La decisione di Donald Trump di consentire – previo pagamento di un contributo che molti analisti definiscono “tassa di esportazione” – la vendita di chip statunitensi in Cina non ha fatto rallentare la corsa all’AI tra le due sponde del Pacifico: Huawei ha infatti appena rivelato un’innovazione software nella tecnologia della memoria ad alta larghezza di banda (high-bandwidth memory, Hbm), che potrebbe ridurre drasticamente la dipendenza dell’azienda dai processori americani.
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Arriva lo Unified Cache Manager, da settembre disponibile in open source
Presentato al Financial AI Reasoning Application Landing and Development Forum di Shanghai, lo Unified Cache Manager (Ucm) di Huawei rappresenta, stando a quanto riferito dalla stessa azienda, un significativo progresso nell’efficienza dell’inferenza. Secondo i relatori dell’evento, l’algoritmo Ucm funziona distribuendo i dati in base ai diversi requisiti di latenza per i diversi tipi di memoria. Ciò sposta alcune funzioni che richiedono molta memoria dall’uso convenzionale dell’Hbm, consentendo una maggiore efficienza.
Secondo Zhou Yuefeng, vicepresidente e responsabile della linea di prodotti per l’archiviazione dei dati di Huawei, citato dal South China Morning Post, l’Ucm può ridurre la latenza dell’inferenza AI fino al 90% e aumentare la produttività del sistema fino a 22 volte.
Huawei ha dichiarato che renderà disponibile, in modalità open source, l’Ucm a settembre.
Le restrizioni sui chip Hbm
La notizia è molto significativa per il mercato tecnologico cinese, che attualmente dipende fortemente dalle importazioni di Hbm di fascia alta, in particolare da SK Hynix e Samsung Electronics in Corea del Sud e Micron Technology negli Stati Uniti.
L’accesso della Cina a queste importazioni è stato gravemente ostacolato dalle sanzioni statunitensi negli ultimi anni, con il Bureau of Industry and Security degli Stati Uniti che ha notevolmente inasprito le restrizioni sulle esportazioni di Hmb verso la Cina la scorsa estate.
In base a queste nuove restrizioni, i chip Hbm di seconda generazione (cioè Hbm2), introdotti per la prima volta nel 2016, possono ancora essere esportati agli utenti finali idonei, ma i modelli più avanzati, come Hbm2e, Hbm3, Hbm3e e Hbm4, sono completamente soggetti a restrizioni. Restrizioni che si estendono agli Hbm prodotti da terzi (per esempio Samsung) se realizzati utilizzando tecnologia statunitense, garantendo che la Cina non possa aggirare facilmente queste sanzioni.
La strategia a doppio binario di Pechino
L’arrivo sul mercato dello Unified Cache Manager in questo momento storico è tutto fuorché una casualità, e dipende fortemente dalla strategia del governo cinese, che sta giocando una doppia partita.
Pechino ha innanzitutto scoraggiato le aziende cinesi a utilizzare i chip H20 di Nvidia, emanando una direttiva che non vieta apertamente l’uso dei processori, ma che afferma che non dovrebbero essere utilizzati in particolare per attività legate alla sicurezza nazionale.
Alcune aziende cinesi hanno del reto pianificato di ridurre gli ordini di chip Nvidia dopo che il governo ha chiesto alle aziende di giustificare il motivo per cui acquistano chip Nvidia H20 invece di chip nazionali, come quelli di Huawei per l’appunto.
A luglio Pechino aveva già sollevato preoccupazioni in materia di sicurezza con Nvidia, mentre anche i media statali cinesi, nelle ultime settimane, hanno evidenziato tali presunte minacce.
Il secondo binario su cui si muove la strategia di Pechino è proprio quello da cui è scaturito l’odierno annuncio di Huawei: il governo ha esercitato forti pressioni sui produttori nazionali di chip di memoria, come anche Yangtze Memory Technologies, Changxin Memory Technologies e Tongfu Microelectronics, affinché raggiungessero i loro rivali stranieri (con risultati, fino a questo momento, limitati all’Hbm2, mentre i leader di mercato all’estero stanno già avanzando verso l’Hbm4).
L’annuncio di Huawei potrebbe alleviare parte di questa pressione sull’industria nazionale cinese dei chip, poiché il software consente di migliorare notevolmente le prestazioni dei chip di qualità inferiore. Tuttavia, è ben lungi dall’essere una soluzione a lungo termine alle sanzioni statunitensi sulla tecnologia Hbm più avanzata.