Ull, Dècina: “Per un cambio di prezzo non serve passare da Bruxelles”

Le tariffe dell’unbundling. Le prime regole tecniche per accedere all’armadio di Telecom. Lo scorporo. Maurizio Dècina fa il punto con il Corriere delle Comunicazioni

Pubblicato il 17 Lug 2013

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Sono state decisioni importanti, la cui portata non è stata ancora evidenziata appieno, quelle che Agcom ha preso la scorsa settimana sull’unbundling, il bistream, il Wlr (Wholesale line rental). Maurizio Dècina, consigliere di Agcom, spiega al nostro giornale alcuni risvolti inediti, finora poco evidenziati nelle analisi.

Se l’Autorità cambia un prezzo non sempre deve passare da Bruxelles. Lo fa solo se cambia anche le condizioni tecniche o economiche nell’ambito di un provvedimento regolamentare”, dice Dècina.

E voi avete cambiato entrambe le condizioni nelle ultime delibere.

Sì, ma partiamo dalle “condizioni economiche”. Sono i modelli di calcolo dei prezzi. Vediamo le tre delibere che abbiamo approvato la scorsa settimana. Nel Wlr abbiamo variato il prezzo, ma il metodo di calcolo, dell’orientamento al costo, è stato già usato per i listini 2012 e comunicato a Bruxelles. Nel bitstream 2012 invece i prezzi erano calcolati con il metodo “retail minus”, cioè applicando un’opportuna riduzione percentuale ai prezzi al dettaglio (retail) di Telecom. Nel 2013, per la prima volta, il prezzo del bitstream è orientato al costo: per questo aspetto devo passare da Bruxelles. Il punto rilevante è il terzo: prezzi unbundling 2013 nell’ambito di una valutazione dell’offerta di riferimento non richiedono a priori l’autorizzazione dell’Europa. Infatti le “condizioni economiche” seguono il modello di orientamento al costo Bulric (bottom-up long-run incremental cost) utilizzato nel 2012 e approvato da Bruxelles. La modifica tariffaria 2013 è frutto di un’attività di vigilanza sulla manutenzione correttiva che ha evidenziato rilevanti guadagni di efficienza ottenuti da Telecom e di conseguenza ha comportato la riduzione dei costi di 60 centesimi a linea. Sull’unbundling abbiamo invece cambiato le “condizioni tecniche”, cioè stabilito misure che facilitano l’accesso agli armadi da parte degli operatori alternativi. Su questo Bruxelles può intervenire.

E quali sono le nuove misure che faciliteranno l’accesso agli armadi di strada?

La delibera istituisce un tavolo tecnico gestito da Agcom a cui parteciperanno tutti gli operatori, per definire quali sono le condizioni tecniche per l’accesso agli armadi stradali. Partiremo prevedibilmente a settembre, dopo aver ricevuto la risposta da Bruxelles. Per ora posso dire solo che il principio si ispira a quello adottato per la condivisione degli scavi in fibra. Telecom, quando vuole equipaggiare nuovi armadi con Vdsl2, ne darà annuncio e attenderà l’eventuale adesione di operatori, entro un certo tempo, per condividere l’investimento. Si deciderà se realizzare nuovi armadi o di lavorare su quelli esistenti aggiungendovi “zainetti” per gli apparati Vdsl2. Telecom agirà da capo-raggruppamento e condurrà i lavori, mentre i costi saranno ripartiti.

Veniamo alla terza questione, lo scorporo della rete Telecom. Lei ne è stato un supporter in tempi non sospetti. Ma adesso che giudizio ne ha?

La ritengo un’operazione coraggiosa e innovativa, ma è molto importante come questo scorporo si realizza: perimetro, governance, equivalence of input, roadmap.

C’è però un aspetto che non è stato abbastanza evidenziato. Telecom Italia è ora nella fase uno dello scorporo, secondo le categorie della normativa europea. Opera già uno scorporo funzionale, con Open Access. Quali vantaggi regolatori avrebbe dal passare alla fase due, cioè la separazione societaria?

A mio parere, la separazione societaria è una iniziativa impegnativa e costosa che può essere pienamente giustificata qualora i vantaggi regolatori per il passaggio alla fase due fossero accompagnati dal lancio di un importante piano di investimenti infrastrutturali da condividere con nuovi partner.

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