L'OPERAZIONE

Telecom-3 Italia, fusione in agenda

L’azienda presieduta da Bernabè e Hutchison Whampoa confermano “contatti preliminari” in vista di un possibile merger. Il tema sul tavolo del cda dell’11 aprile. Dopo una giornata altalenante il titolo chiude in Borsa a +1%

Pubblicato il 05 Apr 2013

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Su richiesta di Consob Telecom Italia precisa “che sono intercorsi contatti preliminari con il Gruppo Hutchison Whampoa per lo studio di una possibile integrazione con 3 Italia. Lo stato assolutamente embrionale e preliminare dei contatti, impedisce alla Società di commentare ulteriormente la notizia”. Lo fa sapere l’azienda specificando che “l’argomento sarà oggetto di rappresentazione verso il Consiglio di Amministrazione della Società nella riunione calendarizzata per il giorno 11 aprile”. Anche Hutchison ufficializza i contatti con Telecom: ”La società conferma che ci sono stati preliminari contatti esplorativi tra Telecom e 3 Italia. Per una possibile integrazione tra le loro attività” fanno sapere dall’azienda cinese.

Altalena in Borsa per il titolo Telecom, che dopo un’apertura al rialzo (+1,21%) stava andando in calo, per risalire a +2,77% dopo la conferma dei contatti con la conglomerata cinese e chiudere a +1%.

L’ad Marco Patuano stamani ha negato trattative per l’ingresso di fondi sovrani nel capitale del colosso tlc: “Non ci sono, che io sappia negoziazioni di nessun tipo”.

Gli analisti ritengono che l’operazione 3 Italia-Telecom potrebbe aver senso dal punto di vista industriale, anche se si pongono alcuni nodi: questioni Antitrust, verosimile opposizione politica e dei soci Telco. 3 Italia, ricorda Equita, ha ricavi per circa 2 mld, un Ebitda di 264 mln e circa 10 mln di clienti. Negli ultimi due anni il gruppo ha investito 1 miliardi nella rete. “Sulla base di questi numeri, stimiamo che, in caso di merger, le sinergie potenziali per Telecom potrebbero essere in un range di 0,25 mld a livello di opex e 0,5 mld a livello di capex per alcuni anni. Crediamo”, sostiene Equita, “che il valore dell’implementazione delle sinergie potrebbe essere intorno ai 3 miliardi. Ipotizzando una potenziale valutazione di 3 Italia a 2 mld, la creazione di valore sarebbe di 1 miliardi o circa il 9% dell’attuale capitalizzazione di mercato” di TI.

“Il maggior beneficio” per Equita “potrebbe derivare dalla semplificazione del contesto competitivo, con vantaggi indiretti per l’intera industria e un possibile miglioramento dei multipli di mercato di Telecom”. Hutchison avrebbe poco meno del 20% del capitale di TI, “rafforzando” secondo gli esperti “la qualità della struttura dell’azionariato”. L’operazione pero’, sottolineano gli analisti, deve avere l’approvazione dell’Antitrust in quanto le due societa’ hanno una forte quota di mercato. “Anche Telco potrebbe essere un ostacolo. A novembre”, ricorda Equita, “il gruppo ha rifiutato un aumento di capitale riservato per Sawiris“. In conclusione, il deal sarebbe “molto positivo, ma sembra essere piuttosto incerto, mentre è abbastanza chiaro che il trend fondamentale del business è piuttosto negativo”, spiega Equita.

Ubs ricorda che “non ci sono indicazioni sull’Ev implicito di 3 Italia. Ipotizzando il caso migliore, l’apporto di asset a TI senza debito – con l’Ev di 3 Italia pari all’equity value indicato di 2 miliardi – e le sinergie fino al 20% della base dei costi cash di 3 Italia, troviamo comunque la valutazione implicita nelle indicazioni di stampa non interessante”, commentano gli analisti di Ubs (rating sell, target a 0,45 euro). Per gli esperti neppure gli eventuali benefici competitivi derivanti dal consolidamento sembrano un sufficiente supporto valutativo. Inoltre, al di là delle implicazioni sul valore, Ubs resta scettica sulla fattibilità dell’operazione. “I nostri dubbi spaziano dall’adattabilità del business model di Telecom con quello di 3 Italia ai potenziali ostacoli regolatori e politici. L’Antitrust potrebbe bloccare l’operazione o imporre significativi rimedi competitivi, con la nuova TI che avrebbe una quota di mercato del 42%”. “L’opposizione politica”, prosegue Ubs, “potrebbe dimostrarsi un ostacolo anche maggiore, nel caso in cui il deal consentisse ad Hutchison Whampoa di diventare il maggior azionista di TI, come implicito nella valutazione di 3 Italia indicata dalla stampa”.

Anche per Cheuvreux l’operazione “non sarebbe fattibile per TI alla luce della forte diluizione degli azionisti, a fronte di un modesto contributo agli utili”. Per gli analisti “un consolidamento nel mercato tlc italiano sarebbe di grande beneficio per Telecom” e potrebbe essere “l’unico potenziale catalizzatore positivo per l’azione. Per Telecom il deal avrebbe però solo un piccolo impatto positivo sui numeri, ma porterebbe a una sostanziale diluizione dell’equity, dal momento che di 40 miliardi di Ev solo 10 miliardi sono equity e di questi solo 7 mld sono rappresentati da azioni con diritto di voto”.

Banca Akros ritiene che l’elevato ammontare del debito di TI escluda un qualsiasi deal cash e quindi “ci dovremmo attendere un aumento di capitale riservato in favore di Hutchison Whampoa. Ipotizzando questo come scenario base, un Ev di 2 milioni e un’operazione senza impatto sul debito ai prezzi attuali di Borsa di TI, la quota di Hutchison in Telecom sarebbe paragonabile al 22,5% di Telco. La fusione del veicolo di acquisizione con Telco cementerebbe la presa su TI e allora ulteriori movimenti in Telco sarebbero probabili”, con Akros che si interroga su un’eventuale uscita di Telefonica. “La politica del dividendo di Telecom potrebbe poi essere rivista”.

Per Banca Akros l’operazione con 3 Italia avrebbe “un pay-off potenzialmente ampio, ma le reali chance di questo deal sono basse” per via di problemi Antitrust, per questioni fiscali e sul controllo della società. Gli analisti consigliano dunque di “stare attenti all’ottimismo eccessivo” e ritengono che la volatilità resterà alta sul titolo Telecom, anche perché “era sui minimi storici prima che uscisse il rumor, quindi qualsiasi notizia è un’occasione per un rapido balzo”.

Parla di un possibile aumento di capitale riservato ad Hutchison anche Deutsche Bank, che è più ottimista sull’operazione TI-3 Italia, che avrebbe “una forte logica industriale e finanziaria per tutte le parti coinvolte”. Il deal per gli analisti potrebbe svilupparsi secondo le seguenti modalità: Hutchison Whampoa potrebbe conferire 3 Italia a Telecom e in cambio riceverebbe azioni pari a 3,9 mld euro emesse a 1,2 euro (aumento di capitale riservato) con Hutchison che, a sua volta potrebbe, conferire i suoi nuovi titoli in Telco. Secondo le prime analisi della banca tedesca l’Eps al 2014 potrebbe così aumentare del 3% e l’Ebitda potrebbe salire nell’ordine di 0,7-1 mld nel biennio 2013/2014 grazie alla sinergie (8% delle vendite combinate) e al contributo di 3 Italia. Inoltre il rapporto debito/Ebitda migliorerebbe a 2,17 da 2,32 e verrebbero eliminati due rischi maggiori: il primo legato alla politica commerciale di 3, che sta iniziando a colpire i competitor, principalmente Wind, ma anche la stessa Telecom (e Vodafone), mentre il secondo riguarda il rafforzamento del capitale di Telco che potrebbe, quindi, aumentare il suo debito per riacquistare le eventuali quote di soci pronti ad uscire.

Secondo Societe Generale l’operazione con 3 Italia sarebbe positivo per l’ex monopolista.

Intanto 3 Italia sarebbe finita anche nel mirino di Vimpelcom. Per molti analisti potrebbe avere un maggior significato un matrimonio con Wind, oggi controllata dal colosso russo Vimpelcom, che dispone di liquidità abbondante per nuovi investimenti.

Asati: “Appoggio a Bernabè in potenziale M&A

In una nota diffusa oggi, Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, si schiera con il presidente esecutivo Franco Bernabè: “In riferimento alle indiscrezioni di stampa di ieri e al comunicato di Telecom I., circa l’eventuale accordo con H3g, e considerata la criticità della situazione attuale, Asati ha confermato la fiducia nel presidente esecutivo, Franco Bernabè, nel proporre, prima al Cda dell’11 aprile e poi all’assemblea degli azionisti del 17 aprile, le strategie di un potenziale accordo economico-industriale con un socio estero”, afferma l’associazione.
“Asati – continua la nota – si opporrà con tutti i mezzi e in ogni sede a eventuali ulteriori veti pregiudiziali dell’azionista di riferimento sia verso ogni tipo di accordo, sia verso qualsiasi aumento di capitale, poiché è convinta che proprio tali atteggiamenti, ispirati più a interessi di parte che a interessi reali di Telecom Italia siano le cause più importanti delle attuali criticità della società”.
“Se l’azionista di riferimento dovesse rifiutare anche questa volta ogni trattativa con altri potenziali soci – continua Asati – allora avrà il dovere e la responsabilità di iniettare direttamente e immediatamente le risorse finanziarie indispensabili per far fronte alla situazione attuale. Quanto alla presenza di Telefonica in Telco, Asati fin dall’assemblea del 2008 aveva denunciato che le sinergie sarebbero state quasi inesistenti, e che viceversa i conflitti di Telefonica avrebbero costituito un serio problema, come dimostrato dalle pesanti difficolta’ createsi con le autorità in Argentina e Brasile”.
“Se anche Telefonica mostrerà una opposizione al progetto solo in fieri probabilmente proposto dal presidente già nel prossimo Cda – aggiunge Asati – chiunque abbia a cuore l’interesse di Telecom dovrebbe concludere che si creerebbe la situazione di chi ha in casa un potenziale predatore che è solo in attesa che la situazione diventi drammatica a tal punto da permettergli di acquisire successivamente a costi contenuti Tim Brasil, eliminando un pericoloso competitor di Vivo”.
“Non è evidentemente casuale che sulla base di semplici rumors, il mercato abbia già dato segnali positivi sul titolo, anche consolidati nella seduta odierna e in controtendenza con gli altri player europei. Altrettanto forti e chiari segnali ci aspettiamo, quindi, dagli azionisti di maggioranza senza che suggeritori non disinteressati soffino sul partner spagnolo di Telecom Italia per opporre un eventuale veto”, chiude la nota.

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