Telecom diventa Tim: ma il nome non è tutto

Lanciato il nuovo brand unificato fisso-mobile. Dietro il restyling, la volontà di annunciare una strategia in cui Internet subentra alla voce

Pubblicato il 11 Gen 2016

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Eccoci allo show down. Telecom Italia e Tim hanno presentato il nuovo marchio unificato. Due fasi per la disclosure: presentazione alla stampa del brand e della campagna pubblicitaria istituzionale che ne sosterrà l’immagine presso il grande pubblico. A fianco dell’amministratore delegato Marco Patuano anche Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web. Un nome di prestigio, ma anche un invito ad un personaggio chiave di Internet per rimarcare la volontà dell’azienda di essere sempre meno un operatore telefonico classico (margini e possibilità di crescita in questo settore sono da anni in declino e lo saranno ancora di più in futuro) e di puntare invece sempre più nei nuovi servizi della Rete (si spera a valore aggiunto) da proporre ai propri clienti. Cittadini o imprese che siano.

Secondo appuntamento in serata, sempre a Roma al Palalottomatica, con #TIMparty , un evento musicale che vedrà alternarsi sul palco Lorenzo Fragola, Benji & Fede e Mika. Se alla mattinata la veste è più istituzionale, alla sera si strizza l’occhio alle nuove generazioni cui Telecom/Tim cerca di guardare con particolare attenzione.

Il nuovo logo non è ovviamente a troppo lontano da quello cui si sono già abituati gli italiani, a partire dai colori rosso e blu che sino ad oggi hanno caratterizzato e continueranno a caratterizzare il brand della telefonia mobile targata Telecom Italia. Molto semplice, senza quelle “onde” che accompagnavano il vecchio logo di Telecom Italia e che troppo richiamavano, come ha giustamente oservato l’amministratore delegato Marco Patuano, il vecchio mondo della strasmissione analogica.

Simboli a parte, stavolta, però, si tratta di molto di più di un semplice restyling della livrea aziendale. Siamo davanti a un cambiamento che ricorda piuttosto l’operazione del 1994 quando l’incorporazione in Sip di Iritel, Telespazio, Italcable e Sirm diede vita a Telecom Italia. Oppure richiama la decisione del 1995 quando la telefonia mobile uscì dalla pancia di Telecom Italia dando vita a Tim che venne quotata come società autonoma alla Borsa di Milano (poi ci pensò Tronchetti Provera a riaccorpare le due aziende, e non solo a Piazza Affari).

Il nuovo brand offre l’occasione per lanciare la Telecom Italia del futuro. Che non si chiamerà più così ma, appunto, TIM. Si tratta di un percorso intrapreso già da tempo e che ha avuto una tappa recente col lancio del portale unico per i clienti della telefonia fissa e mobile. Non a caso caratterizzato dall’indirizzo web www.tim.it.

Da mercoledì esisterà in tutte le campagne promozionali e nei rapporti con la clientela soltanto il nome di Tim, che offrirà contemporaneamente servizi fissi e mobili. “Entro il 2016 TIM sarà il punto di riferimento commerciale del Gruppo, un cambiamento che permetterà di riunire in un solo brand le diverse anime di Telecom Italia”, già si legge nel sito web dell’azienda.

Telecom Italia sopravvivrà soltanto come “residuo” legale quotato in Borsa. Ma sarà una sopravvivenza a tempo. Sta succedendo ora in Italia quello che è già accaduto in Francia dove il vecchio incumbent France Telecom è diventato Orange, assumendo il nome della sua controllata mobile anche nelle quotazioni della Borsa di Parigi.

Certo, le strategie delle due aziende sono molto diverse: tanto Orange è diventata ultimamente aggressiva con i suoi tentativi di aumentare la massa d’urto con l’acquisizione di Bouygues Telecom o di attività bancarie di Groupama, altrettanto cauta è la prospettiva di Telecom che punta soprattutto alla crescita organica.

Non acquisizioni maggiori, dunque (mancano tra l’altro le munizioni finanziarie), quanto focalizzazione su core business individuati nella mobilità e nell’ultrabroadband con annessi servizi legati alla rete. Su di essi il management sta puntando ed investendo sempre di più, sia per la clientela business (si pensi a Impresa Semplice o a Nuvola Italiana) sia per quella consumer (offerte integrate fisso/mobile, Tim premium, smart life).

Il cambio del logo diventa dunque una testimonianza che va oltre il restyling grafico. Rappresenta una certificazione dell’abbandono definitivo dei rimpianti per le glorie degli anni Novanta, importanti ma ormai sepolte, per guardare a un futuro dove conteranno sempre più qualità e nuovi servizi oltre la voce. Un terreno di gioco dove la competizione non sarà solo fra operatori telefonici ma anche tra fornitori di contenuti e prodotti “over-the-top”. Un ambito competitivo dove la nostalgia del passato è solo un ostacolo alle prospettive di crescita. Non è un salto nel buio, ma certamente è una scommessa tutta da vincere. Nel nome di Tim.

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