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Osservatorio Ict & Professionisti: “Studi innovativi solo ‘per legge'”

Ricerca School of Management del Polimi: il budget annuale medio destinato agli investimenti tecnologici da avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro è 6.300 euro, solo il 26% destinato a progetti di vera innovazione. Il resto è “law driven”. In ufficio è declino di fax e stampanti, si salva lo scanner. Ma il 45% delle imprese si dice favorevole a investimenti nell’informatizzazione

Pubblicato il 27 Feb 2015

L.M.

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Il budget medio destinato agli investimenti in ICT degli studi professionali nel prossimo biennio è di appena 6.300 euro, di cui solo il 26% destinato all’acquisto di software o hardware per sviluppare progetti di vera innovazione e non di semplice adeguamento normativo o ammodernamento. E l’innovazione digitale è ancora “law driven”: solitamente è un obbligo di legge a guidare l’introduzione di nuove tecnologie tra i professionisti.

È quanto emerso dalla ricerca dell’Osservatorio ICT & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi al convegno “Professionisti in digitale? Un valore per le imprese Clienti!” tenutosi all’Aula Carlo de Carli del Politecnico di Milano a cui sono intervenuti, tra gli altri, il vice ministro alla Giustizia Enrico Costa e il Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze Enrico Zanetti.

Qui l’infografica sul rapporto tra studi e ICT.

Lo studio ricorda innanzitutto come la crisi non risparmi i 303 mila avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro italiani organizzati in oltre 150 mila studi professionali (più 15 mila studi multidisciplinari), i quali nel 57% dei casi registrano oggi un calo della redditività, per un terzo addirittura superiore al 10%. Ma non è ancora diffusa l’adozione delle nuove tecnologie informatiche tra i professionisti italiani per recuperare efficienza interna e marginalità o sviluppare nuovo business, ribadisce l’Osservatorio, sebbene cresca la comprensione della loro utilità.

Le ICT su cui punteranno gli studi nel prossimo biennio sono soprattutto la Fatturazione Elettronica verso la PA e la Conservazione Digitale a norma dei documenti, legate a specifici obblighi di legge, mentre si prospetta un’adozione ancora limitata di quelle tecnologie tipiche per creare efficienza o sviluppare il business, come i software per il controllo di gestione, i portali per la trasmissione di documenti o la condivisione di attività. Queste sono le vere avanguardie, che “pesano” tra il 19% e il 32% del campione, in relazione alle diverse tecnologie esaminate. Tra le tecnologie Office appaiono in declino fax e stampanti, in lieve contrazione le stampanti multifunzione, mentre si salvano gli scanner in un futuro proiettato verso la dematerializzazione dei documenti e la digitalizzazione dei processi.

Le aziende clienti nel 45% dei casi sarebbero disponibili a investire per rendere più informatizzata la relazione con i professionisti, ma chiedono maggiore assistenza nello sviluppo del business e consigli di carattere gestionale. Eppure, gli studi professionali risultano prevalentemente legati al business tradizionale, con il 68% dell’attività concentrata in ambiti come contabilità, gestione paghe, gestione contenzioso.

“Il mondo delle professioni giuridiche d’impresa, di fronte ad alcune difficoltà di carattere economico-finanziario, mostra una certa resistenza al cambiamento e una propensione all’innovazione soprattutto law-driven mentre la domanda di servizi da parte della clientela non è sempre allineata con il ‘portafoglio servizi’ degli studi” afferma Claudio Rorato, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio ICT & Professionisti. “Non risulta ancora ampiamente percepito il valore della tecnologia, ancora poco utilizzata per recuperare efficienza interna e sviluppare il business. I professionisti interessati all’adozione delle ICT sono in crescita ogni anno, segno di una lenta ma progressiva alfabetizzazione informatica. I clienti però chiedono il supporto dei professionisti nelle decisioni, in qualità di esperti sugli aspetti gestionali e questa è un’opportunità da cogliere. L’innovazione digitale del professionista è un valore fondamentale anche per le aziende. La ‘contaminazione informatica’ non è solamente dal professionista all’impresa, ma anche viceversa, perché la ‘vera forza è nel sistema’. Il cambiamento dev’essere prima di tutto culturale”.

Il budget ICT
Il budget medio degli studi professionali destinato agli investimenti in ICT per il prossimo biennio è pari a 6.300 euro. Seppure in aumento rispetto allo scorso anno, il valore risulta limitato, non sufficiente a generare innovazioni spinte. Ci sono però importanti differenze tra le diverse professioni. Il budget medio per gli studi degli avvocati è di 3.800 euro, per i commercialisti e i consulenti di lavoro di 7.600 euro, mentre più di tutti investiranno gli studi multidisciplinari, con un budget medio di 12.500 euro.
Solamente il 26% del budget che i professionisti destineranno nel prossimo biennio all’ICT è indirizzato verso nuovi progetti software o hardware, mentre la parte preponderante riguarda l’adeguamento normativo, la manutenzione ordinaria e la gestione dell’esistente. Si nota come al migliorare della redditività dello studio cresca la propensione a investire. La cultura digitale viene tuttavia percepita da una quota di professionisti (43%) come un gap da colmare, attraverso percorsi formativi specifici su ICT e attività ICT intensive.
Tra i servizi non tradizionali che gli studi professionali vorrebbe inserire in portafoglio (in modo trasversale tra le diverse categorie) emergono in particolare i servizi di fatturazione elettronica e di conservazione digitale, due ambiti che oggi sono resi cogenti dalla normativa.
“In Italia l’innovazione tecnologica per i professionisti è ancora ‘law driven’ – dice Claudio Rorato –. Mentre cresce la comprensione dell’utilità di alcune tecnologie e della loro applicabilità sul fronte dei servizi da offrire alla clientela. L’interesse però non si traduce totalmente in servizi erogati, sia per la volontà dei professionisti, sia per la propensione da parte delle aziende clienti, più interessate alla consulenza economica legata alla gestione aziendale o alle attività di marketing. Tutto ciò testimonia l’esistenza di una “cultura digitale” ancora in fieri, poco propensa a fare vera innovazione”

Le tecnologie negli studi professionali
In generale è bassa l’adozione delle tecnologie informatiche negli studi professionali italiani. Ma queste appaiono più diffuse dove strettamente necessarie per svolgere alcune attività o richieste dalla normativa, come le firme elettroniche, i software per l‘accesso a piattaforme per la gestione di dichiarativi telematici o la gestione del Processo Civile Telematico. Mentre sono molto limitate in particolare per quelle tipiche per fare efficienza o migliorare il controllo sulla gestione.
Ad eccezione per la firma digitale e i gestionali tipici di Studio, la tecnologia più presente oggi negli studi professionali è costituita dai software per i flussi telematici (nel 37% dei casi), seguita dal sito internet (30%), dal controllo di gestione (27%), dalla Gestione Elettronica Documentale (25%) e dalla Fatturazione elettronica verso la PA (25%). La conservazione digitale a norma dei documenti è presente ancora in una quota residuale (15%).
Se si guarda però anche alle tecnologie dal maggior potenziale (sommando cioè quelle già presenti a quelle per cui c’è interesse nel prossimo periodo) si scopre come in testa ci sia la Fatturazione elettronica verso la PA (73%), seguita dalla Gestione Elettronica Documentale (68%) e dal sito internet (68%), più la Conservazione Digitale (63%).
Solamente il 29% degli studi professionali rileva il tempo assorbito dalle singole attività o dai clienti e il 30%, addirittura, la considera un’attività inutile, ritenendo sufficiente il controllo diretto nello studio. Esclusivamente il 22% degli studi predispone oggi un budget annuale, solitamente gli strumenti per il controllo del tempo assorbito dalle attività e/o dai clienti sono utilizzati molto di più da coloro che predispongono il budget annuale, rispetto a coloro che ne fanno a meno. Sorprende la scarsità di questi strumenti proprio in un momento in cui la Redditività è in contrazione; è evidente che il controllo rimane prevalentemente “sensoriale” e basato sull’esperienza.

Alcuni Focus
Fattura Elettronica – è scarso il presidio sui servizi di Fatturazione Elettronica da parte degli studi. Poco più del 35% la offre già come servizio ai clienti, ma sono poche le richieste. Nonostante l’obbligo di legge per i soggetti che lavorano con la PA, i professionisti manifestano ancora diffidenza. E così la quota di aziende del campione che lavora con la PA (29%) fa prevalentemente da sé, privilegiando i professionisti solo nel 5% dei casi e altri fornitori nel 10% dei casi.
Conservazione digitale a norma (per i clienti) – solo il 17% degli studi eroga la conservazione digitale a norma di documenti custoditi per conto dei clienti e per le PEC. Prevale decisamente l’archiviazione mista – carta e PDF.
Processo Civile Telematico (PCT) – Nonostante l’obbligo, il PCT non riesce a dispiegare tutti i suoi benefici: il 96% degli avvocati lo utilizza, ma solo il 47% percepisce significativi risparmi di tempo. Le stime dell’Osservatorio ICT & Professionisti quantificano in circa 10 mila euro i risparmi possibili per ogni studio legale se le notifiche dei decreti ingiuntivi ai soggetti economici fossero completamente telematiche.
Registro dei Corrispettivi – sebbene i registratori di cassa siano sempre più “intelligenti”, l’82% degli esercenti compila e consegna a mano ai professionisti i Registri dei Corrispettivi con gli incassi giornalieri (il 15% via email e e il 3% via fax). Il risparmio per il sistema Paese della gestione telematica dei Corrispettivi sarebbe di 1,1 miliardi di euro, coinvolgendo quasi 1 milione di esercenti e poco meno di 50 mila Professionisti.
Acquisizione automatica delle presenze – La trasmissione delle presenze dei dipendenti ai consulenti del lavoro per il calcolo delle paghe avviene nell’87% via scansione o fax, nel 48% attraverso file excel, il 39% via mail destrutturata. La gestione automatica genera un risparmio di tempo nella gestione di questa attività tra il 30% a oltre il 50% per il 41% dei consulenti del lavoro. Ma oggi è presente solo in una minoranza dei casi: tramite portale dello studio nel 14% dei casi, dal rilevatore presenze nel 14% o con un’applicazione nell’8%, nonostante i benefici per chi li utilizza siano elevati.

Cosa chiedono le aziende clienti
L’indagine compiuta dall’Osservatorio ICT & Professionisti su 376 aziende di micro, piccola e media dimensione mostra come i clienti desiderino una relazione più stretta ed efficiente con i loro professionisti e che il 45% sarebbe anche disponibile a investire in tecnologie informatiche per gestire la relazione con loro.
In generale, l’81% delle imprese si dice soddisfatto delle prestazioni dello studio per i servizi ricevuti. Ma i principali miglioramenti richiesti sono “maggiori consigli indirizzati allo sviluppo aziendale” (per il 41% delle aziende) e “consigli/informazioni sull’andamento aziendale in anticipo rispetto al manifestarsi di alcuni eventi” come pagamenti, andamento della gestione economico-finanziaria (34%). L’apparente scollamento tra domanda e offerta spiega perché i clienti, nel 48% dei casi, non si sentono adeguatamente seguiti dai loro professionisti. Guardando invece i servizi desiderati dagli imprenditori emergono in particolare controllo di gestione (63%), consulenza finanziaria (61%), conformità normativa sui processi aziendali (60%), consulenza economica (58%), consulenza e formazione tecnica (58%). Una chiara differenza rispetto all’offerta dei professionisti.
“Per i professionisti la cura della relazione e la capacità propositiva diventano una carta vincente per migliorare la qualità percepita da parte dei clienti – spiega Claudio Rorato – e tra queste leve c’è anche quella tecnologica, auspicata per rendere più efficiente la gestione della relazione professionale. Se i professionisti appaiono ancora molto concentrati sui servizi tradizionali, sugli adempimenti indispensabili, le aziende clienti invece li considerano dovuti e sentono la necessità di avere al fianco professionisti in grado di sostenerle con pareri, strumenti, informazioni che le aiutino a decidere”.

Premio “Professionista Digitale 2014”
L’Osservatorio ICT & Professionisti ha consegnato il Premio “Professionista Digitale 2014” agli studi che si sono distinti per capacità innovativa a livello organizzativo e di business con l’utilizzo delle tecnologie digitali.
Nella categoria avvocati ha vinto il premio lo Studio legale Cislaghi Lessio Associati – Studio Class di Milano per il progetto “Lo studio telematico”. Nella categoria consulenti del lavoro ha ottenuto il riconoscimento lo Studio Paserio di Gallarate (VA ) per il progetto “Tecnologia: strumento per facilitare il cambiamento”. Per la categoria Dottori commercialisti ed Esperti Contabili sono stati premiati lo Studio Emmi di Catania con il progetto “www.partitaiva.it” e lo Studio VBC – Verginer Business Consulting di Bolzano con il progetto “PaperLess”.
Gli altri finalisti del premio “Professionista Digitale 2014” sono MLT Consulting Group Studio Associato (BA), Studio Associato Degan (PD), Studio Commerciale Dr. Francesco Messano (SA), Studio Commercialisti Associati Capra Dell’Orto Bettolini (MB), Studio Carboni (AL), Studio Legale Carmen Moscarella (NA) e Studio Zoffoli & Pasini (FC).

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