FREQUENZE

Radio Digitale, Giacomelli: “Puntiamo a sbloccare impasse con la Difesa”

Il sottosegretario alle Comunicazioni: “Abbiamo già contattato il ministero per verificare l’utilizzo del canale 13 e arrivare a forme di condivisione delle frequenze”

Pubblicato il 05 Nov 2014

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“La radio è spesso vissuta come sorella minore della tv, nonostante svolga un servizio molto utile e a volte indispensabile che con il digitale può arricchirsi di nuovi aspetti. Anche nel mondo radiofonico c’è un grande affollamento, che però è diversità e ricchezza, pluralità e forza. Guardiamo all’analogico come qualcosa che è alle nostre spalle, il digitale è il presente e il futuro”. Lo ha detto Antonello Giacomelli, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni intervenendo a Roma alla XX edizione della World Dmb General Assembly, assemblea generale del Forum mondiale sulla radio digitale.

In questo quadro, ha proseguito Giacomelli, “il servizio pubblico non può che recuperare un ruolo di apripista e traino nel nostro paese per l’avvento del digitale nella radiofonia. Abbiamo preso contatti con il ministero della Difesa e verificheremo in tempi rapidi l’effettivo utilizzo o effettiva indisponibilità del canale 13, ponendoci l’obiettivo di arrivare a forme di condivisione, di coutilizzo, a superare questo ‘niet’ che fino a oggi ha sbarrato la strada”.
Ma nel suo intervento Giacomelli ha allargato lo sguardo alle politiche europee, e al ruolo dell’Italia come attuale presidente semestrale di turno dell’Unione europea: “Vogliamo avviare una riflessione condivisa su una road map che ci porti a favorire l’avvento di tecnologie innovative – ha sottolineato – Convocheremo tra marzo e aprile prossimo una conferenza di tutti gli stakeholder interessati, il mondo della radio dell’emittenza e le istituzioni per affrontare il tema dell’innovazione tecnologica da sistema paese e vorrei che questo appuntamento fossimo poi capaci di riproporlo a livello europeo”.

“Non è facile trovare un terreno comune fra 28 paesi nonostante la buona volontà e l’impegno di ciascuno – ha proseguito Giacomelli – ma se l’Europa vuole avere un ruolo in uno scenario che cambia non può accettare di definire se stessa solo come un mercato, altrimenti prepara solo la strada che altri percorreranno. Dobbiamo definire per l’Europa un percorso da protagonista nel mondo della comunicazione, dando le politiche e le regole per evitare che l’unico linguaggio culturale ammesso sia quello americano. Per questo la prossima settimana sarò a Washington, per dire che il consolidamento della posizione europea interessa a tutti”.

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