Canone frequenze, Giacomelli: “Per quest’anno nessun cambiamento”

Per il 2014 Mediaset e Rai pagheranno come negli anni passati. Il sottosegretario alle Comunicazioni punta a una modalità che consenta di rinviare di un anno le determinazioni dell’Agcom così da poter lavorare a una revisione totale del sistema Tv e spettro radio. Ma serve un approfondimento per scongiurare varchi nella “correttezza dei rapporti tra il ruolo dell’authority e del governo”

Pubblicato il 22 Ott 2014

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Canone frequenze, per quest’anno non cambia niente. Mediaset e Rai pagheranno anche per il 2014 l’1% del fatturato allo Stato secondo la “vecchia” legge 488. Questo darà il tempo al governo di riorganizzare l’intero fronte Tv e frequenze. Questo il senso delle parole di Antonello Giacomelli sottosegretario alle Comunicazioni ascoltato oggi in Commissione Vigilanza Rai. “La mia idea – ha detto Giacomelli – è trovare una modalità che consenta di rinviare di un anno le determinazioni dell’Agcom con un regime provvisorio che proroghi le disposizioni precedenti”. Giacomelli ha spiegato che è in atto un approfondimento di tipo giuridico sulla distinzione di ruoli tra governo e Authority.

“Il passaggio dall’analogico al digitale è stato la madre di tutti gli errori” ha detto il sottosegretario indicando la strada per uscire dall’impasse prefigurato dalla delibera Agcom: le norme approvate a maggioranza dall’authority – un sistema di tassazione per gli operatori di rete – ha provocato una ridda di polemiche per il “mancato” introito garantito dalle attività di editori delle emittenti Tv. Secondo Giacomelli, infatti, “il quadro normativo non era ancora pronto” e, ancora oggi, non è stato assorbito il passaggio al digitale, che “ha portato alla separazione tra operatori di rete e fornitori di contenuti”.

Rimane un pilastro “il concetto della parità di gettito – dice il sottosegretario -, ma va declinato su un mercato cambiato. In una fase di questo tipo un problema di gettito per lo Stato assume un significato particolare, come si può immaginare. Per questo – ha proseguito – occorre un tipo di articolazione che la delibera non ha, comportando il rischio che si sposti l’ onere economico verso l’ emittenza locale”.

“Stiamo valutando se da un punto di vista delle prerogative – ha aggiunto – sia corretta una normativa che disponga diversamente rispetto ad Agcom. Ma credo anche che serva un approfondimento perché altrimenti si potrebbe creare un varco rilevante nella correttezza dei rapporti tra il ruolo dell’ authority e del governo.

“Avevamo chiesto – ha poi proseguito Giacomelli in riferimento al lavoro dell’Agcom – che ci fosse l’attesa per un lavoro comune di interpretazione o di un riordino della normativa”. “L’Agcom – ha aggiunto – nonostante la positiva interlocuzione istituzionale, pur ritenendo comprensibili le osservazioni fatte dal governo, ha ritenuto di arrivare alla definizione di propri criteri”. “Tanto più ha spiegato il sottosegretario che “nella lettera di accompagnamento alla delibera l’Autorità mostra di condividere le ragioni del governo e la necessità di un intervento che riporti la materia all’attualità dell’impostazione digitale”.

Dunque la proposta di un regime transitorio di un anno darebbe il tempo di adeguare la normativa perché “oggi gli operatori verticalmente integrati andrebbero meglio specificati con il passaggio al digitale e occorre maggiore chiarezza su questo da parte della normativa”, cosa che “ci permetterebbe di spiegare meglio all’Europa” le decisioni prese e chiudere la procedura di infrazione.

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