IL PROGETTO

Google, Project Jacquard connette le stoffe. Svolta per il tessile in vista

Presentata la tecnologia con cui l’industria della moda potrà tessere componenti elettroniche nelle fibre rendendo i capi interattivi. Lo scopo è fornire app e servizi per abiti che dialogano con i device mobili in modalità touch

Pubblicato il 01 Giu 2015

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Google ha annunciato un nuovo progetto per sviluppare abiti “connessi”, nelle cui fibre saranno tessuti componenti interattivi. Col nome di Project Jacquard, il nuovo programma è stato presentato alla Google‘s I/O Developers Conference.

Lo scopo del progetto è inserire fibre “conduttive” virtualmente in ogni stoffa e abito e integrare poi tecnologie come i sensori touch, il feedback aptico e altro nei capi d’abbigliamento (ma anche nelle tende, nei rivestimenti dei sedili delle auto e in tutto quel che è fatto di stoffa), rendendoli interattivi. L’idea non è nuova ma quello che Google vuole fare adesso è rendere la stoffa con elementi di conducibilità una produzione di larga scala e integrarla nell’industria tessile tradizionale, rendendo possibile per le comuni macchine industriali “filare” tessuti connessi .

Infatti, il team Jacquard, guidato da Ivan Poupyrev, ha sviluppato la tecnologia che permette di unire sottili leghe metalliche con filati naturali o sintetici quali cotone, poliestere o seta rendendo la fibra robusta a sufficienza da essere lavorata dalle macchine tessili industriali nonché la tecnologia per inserire componenti di elettronica nelle stoffe. Obiettivo di Google ovviamente non è produrre abiti ma creare un ecosistema di app e servizi che permettono all’abito di interagire con gli smartphone e altri device mobili semplicemente toccando la stoffa, perché queste fibre “conduttive” reagiscono al tocco e ai gesti. Come spiega Poupyrev su Wired, si tratta di connettere i nostri abiti con i nostri device: teniamo sempre lo smartphone in tasca, ma lo smartphone non può dialogare con la giacca o i pantaloni. In futuro, secondo Google, il cerchio sarà chiuso e, per fare un esempio, la nostra giacca saprà che ci stiamo vestendo per uscire e ci chiamerà il taxi.

Da notare che per portare la tecnologia di Google nel processo industriale delle fabbriche della moda, Poupyrev ha preso in considerazione due Paesi per condurre ricerche e test, Italia e Giappone, ma ha poi scelto quest’ultimo perché lo conosceva già. Qui ha trascorso mesi studiando la produzione dell’industria tessile, per capire come integrarvi la connettività.

Google ora sta pensando di offrire applicazioni e Api per sviluppatori e clienti del fashion che potranno scegliere quali funzionalità inserire nei loro capi, con un intero ripensamento di quello che finora è stato definito device “wearable”. Il colosso di Mountain View fornirà maggiori dettagli del progetto a sviluppatori e operatori dell’industria della moda nel corso dell’anno.

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