IL CASO

Il Decreto Comunicazioni si spezza in due: voucher e credito di imposta a settembre

La natura di urgenza del decreto legge e i lunghi tempi di risposta della Commissione Ue sono incongruenti con le necessità del Paese. Di qui l’idea di dare la priorità allo stanziamento dei fondi attraverso il Cipe. Le altre misure in un provvedimento “bis” che dovrebbe arrivare al Cdm dopo l’estate

Pubblicato il 22 Giu 2015

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Il Decreto Comunicazioni? Potrebbe morire sul nascere. Almeno nella versione che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Nonostante la bollinatura del Mef, il provvedimento secondo quanto risulta a CorCom non arriverà al Consiglio dei ministri di domani né ai prossimi. Perché la squadra di Renzi starebbe lavorando a un testo “bis”: un nuovo decreto sganciato dalla partita dei fondi che invece marcerebbe per conto proprio attraverso una delibera Cipe.

La natura di urgenza tipica del decreto legge non si sposerebbe con i tempi, che rischiano di diventare biblici, delle valutazioni della Commissione europea a cui il provvedimento va per forza di cose notificato. Di fatto si assisterebbe a un paradosso: il decreto, entrerebbe immediatamente in vigore ma rischierebbe in un secondo momento (sei mesi? Un anno? Difficile dirlo) di essere in toto o in parte “bocciato” da Bruxelles con tutte le conseguenze del caso. E lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe decidere a questo punto di non firmarlo, sostengono alcuni.

Se una o più misure non dovessero convincere l’Europa si dovrebbe rimettere mano alla situazione, pena l’apertura della procedura di infrazione. Di qui, secondo quanto risulta a CorCom, l’ipotesi di “ripensare” il decreto per evitare il rischio di allungare i tempi. Come sciogliere il nodo? – “L’urgenza e la necessità di intervenire con decreto legge per lo sviluppo della banda ultralarga sono evidenti e ampiamente motivate, non risulta su questo nessun problema – fanno sapere fonti del ministero dello Sviluppo economico -. L’unico punto che stiamo valutando è quello di cui ha parlato il presidente del Consiglio: se, cioè sia indispensabile una norma (soprattutto per i nuovi strumenti e la relativa copertura) o se non sia possibile accelerare i tempi ed andare direttamente al Cipe”. Oggi infatti il premier Matteo Renzi a margine degli Stati generali del clima ha detto: “Occorre capire se facciamo un decreto o no, se possono bastare le misure del Cipe o se c’è la necessità di un decreto legge”.

Il team di Palazzo Chigi starebbe lavorando a due diverse misure: da un lato una delibera Cipe per l’assegnazione dei fondi, dall’altro un nuovo decreto che conterrebbe le altre misure, come ad esempio i voucher e il credito di imposta. Un testo “bis” che non sarebbe approvato però prima di settembre anche considerato “l’intasamento” di decreti sul tavolo di Palazzo Chigi, fa sapere a CorCom una fonte. Vero è però che il ricorso al Cipe non consentirebbe di sdoganare entro il 2020 i 6 miliardi e passa previsti dal Piano banda ultralarga. Stando a quanto risulta a CorCom per gli ultimi mesi del 2015 l’ammontare sarebbe risibile. E per gli anni a venire è tutto da vedersi di volta in volta, ma di qui al 2017 non si andrà oltre gli 830 milioni. E per l’anno in corso se il Cipe non delibera entro novembre le risorse dtorneranno nella disponibilità programmatoria.

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