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Aerospazio e 5G, per Ue e Cina la sfida è cooperare senza cedere



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Sono i settori chiave per il dialogo tecnologico tra le due potenze. Tra spinte protezionistiche e ambizioni globali, Bruxelles cerca l’equilibrio: difendere la sovranità digitale e industriale europea, senza chiudere però la porta a una cooperazione regolata con Pechino. Sullo sfondo, la sfida di un nuovo ordine multipolare

Pubblicato il 11 ago 2025

Jian Wu

Full Professor, Neoma Business School



5g 5

Nel panorama internazionale sempre più instabile e polarizzato, il rapporto tra Unione Europea e Cina si impone come una delle grandi questioni geopolitiche del nostro tempo. Per l’Europa, la Cina rappresenta allo stesso tempo un partner economico cruciale e un rivale sistemico. Questa doppia natura obbliga Bruxelles a trovare un equilibrio sottile tra apertura al dialogo e fermezza strategica. Il recente vertice UE-Cina si colloca precisamente in questo spazio complesso: un’occasione per rilanciare un confronto lucido e costruttivo, con l’obiettivo di difendere gli interessi europei contribuendo al contempo alla stabilità dell’ordine internazionale.

Il valore del vertice in un contesto geopolitico in trasformazione

Il vertice si è svolto in un contesto di rapida trasformazione degli equilibri globali. Da un lato, gli Stati Uniti, soprattutto durante l’amministrazione Trump, hanno rafforzato un approccio unilaterale e spesso contrario agli interessi europei: dazi, disimpegno militare, uso strumentale dei conflitti. Dall’altro lato, la Cina continua a espandere la propria influenza attraverso l’iniziativa della Nuova Via della Seta, i BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, e un’accelerazione nella modernizzazione tecnologica e diplomatica.

Di fronte a queste due potenze, l’Unione Europea deve evitare il rischio della marginalizzazione. È necessario affermare una posizione autonoma, capace di coniugare interesse nazionale, ambizione multilaterale e visione a lungo termine. Il vertice UE-Cina rappresenta, in questo senso, un tentativo chiaro: promuovere un dialogo strategico, contribuire a un nuovo multilateralismo e lavorare a un ordine globale più equo, senza essere costretta a scegliere tra Washington e Pechino.

I settori chiave della cooperazione

Al di là delle divergenze, esistono ambiti concreti nei quali l’Unione Europea e la Cina possono costruire una cooperazione strutturata e strategica.

La pace e la sicurezza globale rappresentano un terreno cruciale: entrambe le parti hanno l’interesse e la responsabilità di confrontarsi sulla fine del conflitto in Ucraina, sulla stabilità in Medio Oriente, sulla gestione delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale e sulla lotta alla proliferazione nucleare, con particolare attenzione al dossier iraniano.

Un secondo pilastro riguarda la transizione verde: la Cina è ormai leader mondiale in settori chiave come il fotovoltaico, le batterie e la mobilità elettrica. Tuttavia, l’Europa deve garantire che l’accesso alle catene di valore avvenga in condizioni di equilibrio, evitando pratiche sleali e distorsioni del mercato. Anche sul fronte delle tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, la rete 5G e i veicoli connessi, la Cina ha compiuto passi da gigante. In questo scenario, l’Europa è chiamata a difendere la propria sovranità tecnologica, promuovendo uno scambio di competenze più bilanciato e capace di prevenire asimmetrie strategiche.

Infine, il settore aerospaziale, storicamente dominato da attori europei come Airbus e Ariane, sta assistendo a un’ascesa cinese senza precedenti, con missioni lunari e stazioni orbitali.

Anche in questo ambito esistono potenzialità di collaborazione scientifica e industriale, a condizione che vengano poste basi solide di trasparenza e reciprocità. In fondo, l’Europa ha dato un contributo decisivo alla modernizzazione economica della Cina, aprendo i propri mercati e incentivando investimenti. Ora è tempo che Pechino ricambi con la stessa disponibilità: solo così sarà possibile costruire una relazione davvero equilibrata e vantaggiosa per entrambe le parti.

In un mondo segnato da frammentazioni e crisi, l’Unione Europea non può permettersi di dipendere da un solo alleato, nemmeno dagli Stati Uniti. Le recenti tensioni transatlantiche dimostrano che perfino partner storici possono agire in contrasto con gli interessi europei.

Mantenere un canale strategico con la Cina non è una concessione, ma una necessità. Questo significa affrontare con franchezza le questioni aperte: reciprocità economica, tutela della proprietà intellettuale, rispetto dei trasferimenti tecnologici, ruolo della Cina nella stabilità globale.

Riconoscere la potenza cinese non implica sottomissione: l’Europa deve perseguire un equilibrio ambizioso ma realistico. Solo così sarà possibile costruire una relazione fondata su responsabilità condivise e benefici comuni.

L’impatto potenziale del vertice sull’ordine mondiale

Un esito positivo del vertice UE-Cina potrebbe lanciare un segnale forte: la possibilità concreta di un ordine multipolare, collaborativo e sovrano. Se la Cina sceglierà davvero di aprire i suoi mercati, rispettare la proprietà intellettuale e svolgere un ruolo costruttivo nei dossier globali, si aprirà una fase nuova. Non solo un riconoscimento del contributo passato dell’Europa al suo sviluppo, ma anche l’avvio di una partnership più matura.

Nel bivio tra frammentazione e cooperazione, tra confronto e paralisi, UE e Cina hanno la possibilità, e la responsabilità; di proporre un’alternativa: un dialogo esigente ma pacifico, costruito su interessi condivisi e su una visione comune del futuro.

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