EUTELSAT

Farina: “Così elimineremo il digital divide nelle Poste”

L’Ad di Eutelsat Italia spiega l’accordo con PosteMobile. “Forniremo velocità di 22 Mbps in download e di 6 Mbps in upload. Il satellite è il modo più rapido e meno costoso per assicurare Internet a banda larga nelle aree più periferiche”

Pubblicato il 17 Lug 2015

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Trecento uffici postali delle zone più periferiche e rurali, dove l’Adsl arriva a stento, verranno collegati ad Internet in banda larga grazie al servizio Tooway basato sul satellite KA-SAT di Eutelsat. È il frutto di un accordo fra l’operatore satellitare e PosteMobile. “Partiremo subito con l’installazione dei primi impianti di ricetrasmissione – spiega Renato Farina, amministratore delegato di Eutelsat Italia – Contiamo di connettere i primi 120 uffici già entro fine anno e i rimanenti 180 entro metà 2016”.
Quali i vantaggi per Poste?
Mi consenta di risponderle citando le parole di Fabrizio Virtuani, amministratore delegato di PosteMobile: “Garantire ai clienti di Poste un accesso universale ai nostri servizi postali, bancari e assicurativi, sia che si trovino in una grande città o in un villaggio rurale”. Ovviamente, non posso essere che felice che Poste abbia scelto il nostro satellite per offrire questi servizi.
Quali, in concreto?
Poste potrà erogare ovunque diversi servizi per il pubblico e di back-office, oggi forniti soltanto negli uffici dotati di connessione a banda larga. E poi ci sono i nuovi servizi che Poste pensa di offrire in futuro. Si parla, ad esempio, di Wi-Fi pubblico negli uffici postali, di servizi di videosorveglianza e di videoconferenza. Fra un anno il digital divide degli uffici postali non esisterà più. Mi pare un buon esempio di come le tecnologie satellitari consentono di fare l’unità dell’Italia digitale.
Che velocità offrirete a Poste?
Gli uffici periferici, oggi incatenati a prestazione di trasmissione dati limitate – in certi posti ci si affida ancora a tecnologie come l’Isdn! – beneficeranno di una velocità di download fino a 22 Mbps e fino a 6 Mbps in upload, consentendo anche attività di videocontribuzione. Si tratta di performance nettamente superiori a quelle di cui gli uffici in digital divide dispongono oggi. Prestazioni, me lo lasci dire che solo il nostro KA-SAT assicura, soprattutto in termini di upload.
Ma si tratta prestazioni inferiori agli obiettivi dell’Agenda digitale.
È vero. Però le farei notare che non siamo nel 2020 ma nel 2015. E che in pochissimo tempo forniremo agli uffici postali rurali prestazioni di broadband impossibili a raggiungersi con altre tecnologie in tempi così stretti e a costi altrettanto contenuti. Un impianto di ricetrasmissione via satellite oggi costa 500 euro più iva, installazione inclusa. Ed è il meglio che attualmente si possa fare per portare Internet veloce in tutte le aree più periferiche. È proprio il satellite che ha consentito di chiudere ovunque il primo step del digital divide: i 2 mega.
E in futuro?
Per dare il servizio a Poste utilizzeremo KA-SAT. Si tratta del primo satellite progettato e costruito interamente per fornire servizi di Internet dallo spazio. Dal 2010, quando lo abbiamo lanciato, è rimasto l’unico di questo tipo in Europa. Inoltre, da quella data, abbiamo raddoppiato la velocità di connessione mantenendo fermi i costi. E adesso il nostro obiettivo è quello di andare oltre con una capacità in grado di incrementare la flessibilità per fornire all’utente un servizio migliore con prestazioni all’altezza degli obiettivi più ambiziosi dell’Agenda digitale europea.
Che però si propone collegamenti a 100 mega.
Non certo nelle aree a fallimento di mercato, là dove più possono essere apprezzate le prestazioni dei collegamenti via satellite. In esse l’obiettivo è di 30 mega. Ci tengo a precisare che l’Internet via satellite non è un’alternativa ai collegamenti in fibra, ma un complemento nelle aree in cui la fibra arriverà chissà quando o forse addirittura mai. Anche il piano del governo italiano prevede l’uso del satellite per portare i 30 mega minimi a tutta la popolazione che vive nelle aree più periferiche in modo da garantire il raggiungimento di questi obiettivi.
Stiamo parlando dell’1-2% della popolazione.
Che ha gli stessi diritti degli altri. In ogni caso, non sarei così sicuro che il digital divide “residuale” coinvolga una fetta così bassa della popolazione. Non sarei affatto sorpreso che nelle aree digitalmente più periferiche viva l’8-10% della popolazione. È quello che ci dicono alcune nostre rilevazioni. Anche perché parliamo di connessioni minime molto più veloci rispetto agli obiettivi precedenti: 30 megabit.
Il 2020, anno target dell’Agenda Digitale, è meno lontano di quel che sembra.
Certo. Ne siamo consapevoli. E serve l’impegno concreto di tutti i player del settore tecnologico perché si possano raggiungere nei tempi prestabiliti gli obiettivi dell’Agenda Digitale a livello Europeo, Italia compresa. Il vero punto di svolta sarà la coralità dell’azione unitamente alla massima attenzione per le cosiddette aree bianche, dove il ritorno degli investimenti non è affatto certo.
In periferia esistono anche aziende, non solo cittadini.
Proprio per questo forniamo anche servizi professionali. In Italia abbiamo già migliaia di aziende nostre clienti, moltissime piccole e medie. Oltre ai servizi standard, offriamo profilazioni di offerta costruite su specifiche esigenze delle imprese.
Ad esempio?
Servizi di videosorveglianza, di telemetria, di advertising in aree remote, di telemedicina, di backhauling, di protezione dei confini, di business continuity, di connessione per le utilities, solo per citarne alcuni. Il satellite è inoltre fondamentale per servizi di back-up e coperture di emergenza in aree colpite da calamità naturali: in più occasioni ha mostrato la sua efficacia e la rapidità di implementazione.
Poste a parte, ci sono altre pubbliche amministrazioni italiane che usano i collegamenti di KA-SAT?
Certamente. Ad esempio, abbiamo servizi di Internet satellitare nelle scuole e di collegamento tra medici nelle aree remote. Anche l’Spc prevede l’utilizzo di risorse satellitari.
In passato ci sono stati incentivi pubblici per chi si dotava di connessione satellitare.
Oggi non mi pare prioritario supportare questo tipo di domanda. Invece bisogna trovare il modo di trattare il satellite alla pari delle altre tecnologie di infrastrutturazione ultrabroadband, come la fibra ottica. Detto diversamente occorre riflettere sul fatto che la strategia del governo riconosce l’indispensabilità del satellite per riuscire a coprire il 100% del digital divide italiano. Tuttavia, a differenza di quanto previsto per le tecnologie via cavo, non c’è accenno a misure di supporto per la costruzione della rete Internet dallo spazio.

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