune frequenze alla rete o ai media indipendenti, per garantire in Italia la più ampia connettività possibile e risolvere i problemi dell’Agenda Digitale, in ottica di ‘frequenze bene comune’ sulla falsariga di ‘acqua bene comune’. Questa decisione sembra una risposta del Governo a tutti coloro che gravitano intorno alla Rai, partiti e operatori non del tutto soddisfatti con le nomine del cda e in con la nomina di presidente e direttore, per mettere un po’ tranquilli tutti. Fa ridere insistere nel non investire su Internet, che è il futuro del settore, e insistere sulle tv, che sono tutte in grave crisi”.

Sulla stessa linea Felice Belisario, capogruppo dell’Idv “Il ministro Passera risponda alla nostra interrogazione parlamentare e chiarisca il rinnovo delle autorizzazioni per le frequenze televisive, addirittura ventennale, con cui ha sancito definitivamente il monopolio di Mediaset e Rai. E’ un macigno sul pluralismo e la concorrenza, l’ennesima conferma che questo Governo agisce sotto un ricatto politico – dice – La trasformazione dei titoli da provvisori a definitivi – aggiunge – è un regalo con i fiocchi alle emittenti nazionali, Mediaset in testa, che potranno conservare la propria posizione dominante nel mercato televisivo. E’ forte il sospetto che si tratti di una contropartita per l’ammorbidimento del Pdl sulla nomina di Anna Maria Tarantola. Una mossa spregiudicata che danneggia lo sviluppo del Paese, anche perche’ manca ancora un Piano nazionale di assegnazione delle frequenze. I vertici dell’Agcom dimostrino la loro indipendenza e battano un colpo, perche’ siamo di fronte ad un vero e proprio abuso. Anche con i tecnici al Governo – conclude Belisario – i beni pubblici vengono sfruttati per favorire i soliti noti, in un intramontabile conflitto di interessi’.

Infine, Alessandro Pignatiello della Segreteria nazionale del Pdci .”Prima sbandierano l’abolizione del ‘beauty contest’, poi annunciano l’asta onerosa ed ora rinnovano con un semplice documento amministrativo le frequenze televisive sino al 2020. Tutto ciò è a dir poco scandaloso se non addirittura sospetto. Anche perchè le frequenze tv sono un bene pubblico la cui concessione può e deve generare risorse preziose per le casse dello Stato. Una cosa è certa, il governo Monti dimostra ogni giorno quanto sia lesto nel far cassa sulla pelle degli italiani e a dir poco indolente nell’affrontare le altre questioni. Un governo ‘tecnicamente’ non sintonizzato con il Paese”.

Per un gioco di anticipi l’operazione del ministero rischia di assegnare, insieme alle frequenze che vengono date in concessione per 20 anni, una serie di diritti che potrebbero fruttare ai loro detentori circa 16 miliardi di euro, calcolando il valore delle frequenze (in questo caso 40 canali) sulla base degli incassi dell’asta Lte di settembre (400 milioni a canale).

“La durata prevista dei diritti d’uso, analogamente a quanto previsto da altri settori delle tlc, è di 20 anni – spiega ancora il ministero – così come consentito dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche e dal regolamento Agcom 353/11/Cons, secondo cui il periodo di rilascio dev’essere adeguato per consentire l’ammortamento degli investimenti necessari per la valorizzazione delle infrastrutture che operano su tali frequenze. Lo Stato potrà comunque apporre limitazioni, condizioni e obblighi sulle frequenze date in uso, anche in seguito a disposizioni comunitarie che dovessero essere emanate in materia, a deliberazioni adottate dall’Autorità nonché ad atti e provvedimenti emanati dal Mise. Per tale ragione, nello stesso provvedimento è previsto che il diritto d’uso possa esercitarsi su frequenze diverse da quelle assegnate, che consentano un’eguale capacità trasmissiva”.

“Il rilascio dei diritti d’uso – si legge ancora nella nota del ministero – è pienamente in linea con quanto delineato dal decreto legge n. 16/12 convertito in legge n. 44/2012 che prevede che l’Autorità ed il ministero adottino ogni azione utile a garantire la concorrenza, l’uso efficiente e la valorizzazione economica dello spettro radio, in conformità alla politica di gestione stabilita dall’Unione europea e agli obiettivi dell’agenda digitale comunitaria e nazionale, anche attraverso la promozione degli studi e delle sperimentazioni di cui alla risoluzione 6/8Wrc 2012 e il puntuale adeguamento alle possibilità consentite dalla disciplina internazionale dello spettro radio, nonché a favorire la diffusione degli standard televisivi Mpeg-4 e Dvb-T2″.

“Con l’assegnazione dei diritti d’uso e il completamento, avvenuti negli scorsi giorni, della transizione alla tv digitale, prosegue il processo di razionalizzazione ed efficientamento dello spettro italiano previsto dalla normativa vigente. In questo modo – conclude la nota – l’assetto frequenziale potrà assumere un assetto più stabile e fortemente predisposto alle future innovazioni tecnologiche, che consentiranno al mercato televisivo di consolidarsi e svilupparsi ulteriormente”.

D’Angelo (Agcom): Così si compromette il futuro dello spettro

Il consigliere uscente dell’Agcom Nicola D’Angelo, ha scritto una lettera per denunciare come l’assegnazione comprometta il futuro dello spettro nazionale. Lo scrive il Sole 24 Ore, aggiungendo che l’assegnazione “definitiva” è prevista dalla legge 220 del 31 dicembre 2010, la finanziaria di Giulio Tremonti, precisata dalla 75 del 2011. Con le nuove direttive europee recepite dall’Italia è in vigore la neutralità tecnologica: chi, come Mediaset, ha un multiplex autorizzato a trasmettere per lo standard Dvb-h, destinato ai telefoni cellulari e ormai defunto, potrà ottenere in brevissimo tempo quella per trasmettere in Dvb-t e arrivare a tutti i televisori.

Il primo dei motivi per cui sarebbe stato meglio, da parte del ministero, attendere prima di rilasciare autorizzazioni per vent’anni che congelano l’uso dello spettro è il mancato coordinamento internazionale con i paesi confinanti. Si rischia, continua il Sole 24 Ore, di autorizzare frequenze, come quelle che ha il Gruppo l’Espresso sull’Adriatico, che non saranno mai registrate a Ginevra, ovvero riconosciute a livello internazionale, senza l’accordo con la Croazia.

Secondo: appare impossibile assegnare alle tv locali le frequenze definitive quando molte di loro occupano, nelle regioni passate al digitale prima della fine del 2010, escluse Sardegna e Val d’Aosta, frequenze i cui diritti d’uso sono stati venduti all’asta alle compagnie telefoniche e non sanno ancora su quali trasmetteranno.

Terzo: la Rai ha delle frequenze non coordinate: se le avrà assegnate sarà la prima volta che non potrà registrarle a Ginevra. Questo, mentre in altre molte regioni passate al digitale la ricezione dei canali Rai è spesso proibitiva.

Quarto: ci sono situazioni di contenzioso aperto: Europa7 ha ottenuto dal Tar del Lazio – il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Ministero – il rispetto dell’accordo siglato con il Ministero stesso che le assegna frequenze integrative rispetto al canale 8 Vhf, necessarie a coprire l’intera popolazione.

Un altro motivo, forse il principale, è che la banda a 700 Mhz è stata destinata, in sede internazionale, ad essere utilizzata anche per la banda larga mobile a partire dal 2015. Senza quei canali si ridurrebbero di un terzo quelli a disposizione della tv terrestre.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2