Boomerang copyright

Internet è terreno sfuggente, ben più delle praterie del lontano West. Gli sceriffi dell’era digitale hanno le pistole che fanno cilecca

Pubblicato il 26 Mag 2014

Gildo Campesato

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In vigore da aprile, il nuovo regolamento Agcom sul diritto d’autore è in fase di rodaggio. L’ambizione è di portare un po’ di disciplina nel campo di gioco Internet, più adatto alle scorribande da Far West che allo svolgersi della attività di mercati regolati tradizionali. La “non regola” ne è quasi l’essenza.

Vale non solo per il diritto d’autore online, ma per moltissimi temi: privacy, diritto all’oblio, net neutrality per citare quelli più discussi in queste settimane.

Politici e regolatori faticano ad imbastire una trama condivisa capace di incontrare il consenso di player e stakeholder in campo, almeno sulle regole generali se non sulla loro applicazione pratica. In Europa ma anche negli Stati Uniti le difficoltà appaiono le stesse.

A volte fanno aggio spinte demagogiche, altre volte repressive. Spesso, però, sembra l’impotenza a farla da padrona. Internet è terreno sfuggente, ben più delle praterie del lontano West. Gli sceriffi dell’era digitale hanno le pistole che fanno cilecca.

Tuttavia, va dato atto ad Agcom di averci provato. E di essersi mossa, lo hanno riconosciuto anche oppositori al regolamento, col passo cauto di chi sa di muoversi in un terreno scivolosissimo. I primi risultati si sono già visti, altri verranno.

La società della conoscenza, di questo dovrebbero esserne consapevoli anche i paladini della massima libertà di Internet, può crescere se la proprietà intellettuale viene tutelata. Si potrà discutere il come, ma il principio non è derogabile, soprattutto in un’Italia che in cultura, design, creatività ha importanti punti di eccellenza.

Il maggior risultato, però, Cardani lo ha ottenuto sul piano internazionale. Anche per effetto del regolamento sul copyright l’Italia è stata cancellata dalla watch list Usa in cui si “bannano” i Paesi che non tutelano la proprietà intellettuale. Un fatto di immagine certamente, ma anche di facilitazione degli investimenti americani in Italia. Tanto che l’ambasciatore John Phillips ha voluto marcare l’evento con una piccola celebrazione nella sua residenza romana. Però il regolamento è ancora sub judice al Tar che si pronuncerà il 25 giugno. Una cosa è certa: se si tornerà ai nastri di partenza, la figuraccia internazionale è assicurata.

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