Telecom, Asati: “No ad aumento di capitale per le stock option”

I piccoli azionisti scendono in campo in vista del cda di domani: “Piano insensato se non va a supporto di altre attività o iniziative strategiche”

Pubblicato il 05 Mar 2014

I piccoli azionisti di Telecom Italia dicono no aumento di capitale per un potenziale piano di stock option. Riferedendosi al cda di domani, Asati (nella foto il presidente Franco Lombardi) chiede che, qualora il Consiglio decida di mettere all’ordine del giorno della prossima assemblea un aumento di capitale a supporto del piano di stock option, il progetto sia soggetto a “una redditività aziendale sufficiente ad una riduzione del debito senza attingere ai ricavi derivanti da possibili dismissioni di rami di azienda (torri, immobili, Brasile, dal 2000 ad oggi infatti e’ stato venduto tutto tranne questo)”. Inoltre il titolo deve essere a valori a valori superiori almeno a 1.25 euro e il credit ratings – oggi junk per Moody’s e S&P, e BBB- per Fitch, – sia da tutte e tre le agenzie almeno BBB+. Inoltre il rapporto debito/ebitda deve essere a 2.1. Deve inoltre sussistere una “capacità finanziaria per distribuire un adeguato dividendo”.

Asati chiede inoltre la presentazione prima della prossima assemblea, con tempi adeguati per una approfondita valutazione da parte degli azionisti “di un piano strategico di dettaglio 2014-2016 che indichi anche le azioni per raggiungere gli obbiettivi indicati, dal momento che il piano presentato al mercato il 14 novembre 2013 è ormai potenzialmente superato” nonché “l’assegnazione del piano solo a consuntivo a fine piano di obbiettivi raggiunti”.

“Senza questi obiettivi misurabili sarebbe insensato e irresponsabile in questo momento fare un aumento di capitale non a supporto di incremento di nuove attività per la società o nuove iniziative strategiche di cui invece saremmo già fin da ora d’accordo – spiega una nota dei piccoli azionisti – Riteniamo infatti che di fronte ad un potenziale assenza di dividendi e di risultati del consuntivo 2013 come si apprenderebbe dai mass media se il top management e le risorse strategiche della società non indicheranno un piano credibile che soddisfi i punti indicati, allora sarà inderogabile l’integrazione e l’avvicendamento di alcune risorse strategiche, dal momento che tra l’altro dal 2008, di anno in anno i ricavi del domestico è diminuito progressivamente mediamente di circa 1,1 miliardi l’anno”.

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