LE REAZIONI/1

Telecom, la politica: “Un duro colpo per l’Italia”

Unanime il giudizio sull’operazione spagnola: un segnale preoccupante per il capitalismo italiano. Si temono ricadute occupazionali. Pd e Pdl chiedono al governo di riferire alle Camere. Il M5S vuole una commissione di inchiesta

Pubblicato il 24 Set 2013

F.Me.

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Un duro colpo per il sistema Italia. La politica, in maniera bipartisan, esprime un giudizio compatto sull’operazione Telefonica-Telco.

Pierluigi Bersani (Pd): “Il caso Telecom rappresenta un passaggio serio e preoccupante, in particolare su un punto: la rete. L’Italia ha bisogno, assolutamente, di investimenti sul questo versante. Già c’era poca chiarezza fino all’altro ieri, adesso ci troviamo nella nebbia. E’ il caso che il governo metta mano a tutti gli strumenti giuridici per garantire uno sviluppo di questo asset”. “Ci sono stati certamente fattori di indebitamento ma la vicenda Telecom è avvenuta nel quadro di un processo di privatizzazione delineato dalla legge, in maniera regolare”.

Renato Schifani (Pdl): “La cessione di Telecom Italia agli spagnoli è un segnale preoccupante per il capitalismo italiano e per il nostro Paese. La circolazione di capitali è in genere un fatto positivo, ma quello che allarma sono i passaggi di proprietà, specie di asset strategici, sempre dall’Italia verso l’estero e mai viceversa. Ci auguriamo che quanto meno questa vendita non intacchi gli attuali e i futuri livelli occupazionali”.

Luigi Zanda (Pd): “Le vicende contestuali di Alitalia e Telecom rappresentano in modo impietoso l’esito di una lunga catena di errori in gran parte dovuti all’assenza ventennale di una politica industriale e, conseguentemente, alla prevalenza degli interessi privati sugli interessi pubblici. E’ necessario che il governo venga al più presto in Senato a riferire sul grave declino del sistema industriale italiano che coinvolge due imprese strategiche per i nostri servizi pubblici. Il caso Telecom è, sotto il profilo dell’interesse nazionale, serio. L’Italia sta perdendo il controllo di una grande società che, prima di essere privatizzata (nel 1997 ndr) era all’avanguardia tecnologica, non aveva debiti ed era in grado di crescere in Italia e nel mondo. Oggi Telefonica, il cui principale asset è un debito di 66 miliardi, sta assumendo il controllo di Telecom con poche centinai di milioni”.

Michele Meta (Pd): “Quanto sta accadendo nel mercato delle telecomunicazioni e nel trasporto aereo italiano, con l’aumento di capitale in Telecom e in Alitalia da parte di gruppi spagnoli e francesi, dimostra il fallimento di quelle politiche che, nascondendosi dietro alla chimera della difesa dell’italianità di asset strategici per il Paese, ha messo in secondo piano il rilancio e l`innovazione. La cronica mancanza di politiche industriali pubbliche in settori strategici per l`economia del Paese come le industrie dei trasporti, delle telecomunicazioni e il trasporto aereo è stato un errore fatale per chi ha governato il Paese negli ultimi anni e sta causando danni gravissimi alla competitività del Paese. E’ nostra intenzione quella di vigilare in Parlamento su processi così decisivi per la crescita del Paese, per l’occupazione, per il controllo delle reti materiali e immateriali e di infrastrutture strategiche. E’ compito della politica, infatti, quella di dare delle regole per sottrarre all`arbitrio e al predominare di interessi particolari le reti di telecomunicazioni ed il trasporto aereo, cosa che non è stata fatta negli scorsi anni. Nelle prossime ore convocheremo una seduta congiunta delle commissioni Trasporti, Lavoro e Attività Produttive della Camera per affrontare e vigilare sull`accelerazione improvvisa di processi così decisivi per le sorti di grandi aziende italiane come Telecom e Alitalia”.

Maurizio Gasparri (Pdl): “Che Telefonica sia l’azionista di riferimento di Telecom non è certamente una novità. E’ bene comunque che nella Telecom si faccia chiarezza perché l’azienda ha sofferto in questi anni per la presenza di un azionista di riferimento che, di fatto, non ha svolto un ruolo propulsivo. Ma a questo punto diventa ancora più urgente definire il tema della rete. Lo scorporo è necessario proprio per la rilevanza strategica di questa struttura. Tutti i cittadini sono utenti della rete di telecomunicazione, fondamentale non solo per i rapporti tra le persone ma anche per tutte le attività di sicurezza e d’informazione in senso lato. Ci sono anche problemi di tutela della riservatezza che, di fronte a quanto accaduto negli ultimi mesi negli Usa, si rilevano sempre più importanti o addirittura drammatici in tutto il mondo. I contatti e le ipotesi avviate non hanno sin qui portato a soluzioni. Occorre che, nel rispetto del patrimonio e della libertà delle aziende, il governo e le istituzioni di garanzia assumano iniziative per definire le migliori soluzioni possibili per lo scorporo della rete, con il concorso delle risorse necessarie, senza ipotesi di ‘nazionalizzazione’ ma coniugando le opportunità di mercato con la disponibilità della Cassa depositi e prestiti. E’ un’operazione molto complessa ma bisogna entrare in una fase operativa”.

Matteo Colaninno (Pd): “Quando l’Italia resta priva di un pezzo industriale importante, è una perdita. A rischio c`è la garanzia dei dipendenti e del piano industriale. Viene meno un imprenditore che comunque risponde al Paese. In questi casi bisogna domandarsi se esiste un socio industriale in grado di garantire futuro”.

Beppe Grillo (M5S): “Il governo deve intervenire per bloccare la vendita a Telefonica con l’acquisto della sua quota, è sufficiente dirottare parte dei miliardi di euro destinati alla Tav in Val di Susa che neppure il governo francese vuole più. Subito dopo va avviata una commissione di inchiesta parlamentare per accertare le responsabilità e gli eventuali guadagni illeciti. L’Italia perde un altro pezzo, Telecom Italia. Le telecomunicazioni diventano spagnole. Un disastro annunciato da un saccheggio continuato, pianificato e portato a termine con cinismo di quella che era tra le più potenti, innovative e floride società italiane. Fondamentale per le politiche di innovazione del Paese. In passato, anni fa, avevo previsto questa fine ingloriosa con la cessione a Telefonica. La morte di Telecom Italia è iniziata con la sua cessione a debito ai capitani coraggiosi da parte di D’Alema nel 1999, allora presidente del Consiglio. Lui, il merchant banker di palazzo Chigi, è il primo responsabile di questa catastrofe. Un’azienda senza problemi finanziari si ritrovò improvvisamente con più di 30 miliardi di euro di debito. La Telecom è
stato un grande affare, il migliore della loro vita. In questi anni invece di ridurre il debito si sono pagati dividendi agli azionisti, super stipendi ai manager e gettoni d’oro ai consiglieri di amministrazione. Un’azienda quotata a 4 euro è precipitata a 0,61 euro. Ha quasi azzerato il suo valore. Il danno che deriva all’Italia dalla perdita di Telecom Italia è immenso”.

Paolo Gentiloni (Pd): “La cessione del controllo di Telecom a prezzi di saldo, è l’epilogo di una lunga storia di anolamalie e fallimenti del nostro capitalismo industriale. Ma la questione, non interpella solo il mercato e gli azionisti di controllo, e non è solo legata alla nazionalità dei proprietari, come nel caso di altre aziende industriali. Stiamo parlando infatti, dell`azienda che detiene il monopolio naturale dell`accesso a internet da rete fissa, ossia del sistema nervoso di un`economia avanzata. L’accesso alla rete e al suo patrimonio di dati costituisce per questo un valore pubblico da tutelare. A questo fine, il Governo deve finalmente impegnarsi per promuovere lo scorporo della rete e colmare il ritardo accumulato nell`attuazione della legge del 2012 sul Golden Power nei settori di interesse strategico. E` grave che i decreti attuativi siano stati varati nei settori difesa e sicurezza e non, come previsto, in quello della rete di telecomunicazioni”.

Fabrizio Cicchitto (Pdl): “La vendita di Telecom alla spagnola Telefonica rappresenta un vero disastro per il sistema industriale italiano. Per di piu’ la Telefonica è oberata di debiti per cui non si sa il destino complessivo di tutta l’operazione. Su Telecom si sono esercitati in molti, compresi alcuni imprenditori ‘coraggiosi’ vicini alla sinistra. L’esito complessivo è una catastrofe che pagheremo caro per quello che riguarda la qualità del sistema industriale italiano”.

Roberto Speranza (Pd): “Le notizie che arrivano sul caso Telecom sono molto preoccupanti perché riguardano asset stragici del nostro paese. Chiedo pertanto che il governo venga al più presto a riferire alla Camera circa il futuro di questa azienda”.

Renato Brunetta (Pdl): “Sulla vendita di azioni Telco alla società spagnola Telefonica e sul conseguente nuovo assetto di controllo di una delle imprese chiave per lo sviluppo del nostro Paese, Telecom Italia, serve un quadro dettagliato per esprimere qualsiasi giudizio ma è evidente che è proprio la mancanza di dettagli e di chiarezza che alimenta le preoccupazioni. Per questo chiedo al presidente del Consiglio, Enrico Letta, di venire in Aula alla Camera dei deputati a illustrare la valutazione e le considerazioni del Governo su un’operazione che rientra nelle logiche di mercato, e come tale non e’ stata preannunciata, ma coinvolge da molto vicino tutti gli sforzi e gli investimenti che le imprese e le pubbliche amministrazioni stanno mettendo in campo per affrontare la sfida dell’economia digitale”.

Linda Lanzillotta (Scelta Civica): “A Letta dico che deve emanare subito il regolamento sulla golden share nel settore delle telecomunicazioni, non si capisce perché, a differenza di quanto fatto ad esempio per la sicurezza, sia rimasto chiuso nel cassetto. Quello di oggi è il punto di arrivo di una privatizzazione fatta male, pagata a debito, scaricando i costi sull’azienda e facendo pagare soprattutto i piccoli azionisti. Adesso dopo un colpevole ritardo e immobilismo il governo deve valutare i modi per garantire il controllo della rete. Bisogna costruire un percorso per scorporare la rete in modo tale da consentire una maggiore concorrenza nei servizi di tlc e, allo stesso tempo, mobilitare le risorse necessarie a realizzare gli investimenti per la rete di nuova generazione: un interesse strategico del paese rispetto al quale, gli interessi di parte, devono cedere il passo”.

Davide Caparini – Jonny Crosio (Lega Nord): “Quando in questo Paese si parla di privatizzazione è evidente che, in assenza di capitali italiani, gli unici acquirenti possono essere la Cassa Depositi e Prestiti o gli investitori esteri. Preso atto di questa scelta obbligata il Governo Letta ci deve spiegare se e’ questo il futuro che ha in mente per il nostro sistema produttivo. Per quanto riguarda Telecom paghiamo a caro prezzo il mancato scorporo della rete, asset strategico e inalienabile, che inevitabilmente finirà in mani straniere. A questo punto è fondamentale comprendere se c’è – e quale è – la visione strategica del Governo, quali siano gli accordi con i nuovi investitori, su temi come lo scorporo della rete, fondamentale per garantire la libera concorrenza del mercato, migliori prezzi e servizi”.

Andrea Martella (Pd): “E’ un’operazione densa di incognite e con conseguenze perlomeno rischiose. Un’operazione che potrebbe mettere l’Italia fuori gioco in uno dei settori maggiormente strategici dal punto di vista produttivo ed occupazionale come quello della telefonia. Su questa vicenda è doveroso che il Governo intervenga avendo come priorità innanzi tutto la salvaguardia dei posti di lavoro e dell’interesse del nostro Paese e che si riferiscano in Parlamento tutti i dettagli di questo accordo che contiene al massimo elementi di vantaggio per i soci italiani, pronti a passare la mano, ma non di certo per il sistema Italia. Non è pensabile che la politica resti a guardare. Sono in gioco le ambizioni di rilancio del Paese: alimentare un effetto domino di svendite e dismissioni metterebbe infatti a dura prova il nostro sistema economico”.

Nicola Morra (M5S): “Ci sono delle responsabilità politiche oggettive. Pr questo chiederemo sicuramente una commissione d’inchiesta su Telecom che faccia luce. Telecom era un gigante in alcuni momenti è stata la prima o seconda azienda italiana sul mercato azionario, ora invece l’hanno fatta crollare. Una grande azienda è diventata un gigante che fa acqua da tutte le parti. E’ la cosa che più preoccupa è che stiamo cedendo marchi un tempo vanto del ‘made in Italy'”.

Adriana Galgano (Scelta Civica): “Al di là della necessità contingente, la cessione di Telecom rappresenta il fallimento di anni di politiche del rinvio e fondate sull’italianità di facciata. Inutile piangere sul latte versato, ma ancor peggio – e soprattutto ipocrita – sarebbe voltare pagina come se nulla fosse avvenuto, ovvero senza adottare misure tanto radicali quanto realistiche in grado di rilanciare il nostro sistema di imprese. Il tempo è scaduto: politica e istituzioni non posso perdere un solo secondo nella realizzazione delle riforme strutturali avviate dal governo Monti. Il Paese ne ha un bisogno disperato: l’emorragia di imprese che chiudono si espande, sempre più lavoratori restano senza occupazione, sempre più famiglie sono in seria difficoltà”.

Gennaro Migliore (Sel): “Dopo una privatizzazione sbagliata 15 anni fa, ora una svendita. E non ci sono tutele per i lavoratori e per gli utenti di un sistema strategico come quello delle telecomunicazioni. Siamo preoccupati per Telecom, per Alitalia e anche per Finmeccanica, di cui si parla in termini di dismissione dell’asset civile. L’Italia non può diventare un Paese dove gli altri fanno shopping, ma deve avere una sua politica industriale. Abbiamo chiesto al governo di riferire: vogliamo risposte precise perché l’apparato industriale strategico per il nostro Paese è lasciato a se stesso”.

Gianni Alemanno (Pdl): “La cessione di Telecom è una grande sconfitta del sistema industriale italiano. Si tratta di una società che deve gestire una realtà nazionale non facilmente negoziabile e contendibile, un po’ come le autostrade e il fatto che passi a una realtà straniera, senza colpo ferire, senza nessun intervento del Governo e nel silenzio quasi totale se non dei giornali, crea un grosso problema e creera’ un ulteriore smantellamento della realtà del nostro paese. Si tratta di un colpo duro, anche perché prima nella telefonia eravamo all’avanguardia e ora invece siamo nella retroguardia, come è successo per l’informatica”.

Paolo Ferrero (Prc): “Il passaggio di Telecom agli spagnoli, che precede di pochi giorni un ulteriore passaggio di quote di Alitalia ai francesi, ci dice cosa sono state le privatizzazioni italiane: un gigantesco passaggio di ricchezza, tecnologie, competenze e potere fuori dall’Italia. Nelle prossime settimane poi comincera’ la grande svendita promossa da Letta delle industrie e del patrimonio immobiliare pubblico. I nostri governanti stanno svendendo l’argenteria di famiglia, stanno svendendo il paese per regalarlo alle banche a cui paghiamo a tasso di usura 90 miliardi di euro all’anno di interessi. I nostri governanti non fanno gli interessi del paese ma delle grandi multinazionali e dei loro amici banchieri”.

Renata Polverini (Pdl): ”L’annunciata vendita di Telecom Italia ossia l’ennesimo asset strategico per il sistema Italia pone seri interrogativi sul futuro occupazionale di un’azienda che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’occhiello di un Paese tecnologicamente all’avanguardia e che invece rischia di essere il segnale ed il sintomo di una definitiva resa alla marginalità economica e industriale dell’Italia. Chiediamo a Letta di riferire in Parlamento sulla vicenda chiarendo quale ruolo vuole e può giocare il governo per arrestare il declino industriale ed economico del Paese e di valutare quali margini di intervento siano ancora possibili per scongiurare, assieme alla perdita di un asset decisivo, l’ennesima crisi occupazionale”.

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