LA SVOLTA DELLE TELCO

Tlc, stop alla guerra dei prezzi

Non c’è più tempo: ricavi e margini sono in calo anche sulla rete mobile. Così gli operatori in Italia guardano ad altre strategie. Perché lo stillicidio degli sconti si è rivelato un’arma spuntata

Pubblicato il 28 Ott 2013

Tlc, stop alla guerra dei prezzi

La via d’uscita dalla crisi delle Tlc passa da una nuova strategia. Gli operatori italiani la stanno elaborando proprio in questa fase, perché non c’è più tempo: i ricavi e i margini sono in picchiata, anche sulla rete mobile. In Europa ma soprattutto in Italia.Ma un progetto per tornare a crescere c’è e lo raccontano i principali cinque operatori in questa inchiesta del Corriere delle Comunicazioni: Telecom Italia, Vodafone, Wind, Fastweb e H3G. Aziende così diverse, ma a sorpresa così d’accordo su alcuni punti chiave per vincere la crisi: basta con la guerra dei prezzi, competiamo piuttosto sui servizi e sull’innovazione, diretta da tecnologie emergenti e dalle reti di nuova generazione fissa e mobile. Lo scopo è cavalcare la nuova stagione di internet mobile e la diffusione crescente del digitale nella società, tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione.

È tutta qui, in fondo, la ragione per cui gli operatori serbano ancora un po’ di ottimismo quando guardano all’orizzonte. Per il resto, i segnali sono scoraggianti. Lo scorso anno i ricavi delle Tlc italiane sono scesi del 6,4% a 37,97 miliardi di euro, contro i 40,59 del 2011: la rete fissa cala del 5,7% e quella mobile del 7,1 %, secondo l’ultima relazione annuale Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni. È un problema europeo, ma soprattutto italiano, nota il rapporto Asstel 2012, presentato quest’estate. In sei anni gli operatori italiani hanno perso il 18% di ricavi (dal 2006), ben più della media UE5.

Tra il 2011-2012 i ricavi delle telco europee sono calate dell’1,11% (secondo la Commissione europea), contro un +5,10% degli Stati Uniti. Il calo dei ricavi sta mettendo a rischio gli investimenti sulla rete e quindi gli obiettivi dell’Agenda digitale europea, nota il rapporto Boston Consulting Group-Etno 2013 (relativo a tutta l’Europa). Stesso messaggio nel rapporto della Gsm Association, presentato a settembre, sulla Mobile Economy: cita dati A.T. Kearney secondo cui gli investimenti degli operatori mobili sono calati dai 29,6 miliardi di dollari del 2008 ai 27.6 del 2012 e di questo passo saranno a 23.3 miliardi nel 2017. Quelli degli operatori Usa erano 29,4 miliardi nel 2012 (anno del sorpasso su quelli europei), contro i 21,3 miliardi del 2008.

Eppure la via d’uscita sarà un mix di nuovi investimenti e di recuperata efficienza, secondo gli operatori italiani. Dichiarano la fine dello stillicidio degli sconti, anche se sono pronti ad accusarsi a vicenda su chi abbia cominciato la guerra. Innovazione, quindi.

Perché non sia solo uno slogan, però, deve poggiare su una strategia e su solide fondamenta. Queste sono le nuove reti fisse e mobili (fibra e 4G), su cui tutti gli operatori affermano di voler continuare a investire (pur continuando a potenziare le attuali, Adsl e 3G).

I servizi a cui guardano gli operatori intervistati dal Corriere delle Comunicazioni sono il cloud computing, i sistemi di pagamento e di identità digitale associati al cellulare, quelli che germoglieranno con la digitalizzazione della pubblica amministrazione, l’internet delle cose. Allo stesso tempo, confidano di ridurre i propri costi tagliando gli sprechi, aumentando la collaborazione e magari anche abbracciando il consolidamento.

Tuttavia si aspettano però di non essere soli in questa impresa. Confidano in una risposta di sistema, che li aiuti a ritrovare uno spazio solido nel mercato. Da una parte, significa progressi dell’Agenda digitale, che diffondendo il digitale nell’economia e nella società italiane crea spazi di crescita per gli operatori telefonici. Dall’altra, c’è l’auspicio di regole più eque e di supporto alla sostenibilità del business Tlc: da parte dell’Agcom e della Commissione europea. Alcuni vedono già qualche segnale promettente, nelle istituzioni: soprattutto nel Regolamento della Commissione per un mercato unico delle comunicazioni elettroniche (appena approvato, ora deve passare da Consiglio e Parlamento Ue). Il Regolamento pone le basi anche per accordi tra operatori e over the top su nuovi servizi internet a qualità garantita. Allearsi con gli over the top (le aziende internet) è un desiderio espresso da tutti gli operatori. Vogliono collaborare in modo più stretto, a reciproco vantaggio. Questa è una sfida vecchia già di qualche anno, ma adesso gli operatori sono più determinati ad andare a fondo. Hanno bisogno di sfruttare tutte le frecce al proprio arco per invertire la tendenza negativa.

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