Il Digital Networks Act (Dna) è il nuovo terreno di confronto della politica industriale europea. La proposta di regolamento, attesa per fine anno e presentata come la grande riforma capace di rilanciare gli investimenti nelle reti e rafforzare la competitività delle telecomunicazioni, si è trasformata in un crocevia di visioni contrapposte. Da un lato le grandi telco, che intravedono l’opportunità di uscire dalla frammentazione regolatoria e trovare finalmente la scala necessaria per competere con i colossi globali. Dall’altro i regolatori, le associazioni dei piccoli operatori e diversi osservatori, che temono un ridimensionamento delle regole di concorrenza costruite negli ultimi vent’anni e un rischio concreto per l’apertura e la neutralità di Internet.
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Digital Networks Act: il futuro delle reti europee si gioca ora
Il nuovo regolamento europeo promette di rilanciare le telecomunicazioni con deregulation e mercato unico, ma divide governi, regolatori e operatori. Le grandi telco spingono per più scala e parità con gli Ott, mentre Berec e Agcom avvertono sui rischi per la concorrenza e per un’Internet aperta. Una partita che riguarda non solo le Tlc, ma il destino stesso dell’Ue
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