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Banda ultralarga, gara unica per rete e gestione. Si parte in 5 regioni

Secondo quanto risulta a CorCom la roadmap è organizzata per lotti territoriali. La gestione della rete avrà durata ventennale. Si parte a fine aprile. Enel sarà della partita?

Pubblicato il 29 Mar 2016

Mila Fiordalisi

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Un percorso a “tappe” che vedrà la realizzazione della rete ultrabroadband regione per regione. Il tutto attraverso gare “a pacchetto”, ossia che prevedono sia la realizzazione sia la gestione delle infrastrutture per una durata ventennale. Queste, secondo quanto risulta a CorCom, il piano che sarà presto svelato dal governo per le portare la banda ultralarga nelle aree C e D. Il primo bando – ha annunciaro il premier Matteo Renzi, arriverà entro aprile. “Sarà il primo di una serie di bandi con i quali portare a tutti i cittadini entro il 2020 la connessione Internet ad alta velocita”, ha scritto il premier su Facebook senza svelare ulteriori dettagli.

Secondo quanto risulta al nostro sito saranno cinque le Regioni ad aprire le danze del piano Bul e quindi a dare il via ufficialmente alla realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione usufruendo delle risorse stanziate dal Cipe (nella delibera di agosto 2015) che per quest’anno ammontano a 300 milioni. Il tutto grazie all’ok della Commissione europea che arriverà a brevissimo, visto che il piano Bul, dopo la prenotifica di dicembre sarà ufficialmente notificato a Bruxelles fra mercoledi e giovedì per il disco verde, l’ultimo atto necessario prima dell’avvio delle gare.

L’accordo quadro politico, il primo del genere in Italia, siglato a febbraio scorso fra lo Stato e le Regioni ha stabilito che i 2,2 miliardi assegnati dalla delibera Cipe di agosto 2015 siano per l’appunto utilizzati “secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei Cluster C e D e tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano banda ulltralarga in ciascuna Regione”, ha spiegato in conferenza stampa il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. In realtà i 2,2 miliardi stanziati ad agosto dal Cipe sono stati ristretti a 1,6 miliardi, a seguito dell’esito della consultazione Infratel del dopo estate che la rivelato maggiori investimenti da parte delle telco e quindi un abbattimento del fabbisogno per le aree a fallimento di mercato. A disposizione del piano, oltre alle risorse Fsc (Fondo sviluppo e coesione) ci sono anche 1,187 miliardi di fondi Fesr e Feasr e 233 milioni di Pon imprese e competitività per un totale di circa 3 miliardi che serviranno a effettuare interventi in 7.300 Comuni.

Importante ricordare che tutti i fondi stanziati dal Cipe sono stati “dirottati” verso le Regioni del Centro-Nord, le più indietro sull’infrastrutturazione. Le regioni del Sud – alle quali spettava l’80% delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione – sono state “ricompensate” con un tesoretto da oltre un miliardo. Soldi che però non riguardano la banda ultralarga tout court ma si “estendono” alle opere infrastrutturali di varia natura.

Chi parteciperà alle gare? Telecom Italia scenderà in campo? E Enel? È sull’azienda capitanata da Francesco Starace che Renzi pare deciso a scommettere “E’ una grande azienda della quale essere orgogliosi. Una grande azienda globale, tra le poche multinazionali che hanno la testa e il cuore in Italia. Continueremo a farla crescere, anche attraverso i progetti innovativi della banda larga”, ha detto il premier in occasione della visita in Nevada. Sebbene nei giorni scorsi Starace, nell’annunciare i dettagli del piano di Enel Open Fiber – che prevede di cablare 224 città in Ftth – abbia specificato che Eof si dedicherà alle aree A e B non è esclusa la discesa in campo nelle aree a fallimento di mercato. “Aspettiamo le gare”, ha detto Starace specificando che l’azienda è interessata soprattutto alla gestione dei servizi. E la gara “unica” infrastrutture+servizi potrebbe essere una soluzione gradita alla energy company.

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