DECRETO CRESCITA 2.0

Elettrosmog, Vita (Pd): “Pronto emendamento per abrogare revisione”

Il senatore democratico contrario alla modifica dei tempi di rilevamento dei campi elettromagnetici, contenuta nel Dl che si trova al vaglio del Senato

Pubblicato il 13 Nov 2012

P.A.

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“E’ pronto un emendamento per abrogare l’articolo 14 del decreto sviluppo che prevede la modifica dei tempi di rilevamento dei campi elettromagnetici. Ma nel settore delle telecomunicazioni e nei rischi correlati alla salute dei cittadini serve più coraggio e sarebbe auspicabile che questo tema sia anche al centro del programma dei candidati del Partito democratico”. Ad affermarlo è Vincenzo Vita, senatore Pd intervenuto oggi a Roma al convegno ‘Campi elettromagnetici e salute: c’e’ il rischio di un disastro ambientale con il decreto crescita?’ organizzato a Roma dall’International Commission for Electromagnetic Safety (Icems), dall’universita’ di Roma Tre e dall’ateneo della Tuscia, con la collaborazione dell’Associazione malattie da intossicazione cronica e ambientale (Amica).

Un’iniziativa per dire ‘no’ alla modifica – prevista dal recente ‘decreto sviluppo’ ora all’esame del Senato – dei limiti attuali per misurare i campi elettromagnetici. La nuova legge prevederebbe il passaggio delle rilevazioni dalla durata attuale di 6 minuti alle 24 ore proposte nell’articolo 14 del Dl.

La modifica, caldeggiata dagli operatori, rende meno gravoso il limite italiano sulle emissioni (6 volt al metro, di gran lungo il più basso in Europa). Stabilisce che la media dei valori debba essere calcolata nelle 24 ore, mentre prima la misurazione teneva conto dei sei minuti di maggiore emissione, limite che l’emendamento di cui parla il senatore Vita vorrebbe ripristinare. La media con la revisione prevista dal decreto spalmerebbe la misurazione nell’arco della giornata e quindi le emissioni reali potrebbero essere più vicine al limite di 6 volt al metro (cioè essere solo poco inferiori a questo valore). Con una misurazione basata sui sei minuti di picco, invece, gli operatori sono costretti, per non sforare, a tenersi molto più bassi (circa 4 volte al metro, quindi persino meno rispetto ai già stringenti limiti italiani).

La maggiore elasticità consentirebbe agli operatori di mettere l’Lte sulle antenne già presenti e quindi non solo di ridurre i costi, ma anche di accelerare la copertura.

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