IL MERGER

Wind-3, l’11 marzo i primi riscontri dall’Antitrust Ue

Tra poco più di un mese arriverà un primo feedback dalla Commissione sulla fusione. Per Hutchison è il secondo fronte aperto a Bruxelles dopo il progetto di fusione O2-Three in Uk

Pubblicato il 08 Feb 2016

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L’autorità Antitrust europea darà un primo riscontro sulla fusione tra Wind e 3 Italia l’11 marzo, quando fornirà una prima risposta formale alla richiesta che i due operatori mobili italiani, controllati rispettivamente da Vimpelcom e Hutchison, avevano presentato lo scorso venerdì. L’operazione è la seconda che riguarda Hutchison Whampoa all’esame delle autorità europee, insieme al takeover di Three, controllata sempre dal colosso di Hong Kong, su O2 nel Regno Unito.

L’accordo tra i due operatori mobili sarà sottoposto a un’analisi da parte della Commissione Ue, anche in considerazione del fatto che comporterà per il mercato italiano il passaggio da quattro a tre operatori mobili: un modello di consolidamento rispetto al quale il commissario Vestager ha già più di una volta fatto presente il rischio di un aumento dei prezzi per gli utenti finali. Il contesto Italiano, però, è differente da quello di altri paesi europei: con la fusione tra 3Italia e Wind Infatti le telecomunicazioni mobili risulterebbero “suddivise” in modo equilibrato tra i tre operatori in campo, che comprendono anche Telecom Italia e Vodafone.

Hutchison è controllata dal miliardario cinese Li Ka-shing, mentre il 47,9% di Vimpelcom è in mano al fondo LetterOne del miliardario russo Mikhail Fridman.

Tra le possibili decisioni che la Commissione europea potrebbe prendere alla fine del percorso che inizierà con il primo feedback dell’11 marzo c’è che la fusione possa essere approvata senza rilievi, o che l’ok arrivi ma vincolato ad alcune condizioni, o – se l’authority avesse dubbi sostanziali sull’operazione – che si possano aprire indagini più approfondita.

Soltanto la settimana scorsa l’authority europea aveva segnalato ad Hutchison i rilievi “anticoncorrenziali” dell’offerta da 10,3 miliardi di sterline, pari a 14,93 miliardi di dollari, per O2, controllata da Telefonica, che porterebbe anche il mercato britannico di passare da quattro a tre operatori. Una situazione, quella inglese, rispetto alla quale anche Ofcom aveva fatto emergere preoccupazioni, illustrate dal direttore generale Sharon White.

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