L'INTERROGAZIONE

Coppola (Pd): “Banda larga, regolamento scavi è urgente”

L’interrogazione a firma del deputato democratico, membro della Commissione Trasporti alla Camera, è stata sottoscritta anche da Paolo Gentiloni e Ivan Scalfarotto. Si punta a sollecitare l’emanazione del provvedimento da parte del Governo

Pubblicato il 20 Mag 2013

P.A.

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Il ritardo nell’emanazione del regolamento scavi per facilitare la costruzione delle infrastrutture per la banda larga e ultralarga è l’oggetto dell’interrogazione del Pd, primo firmatario il deputato Paolo Coppola membro della Commissione Trasporti alla Camera, e cofirmata, tra gli altri, da Paolo Gentiloni (che è stato, insieme ad Antonio Palmieri del Pdl, autore alla Camera di un testo unico sull’Agenda digitale) e Ivan Scalfarotto. Il Pd chiede lumi ai ministeri competenti, il Ministero dello Sviluppo economico guidato da Flavio Zanonato e a quello delle Infrastrutture e dei Trasporti in mano a Maurizio Lupi.

Però, “inspiegabilmente – scrivono gli interroganti – ancora non è stata data applicazione nei termini stabiliti dalla legge alle disposizioni” previste nel dl Sviluppo bis “per disciplinare i procedimenti amministrativi per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica […] in primo luogo per quel che riguarda le procedure da applicare agli scavi”. Non sarebbe una cosa “urgente” da fare, chiedono infine a Lupi e Zanonato gli esponenti del Pd, provvedere finalmente all’emanazione del decreto attuativo e del regolamento scavi?

“Tenendo conto delle situazioni di digital divide in cui versa il Paese – si legge nell’interrogazione – risulta di fondamentale importanza per le imprese nazionali la fornitura di una adeguata infrastruttura a banda larga e ultralarga al fine di poter accedere sui mercati globali in maniera competitiva”. Il dl Sviluppo bis del 18 ottobre 2012 ha “dettato misure specifiche per la crescita economica del Paese tra le quali particolare importanza rivestono gli interventi relativi alla diffusione delle tecnologie digitali autorizzando le spese per il completamento del Piano nazionale banda larga e disciplinando i procedimenti amministrativi per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica, anche con riguardo all’effettuazione delle opere necessarie”, come appunto gli scavi.

“Il comma 2-bis, dell’articolo 14 – spiegano i firmatari – affida a un regolamento del ministero dello Sviluppo economico, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, la definizione delle modalità di intervento da porre a carico degli operatori di telecomunicazione, al fine di minimizzare eventuali interferenze tra i servizi a banda ultralarga mobile nella banda degli 800 megahertz e gli impianti per la ricezione televisiva domestica”.

Con il comma 3, invece, “si demanda ad apposito decreto interministeriale, adottato di concerto dai ministri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con la Conferenza unificata, l’individuazione di specifiche tecniche delle operazioni di scavo per le infrastrutture a banda larga e ultralarga nell’intero territorio nazionale”.

Una disposizione che entra nel dettaglio, prevedendo che prioritariamente vengano utilizzati “gli scavi già attualmente in uso per i sottoservizi”, sottolineano i deputati Pd. Il decreto interministeriale dovrà infine contenere: “la superficie massima di manto stradale che deve essere ripristinata a seguito di una determinata opera di scavo; l’estensione del ripristino del manto stradale sulla base della tecnica di scavo utilizzata; le condizioni di scavo e di ripristino del manto stradale a seguito delle operazioni di scavo, proporzionalmente all’area d’azione”.

La mancata emanazione del regolamento scavi era già stata denunciata a gennaio da Confindustria Digitale e a fine aprile anche da Assotelecomunicazioni-Asstel . “Nessun operatore – dichiarava allora in una nota il presidente di Asstel Cesare Avenia – pensa di dover dar luogo a una giungla di scavi senza controllo, ma anzi il regolamento nasce dall’esigenza di facilitare la rapida posa in opera della nuova rete, secondo le modalità meno invasive, a minor impatto ambientale e meno onerose, come avviene appunto con le minitrincee. Questa dovrebbe essere la principale preoccupazione delle istituzioni coinvolte, non quella di porre paletti”.

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