AUDIZIONE

Magna Charta di Internet, Boldrini: “Diritto d’autore nodo controverso”

Prima audizione sulla bozza del testo allo studio della Camera. La presidente: “Fase interlocutoria, serve tempo per una visione condivisa sul tema del copyright”. La Fieg: “Necessario garantire la trasparenza degli algoritmi di indicizzazione dei contenuti protetti”. Agorà digitale: “Spazio al capitolo disintermediazione”

Pubblicato il 23 Feb 2015

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Primo round per la Magna Charta di Internet allo studio della Camera. Audizione oggi (ne seguiranno altre due) in vista dell’elaborazione del testo definitivo che potrebbe essere pronto già entro marzo. La Commissione per i diritti e i doveri in Internet, punta all’individuazione di principi idonei a garantire, anche in Internet, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali sanciti dalla Costituzione. “Internet non è solo un mezzo di comunicazione, oggi è molto di più” ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini aprendo l’audizione aperta a parlamentari ed esperti. Nel corso della riunione si sono confrontati fra gli altri i rappresentanti di Confindustria digitale, Fnsi, Fieg e Ordine nazionale giornalisti, Articolo 21, Iwa, Open Polis, gli Stati generali dell’innovazione, il circolo dei giuristi telematici, la Fondazione Robert Kennedy.

Sul piatto i nodi da affrontare nella sfida per porre “Internet come un diritto”, ha ricordato Boldrini che toccando i temi caldi ha fra l’altro auspicato il coinvolgimento del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.

“Serve tutelare il diritto d’autore e garantire la trasparenza degli operatori della Rete. Sono queste le due indicazioni fornite dalla Fieg. Gli editori italiani ritengono fondamentale “un richiamo espresso al riconoscimento e alla tutela del diritto d’autore in Rete per garantire, anche nell’ambiente digitale, il pieno esplicarsi di un principio costituzionalmente riconosciuto quale è il diritto all’informazione”.

“Il sistema di diffusione dei contenuti è radicalmente mutato rispetto a quello tradizionale e richiede un aggiornamento degli strumenti di valorizzazione dei contenuti editoriali, a tutela del diritto d’autore – ha avvertito la Fieg – È inoltre, necessario eliminare ogni opacità nei comportamenti degli operatori e assicurare la trasparenza dei criteri di indicizzazione a garanzia della neutralità degli stessi, condizione essenziale sia per il corretto funzionamento del mercato, sia per la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo”.

“Occorre tenere in considerazione quando si parla di principi, e poi di diritti e quindi di norme che li dovrebbero garantire, che Internet permette al rapporto cittadino-istituzioni di diventare pari a pari, ma oggi un italiano non può godere dei diritti civili e politici attivi e passivi online”. Così l’ex senatore radicale Marco Perduca e l’Avvocato Marco Scialdone intervenendo in rappresentanza dell’associazione no profit Agorà Digitale nell’odierna audizione sulla bozza della “Carta dei diritti e dei doveri di Internet” (cd Internet Bill Of Rights).

“Ho tre parole chiave che riassumono le nostre proposte – ha dichiarato Perduca – una è disintermediazione, che purtroppo non appare nella bozza; l’altra è interoperabilità, che invece appare; la terza è pari a pari. Abbiamo l’opportunità di disintermediare il rapporto tra l’individuo detentore di diritti e le possibilità di azione in rete. Faccio un esempio di ciò che oggi non accade ma che potrebbe accadere con una specificazione in uno degli articoli, secondo me nel 14esimo: un italiano oggi non può godere dei diritti civili e politici attivi e passivi online. Non si possono sottoscrivere candidature per qualsiasi consesso politico, non si può auto-candidarsi a niente, non si può firmare un referendum, né una proposta di legge di iniziativa popolare, non si può firmare una petizione che abbia un valore vincolante nei confronti di alcuna istituzione, di fronte al fatto che l’Italia invece ha riconosciuto, quando ha partecipato alla fase conclusiva del processo di delimitazione, o comunque di specificazione, di quella che si chiama la Iniziativa europea per i cittadini, di far sottoscrivere quel tipo di iniziativa online. Allora perché noi abbiamo consentito che si possa presentare una sorta di legge di iniziativa popolare al Parlamento europeo e alla Commissione europea e invece non si è fatta la stessa cosa in Italia? Senza contare la forte discriminazione nei confronti degli italiani all’estero, che al momento possono solo firmare, recandosi al consolato, una propria candidatura o appoggiare quella di qualcun altro”.

Un punto sul quale la Presidente Boldrini si è detta “assolutamente d’accordo. Ho più volte, anche pubblicamente, apprezzato la citizens’ initiative che consente ai cittadini dell’Unione Europea di aderire ad una proposta di iniziativa popolare online, quindi è giusto che questo aspetto venga rafforzato nella nostra Carta perché credo sia uno strumento di partecipazione democratica”.

Perduca ha poi proseguito: “Altro punto che secondo noi è riconosciuto sia nel preambolo, ma anche nell’articolo 14 e nell’articolo 5 nella fase finale, è relativa al diritto a conoscere. È stata presentata la settimana scorsa una proposta di legge sul Freedom of Information Act, col quale si concederebbe al cittadino, senza la necessità di motivare la richiesta, la possibilità di accedere ad informazioni relative alle decisioni istituzionali; noi riteniamo che tanto quanto sia necessario, utile e urgente avere informazioni relativa alla parte amministrativa, altrettanto lo sia per quanto riguarda le decisioni politiche, sia nazionali che regionali che internazionali. I Radicali 40 anni fa hanno inventato Radio Radicale proprio perché ritenevano che la pubblicità del processo decisionale sia parte integrante se non fondativa del processo politico, occorre cioè conoscere per poter deliberare. Queste cose noi le abbiamo elaborate sulla base del modo in cui l’Italia si unì alla coalizione dei volenterosi per la guerra in Iraq. Non ci è mai stato detto sulla base di cosa l’Italia abbia deciso di appoggiare l’intervento degli Usa e dall’Inghilterra, che solo dopo abbiamo scoperto utilizzavano affermazioni false”.

Ultimo passaggio sul diritto d’autore: “Riteniamo che ci siano due aspetti da tenere in considerazione. Da una parte, e sempre in virtù della disintermediazione, ciascuno deve poter essere libero di gestire i prodotti del proprio intelletto senza avere dei problemi di tipo burocratico, e non voglio citare gli scandali di queste ultime ore, dall’altra però non è detto che il diritto d’autore debba limitare la circolazione delle informazioni. Occorre dunque trovare un quanto più possibile felice compromesso tra queste esigenze di diritti individuali ma anche di diritti collettivi”.

Su questo aspetto la Presidente Boldrini ha spiegato:Siamo volutamente in una fase interlocutoria, non abbiamo voluto chiudere il discorso sul diritto d’autore nella bozza proprio perché era uno dei punti più controversi, e volevamo recepire vari input da queste audizioni”.

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